I nomi dei Re Magi

Una volta, parecchi anni fa, i giorni che separavano il 25 dicembre da quello dell’Epifania, vedevano non di rado, genitori con al seguito i rispettivi figlioletti (o gruppetti autonomi di amici più grandicelli) effettuare il giro delle chiese vicine a quella della propria parrocchia per contemplare i presepi allestiti in quegli edifici sacri. Chi, più fortunato, aveva un parente con l’auto si spingeva oltre, visitando, magari, qualche santuario o convento la cui sacra rappresentazione della nascita del Bambino era famosa, perché curata nei particolari, con tanto di statue da ammirare per la loro fattura. E poi vi era il bottone da schiacciare per dare il via all’illuminazione e alla musica natalizia che duravano qualche minuto, creando un’atmosfera surreale. Era quasi una tradizione per diversi ragazzini quella di incontrarsi all’oratorio e di incamminarsi per vedere che cosa era stato realizzato altrove, in occasione del Natale. Non pochi i bambini che aspettavano che il papà o la mamma infilassero loro i cappotti, di solito il giorno di Santo Stefano, per partecipare alla gita fra pastori (molto più grandi delle statuine utilizzate a casa), cammelli, Sacra famiglia, pecore, fontanelle, grotte, muschio, cavalli, un paio di soldati romani, castello di re Erode e i Re Magi, questi ultimi sempre con lo sguardo assorto e severo. Qualche presepe, realizzato in chiesa spesso davanti a una cappella, lo abbiamo visitato pure in questo periodo natalizio. In un’occasione, quanto mani esperte erano solite allestire negli anni scorsi in occasione delle festività del mese di dicembre non c’era: al suo posto, ecco un Gesù Bambino sorridente nella culla a lato dell’altare. Dall’altra parte un albero di Natale sul quale erano stati appesi addobbi realizzati con cartoncini. Il viaggio è proseguito in altri edifici sacri dove la tradizione del presepio, per ora, continua. A metà pomeriggio, mentre stavamo osservando un bel presepe, completo di luci, sfondo, musica, antiche statue, ruscello, fontana da cui sgorgava acqua, siamo stati affiancati da un papà accompagnato dai due figlioletti. I bimbi sono rimasti in silenzio sino a quando è cessata la musica e si sono spente le luci che illuminavano paesaggio e capanna. A quel punto il più grandicello ha iniziato a parlare. Indicava i pastori, le pecorelle, il cane, le casette, la Sacra famiglia al padre, e ancora i cammelli e i servitori. Il piccino puntava l’indice e l’uomo spiegava ad alta voce il ruolo del personaggio in questione: ricordava, nel contempo, i tempi in cui era ragazzino e realizzava in casa il presepe con i genitori. «Bello, bello», ripeteva il figlioletto. «E questi sono i Re Magi», ha detto ad un certo punto il giovane padre, avvicinandosi a tre statue un po’ defilate, ancora lontane dalla capanna con la Sacra famiglia, l’asino e il bue. «Per l’Epifania arriveranno puntuali, vedrete, davanti alla grotta», ha aggiunto il papà. «Come si chiamano?», ha domandato allora il bimbetto. Silenzio. La domanda è stata ripetuta. Ancora silenzio. «Lo sai?». «Lo so, lo sapevo, lo sapevo, ma ora non mi ricordo: sì, uno si chiama Baldassarre. Adesso, comunque, andiamo a casa e cerchiamo i nomi sul tablet», è stata la risposta. Il gruppetto si era intanto spostato di qualche metro. Il tono della conversazione si era fatto più basso. Infine, nessuno parlava più. «La mamma li sa gli altri nomi?», è stata l’ultima domanda fatta al papà dal figlioletto. Anche stavolta nessuna risposta. La visita al presepe era finita ed il terzetto si è diretto verso l’uscita della parrocchiale, rivolgendo un ultimo sguardo, quasi furtivo, a Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Sempre assorti e severi, tranne Baldassarre.