Il commento

I giochi delle sorti

Educare, rieducare, vigilare, prevenire e correggere sono verbi che restano ancora all’infinito
Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
09.02.2024 06:00

Poiché ritenuto innocente ed estraneo ai fatti, un uomo italiano è stato scarcerato dopo una detenzione di trentatré anni. Un programma televisivo ha rievocato la sua storia e in un’intervista ha potuto raccontare - sorridendo spesso - la sua straziante detenzione, durante la quale ha perso anche i denti e non ha il denaro per potersi ridare una dignità sociale ma anche estetica. Toccante anche per i più cinici, la sua storia è trascorsa in 10 metri quadrati dove le lacrime dei primi anni sono state ininterrotte. Non è un stata solo una detenzione ma anche una tortura psicologica e fisica. Tanti anni or sono, con una concessione speciale, andai al carcere della Stampa a intervistare alcuni detenuti di lungo corso, che accostai alle testimonianze parallele di due famosi scrittori che erano stati incarcerati durante il fascismo. Un carcerato mi disse che per lui era sempre giorno, poiché neanche la notte lo aiutava a dimenticare almeno per qualche ora. Anche i familiari della sua vittima però avevano notti sveglie. Sono sciagure quando si è innocenti. Ho conosciuto scrittori che hanno subito la detenzione e le deportazioni e sono stato toccato dalle parole di Primo Levi che in un’intervista disse che con altri ebrei vivevano nel ghiaccio ma poi «finalmente arrivava il freddo a scaldarci». 

Eroico e non cinico era stato, da innocente, il grande poeta Evtusenko, che quando lo caricarono sul camion per la Siberia disse: «Tanto io là ci sono nato». Che un innocente sia stato privato della vita sociale per un periodo così lungo è allarmistico e ha posto interrogativi che non hanno risposta se non l’ammissione dell’errore giudiziario, e in questo caso anche un sostegno riabilitativo nei suoi riguardi non cancellerebbe il lancinante dolore che l’uomo ci ha mostrato, nonostante un certo humor che non lo ha abbandonato. Era un pecoraio che tornava dal pascolo sui colli e venne arrestato con brutalità. Dei testimoni avevano dichiarato di averlo visto ben lontano dal luogo al momento del delitto. La violenza ormai ci sovrasta quotidianamente ma siccome è anche tinta di guerra o coperta dalle sciagure sembriamo non accorgerci di un mondo che è cambiato e scivolato verso il vuoto della morale. Immoralità e amoralità si incrociano e si sposano con le inculture e con la violenza. Ci arrivano in immagini crudeli forme di violenza della quale nessuno osa ancora parlare. Da noi non siamo in quelle dimensioni e a parte la droga e le risse si può ancora tornare a casa la sera senza disavventure. Telegiornali e cronache mostrano anche gli estremi più disumani, come le tragedie di fame, malattie e bombe sui bambini.

Un romanzo testimonianza dei mali bellici, che scosse il primo Novecento, fu Niente di nuovo sul fronte occidentale; lo scrisse Erich Maria Remarque che la pensava diversamente da Anna Frank, che scrisse: «Eppure gli uomini non sono cattivi». È vero ma la frangia malata dei crudeli è ancora come al tempo di Nerone. Un «povero uomo» condannato salì sul Golgota e aveva l’unica colpa di avere predicato la bontà e il perdono. Anni or sono girava un sms che diceva: «Siamo nelle mani di Dio. Speriamo che non si metta ad applaudire». Non c’è pericolo. Se siamo nelle sue mani ha di che preoccuparsi a tenerci fermi mentre gli scappiamo come anguille da tutte le parti. Con Dio però è meglio non scherzare; se c’è è il più perfetto dei matematici e fare i conti con lui sarà dura. Di certo avrà qualche riporto delle nostre colpe che abbiamo dimenticato. Se al contrario Dio non c’è, allora, come dissero del cardinale Richelieu, cinico ministro di Luigi XIII, qualcuno avrà fatto una bella vita a spese degli altri. Fortunatamente crescono l’ammirazione per gli atti nobili e generosi di chi vuole con onestà dare una dignità d’amore a chi non ha più o non ha mai avuto affetti. Anche nelle liti fra singoli l’efferatezza si è fatta strada. Le polizie fanno i conti con violenze di nuovo aspetto e chi è incline a delinquere non sempre ha quello che meriterebbe. Giorni fa in Italia una banda di giovani ha violentato per strada una tredicenne che li ha denunciati e riconosciuti. Li hanno presi e messi provvisoriamente anche nei container perché le carceri sono piene. Educare, rieducare, vigilare, prevenire e correggere sono verbi che restano ancora all’infinito. Senza le virtù aumentano i vizi fin dall’infanzia. Sono lodevoli quegli insegnanti primari che suggeriscono ai bambini di usare poco gli schermi dei telefonini. E non lo fanno per concorrenzialità.