Votazione del 13 febbraio

I media in Ticino e l’importanza dei sussidi

Il commento di Fabio Soldati, presidente del Consiglio di fondazione del Corriere del Ticino
© CdT/ Chiara Zocchetti
Fabio Soldati
Fabio Soldati
31.01.2022 06:00

«Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente» (Voltaire).

La forte opposizione al sussidio federale a favore dei media è oggettivamente comprensibile, e comprova che la proposta di legge non è brillante, ma occorre dare atto che il Ticino è in una situazione ben diversa.

a) In Ticino non esistono editori che fanno utili milionari. Gli slogan sono bugie. Le uniche entrate dei giornali sono gli abbonamenti e la pubblicità. Entrambi, ogni anno, sono in calo. Vero è che vi sono alcuni grandi gruppi nella svizzera tedesca che riceverebbero dei benefici senza averne la necessità. Ma posso garantire che in Ticino la situazione è da anni molto difficile. Come ex membro del consiglio di amministrazione del Giornale del Popolo ho visto in prima persona i grandi sacrifici fatti dai giornalisti per tentare di salvare il giornale, ma non bastavano. Nel CdT, dove tutte le entrate rimangono al giornale stesso, abbiamo dovuto ridurre i costi, le pagine, licenziare dei collaboratori. I costi delle materie prime e della carta continuano ad aumentare. Questa è la verità.

b) Lo Stato svizzero non controlla i media. La nostra missione è garantire la pluralità di opinioni. La prova è che pubblichiamo giornalmente le numerose prese di posizione contrarie alla legge. Lo Stato già finanzia Teleticino e Radio3i, e mai vi è stata un’ingerenza editoriale, che – lo garantiamo fermamente – non verrebbe tollerata.

c) L’evoluzione verso i media in linea. I giovani, nati dopo il 1995, non leggono più i giornali. Nel 2020 solo il 10% sfogliava il giornale. È evidente che vi è un’evoluzione verso i media elettronici, evoluzione che il CdT sta affrontando con nuovi progetti che hanno dei costi. I sussidi sono previsti per sette anni. Il tempo necessario per implementare il percorso in atto, e permettere di correggere le lacune della legge.

d) Le riviste. In Ticino abbiamo numerosi prodotti di stampa associativa che non fanno utili ma sono importanti per la nostra gente. Area (bimensile del sindacato Unia), Il Lavoro (settimanale del sindacato Ocst), i Bollettini parrocchiali di Lugano, Bellinzona, Biasca, Minusio; la rivista delle Caritas; il Giornale dello Sport (magazine mensile); il mensile Il Malcantone; La Borsa della spesa; il mensile La Caccia; il mensile della Pro-Ticino; il mensile Qui Ticino a Voi Missionari; La Rivista patriziale Ticinese; il mensile del partito MPS Solidarietà, il mensile Spendere Meglio; il settimanale Agricoltore Ticinese, e tanti altri. La realtà è che la Posta, nei prossimi tre anni, prevede un ulteriore aumento dei costi. Per gran parte di loro gli aiuti sono la sopravvivenza.

e) Lo Stato e il pensiero liberale. Sono ben consapevole che i sussidi diretti dello Stato nell’economia di libero mercato sono difficilmente compatibili per chi ritiene, con valide argomentazioni, che tali ingerenze sono di principio un errore. D’altra parte è però unanimemente riconosciuto che la Stampa è uno dei pilastri dello Stato democratico e pertanto un servizio pubblico essenziale. I giornalisti che possono esprimersi criticamente con autorevolezza, nel solco della linea editoriale, sono uno dei pilastri a garanzia dei nostri valori. Non è più possibili pagarli solo con la pubblicità fintanto vi saranno nuove regole che limitano i monopoli. In questo caso, lo Stato in una democrazia come la Svizzera, deve aiutare, ritenuto che gli editori rimangono garanti dell’indipendenza editoriale.

In conclusione, la legge è frutto di un compromesso lacunoso, ed è vero. Ma ha una durata limitata a sette anni durante i quali si dovrà lavorare per un progetto migliore. Nel frattempo per noi editori, che dobbiamo lottare ogni giorno per garantire un prodotto di qualità con professionisti validi, questi sussidi sono importantissimi, senza i quali l’informazione di qualità rischia di esser compromessa gravemente.

In questo articolo: