Grecia, uno strano salvataggio

Giovanni Barone Adesi
Giovanni Barone Adesi
12.03.2012 05:00

di GIOVANNI BARONE-ADESI - Il Governo greco, forzando i suoi obbligazionisti ad accettare nuovi titoli in cambio di quelli preesistenti, ha innescato la procedura di pagamento dei credit default swap (CDS), ovvero delle assicurazioni dal rischio d?insolvenza del suo debito. Per almeno un anno l?Unione europea ha cercato di trovare un artificio per dividere le perdite di una ristrutturazione del debito greco con gli obbligazionisti senza attivare i CDS. Il governatore che ha preceduto Draghi alla BCE, Trichet, temeva che il pagamento dei CDS avrebbe incoraggiato la speculazione contro i Paesi deboli dell?area euro. Infatti, acquistando î CDS senza avere le obbligazioni sottostanti, é possibile guadagnare sul deterioramento del debito altrui, con un rischio abbastanza limitato. Per scongiurare questa possibilità, Trichet non avrebbe voluto che gli investitori privati partecipassero alle perdite conseguenti alla ristrutturazione greca. D?altra parte il grosso di queste perdite sono private soltanto formalmente, riguardando banche commerciali già salvate dagli Stati, che oggi stanno in piedi solo grazie alla abbondante liquidità offerta dalla Banca centrale europea. Le esigenze politiche franco-tedesche hanno portato a una decisione diversa, con il varo di un costosissimo «salvataggio» che non salva la credibilità europea, impegnata senza successo ad evitare il fallimento della Grecia e l?attivazione dei CDS. La speranza degli eurocrati era di camuffare il fallimento greco come una ristrutturazione volontaria da parte dei creditori, che avrebbero spontaneamente rinunciato a circa il 70% di quanto loro dovuto. In effetti le banche, non essendo in grado di opporsi alla volontà dei Governi e della BCE, che a taluni non é sembrata indipendente come il suo statuto prescrive, hanno aderito alla ristrutturazione «volontaria». Soltanto un banchiere ha detto pubblicamente che questa operazione era volontaria quanto una confessione richiesta dall?inquisizione spagnola. Nonostante l?adesione delle banche, altri investitori, fondi hedge e fondi pensione, non hanno aderito all?offerta greca, causando la dichiarazione di attivazione dei CDS da parte del comitato preposto. Alcuni commentatori speravano che, nonostante la coercizione degli investitori non aderenti, i CDS non sarebbero stati attivati. Dopo tutto i derivati sul credito non godono di buona fama. Tuttavia, il mancato pagamento dei CDS sarebbe stato un regalo miliardario a favore delle banche d?investimento che li hanno venduti e dovranno pagare le perdite degli investitori. Nel caso della Grecia sembra siano solo tre miliardi, ma importi molto maggiori sono scritti su altri Paesi molto più grandi. Sarebbe davvero stato un gran bel regalo alla banche di investimento, che pure non godono di stima universale. Ancora più grave, in una prospettiva immediata, lo svilimento dei CDS avrebbe creato difficoltà a un buon numero di investitori istituzionali, che li usano per mitigare i rischi delle obbligazioni che possiedono. Se non possono fare affidamento sui loro CDS, questi investitori sono costretti a ridurre i loro portafogli di obbligazioni, vendendo in particolare quelle dei Paesi più deboli, che hanno già difficoltà sui mercati. Per questi motivi, la decisione di attivare i CDS sembra il minore dei mali. È il risultato della strada che l?Europa ha seguito in questi ultimi anni. È una strada scivolosa, segnata da una catena di decisioni sempre più lontane dalla logica dei mercati. È sperabile che in futuro la politica europea non continui a sacrificare la logica economica a favore di nuove iniziative senza sbocco.