Taca la bala

I tormenti di Roger

Quando tornerà in campo, se tornerà, il nostro eroe nazionale? - La rubrica di Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
19.11.2021 06:00

Perdonate l’intrusione: in tanti anni di carriera come portatore di cronache sportive non ho mai commentato una partita di tennis, anche perché riesco a maneggiare una racchetta più o meno con lo stesso stile col quale terrei in mano un martello. Come tutti però, non sono mai rimasto indifferente di fronte alle prestazioni di quel grande campione che è Roger Federer, genio della racchetta e uomo di enorme spessore anche lontano dai campi di gioco. Nell’intervista che ha rilasciato qualche giorno fa ai colleghi della Tribune de Genève, mi sembra di leggere in filigrana che il campionissimo in questo momento è angustiato da una sorta di grande tormento, quello che prima o poi bussa al cuore e alla testa di tutti gli sportivi e che ognuno risolve a proprio modo, tracciando il bilancio della propria vita agonistica, quasi mai senza un briciolo di sofferenza. Qual è il momento adatto per dire addio al mondo delle competizioni?

La storia dello sport insegna che ci sono stati campioni in grado di mollare tutto all’apice del successo e altri che hanno voluto prolungare anche un po’ penosamente la loro carriera, finendo in un triste anonimato. Personalmente, preferisco i tipi alla Xabi Alonso, indimenticato calciatore spagnolo, che ha lasciato quando ancora poteva dare molto al calcio con questo messaggio: «L’ho vissuto e l’ho amato, addio bel gioco». Aggiungendo poi: «Voglio ritirarmi ora che sono al top. Meglio farlo un po’ prima che dopo». Per non andare lontano, un altro esempio di atleta che ha deciso di dire basta quando ancora vinceva a livello mondiale è la nostra Michela Figini, che a 24 anni (complice qualche dissidio con l’allenatore della nazionale femminile) ha lasciato il mondo dello sci, perché comunque oltre lo sport c’è una vita che aspetta il campione e che il campione aspetta di conoscere.

Roger Federer dallo sport ha avuto tutto. E al tennis ha dato tutto scrivendo pagine memorabili che resteranno per sempre nella storia di questa disciplina sportiva. Però le statistiche dicono che l’uomo dei 20 titoli del Grande Slam negli ultimi due anni ha disputato solo sei tornei, vivendo una sorta di inferno a livello della salute fisica e senza sapere, oggi, se e quando potrà avvenire il suo rientro.

Cosa spinge dunque il nostro eroe a non mollare tutto, a promettere ai suoi fan che tornerà? Che senso ha prolungare questa agonia? «Smettere è una decisione personale. In assoluto, non c’è un buon momento per lasciare. Mi chiedo quale immagine la gente avrà di me. Quella dell’ultimo set a Wimbledon nel luglio scorso o quella dei titoli del Grande Slam che ho conquistato? Propendo per la seconda risposta. Sarebbe semplice dire: bene, ho dato tutto, ho ricevuto molto, la storia finisce qui. Ma dare tutto per tornare in campo un’altra volta è una maniera per ringraziare i miei fan, che meritano altro, rispetto alla stagione sull’erba che ho disputato quest’anno» ha dichiarato Federer alla Tribune. Dentro queste parole, si può leggere il tormento del campione, che forse dovrebbe arrendersi all’evidenza. A 40 anni oggi non si è ancora troppo vecchi per praticare sport ad alto livello, ma a condizione di non essere confrontati ripetutamente come lui con guai fisici importanti che lo costringono sul lettino della sala operatoria.

La tenacia nel voler combattere gli acciacchi del tempo, la volontà di tornare in campo ad ogni costo, di per sé sono intenti lodevoli. «Nello sport i miracoli succedono, ne ho già vissuti, e il mio sogno è di poter disputare un’ultima finale del Grande Slam» dice ancora Federer. Glielo auguriamo, ma non possiamo ignorare il fatto che RF sia un’azienda dal fatturato stratosferico, un marchio importante attorno al quale ruotano interessi enormi. E chi fa business con RF, sicuramente ha bisogno di tempo per digerire l’addio del campione.