I tassi di interesse e il protezionismo di Trump

Di Carlo Rezzonico - Nella vita economica capita di quando in quando che un certo dato o gruppo di dati sia tenuto in grande considerazione, passi continuamente di bocca in bocca, venga seguito in modo quasi ansioso nella sua evoluzione e poi, passato qualche mese o anno, finisca per essere dimenticato e trascurato. Le mode volubili non esistono soltanto nel campo dell'abbigliamento femminile. Mi sembra che attualmente un fenomeno del genere stia accadendo per quanto riguarda la struttura dei tassi di interesse. Normalmente i tassi di interesse per le durate lunghe sono superiori a quelli per le durate brevi perché nel caso delle durate lunghe i creditori rinunciano alla disponibilità dei fondi per un periodo di tempo più esteso e inoltre corrono un maggior rischio. Se però si presenta l'anomalia che i primi sono più bassi dei secondi si dice che la struttura dei tassi di interesse è inversa. Secondo parecchi osservatori ciò costituisce un sintomo di recessione, visto che spesso in passato diverse fasi di difficoltà economiche sono state precedute da una situazione siffatta. Qui però occorre approfondire il tema e non accontentarsi di una pura e semplice costatazione storica. Numerose circostanze possono determinare la formazione di una struttura inversa dei tassi di interesse, alcune delle quali accreditano l'idea che questa annunci l'avvicinarsi di una recessione e altre la smentiscono. Per esempio una di quelle più citate sarebbe il diffondersi di pessimismo presso i soggetti economici, il che farebbe presagire un calo dei consumi che richiedono un finanziamento protratto nel tempo e degli investimenti, quindi una minor domanda di fondi sul mercato dei capitali e un abbassamento dei tassi di interesse per le durate lunghe, magari fino a spingerli subito, considerato che gli operatori economici tendono ad anticipare il futuro, sotto il livello di quelli per le durate brevi. Nascerebbe così l'inversione e da essa deriverebbero i timori di una svolta negativa della congiuntura. Poiché però il punto di partenza del ragionamento è stato il pessimismo, ossia una causa di recessione importante e facilmente percepibile, il fatto che successivamente i tassi di interesse si comportino in modo anormale non porta nulla di nuovo e si riduce a essere il sintomo di una evoluzione futura già presa in considerazione per altri e più consistenti motivi. Esposto il caso del pessimismo dovrei ora estendere l'esemplificazione ad altre ragioni indicate solitamente come cause di una struttura inversa dei tassi di interesse. Mi limito a dire che a mio parere tale anomalia non può essere giudicata un annuncio di recessione avente un minimo grado di attendibilità. Per quanto concerne la situazione oggi dobbiamo dire che i mercati non sono ancora pervenuti all'inversione, pur essendosi avvicinati notevolmente ad essa: le percentuali sul dollaro a dieci anni si aggirano attorno al 3 percento, quelle a due anni attorno al 2.85 percento e quelle a tre anni attorno al 2.93 percento. Naturalmente, rimessi entro i loro limiti i rapporti tra i tassi di interesse come anticipatori congiunturali, va aggiunto subito che molti problemi esistenti attualmente suscitano preoccupazioni per il futuro dell'attività economica. Sarebbe un errore serio concentrare l'attenzione sui tassi di interesse e trascurare minacce assai forti già evidenti. In altre parole sarebbe poco accorto occuparsi di una pagliuzza e non guardare le travi. Ai numerosi fatti già segnalati in articoli precedenti (indebitamento, travagli in seno all'Unione europea, situazione politica italiana e così via) si è aggiunta recentemente la foga protezionistica di Trump. Che ostacoli frapposti alle importazioni da un certo Paese avrebbero generato ritorsioni da parte di questo, per cui alla fine avrebbero perso tutti, è cosa così risaputa ed evidente che desta meraviglia il fatto che il presidente degli Stati Uniti non l'abbia messa subito in conto. Se però il vicolo cieco in cui molte nazioni sono venute a trovarsi indurrà tutti quanti a negoziare riduzioni reciproche delle barriere, allora le mazzate a destra e a manca di Trump potrebbero aver messo in moto, magari senza che il loro autore ci avesse pensato, un processo utile; naturalmente occorre parecchio ottimismo per sperarvi.