Ventisei cantoni

Il CHUV raddoppia?

La rubrica di Moreno Bernasconi
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Moreno Bernasconi
09.08.2021 20:10

«La Romandia ha i mezzi finanziari, il sapere scientifico e le infrastrutture mediche per realizzare un unico grande centro ospedaliero universitario romando in grado di diventare polo di attrazione mondiale nel campo della sanità. È giunto il tempo di una fusione fra gli ospedali universitari di Ginevra (HUG) e di Losanna (il CHUV)». Questo il progetto che ha lanciato nei giorni scorsi il presidente della Società vodese di medicina Philippe Eggiman in un numero speciale della rivista ufficiale dell’Ordine dei medici vodesi dedicato al tema. Un appello rivolto ai colleghi del Cantone Ginevra, i cui toni rasentano la boria: «Non fingiamo di non saperlo: nel campo medico-sanitario, tutto ciò che è possibile fare altrove nel mondo è disponibile nel bacino lemanico - scrive il dottor Eggiman -. Gli immensi progessi medici degli ultimi decenni sono accessibili in poche decine di minuti e praticamente senza restrizione alcuna ad una popolazione di poco più di due milioni di abitanti. Dobbiamo tutto ciò ad una prosperità insolente che risulta dalla congiunzione di fattori economici, scientifici, accademici e societari favorevoli legati in particolare a decisioni prese nella seconda metà del secolo ventesimo». Il presidente della Società vodese di medicina chiede quindi di «finirla con le guerre di campanile» dimostrando «il coraggio di un’ambizione collettiva» ed esorta - «seguendo la via aperta dalla Rete romanda di oncologia e dei promotori di Salute 2030, Centro Genoma» - a realizzare un grande centro ospedaliero universitario valdo-ginevrino. «Vedrebbe la luce una scuola lemanica della sanità al servizio dei medici e del personale di cura ospedaliero che integrerebbe l’Alta scuola sanitaria e le facoltà di biologia e medicina e sarebbe ancorata al Politecnico federale e al suo parco dell’ innovazione con un mandato di prestazioni e un cofinanziamento federali». «Sviluppiamo le condizioni contrattuali e amministrative che garantiscano la libera circolazione nello spazio lemanico dei professionisti della sanità, i ricercatori, i docenti e i discenti, gli imprenditori e gli ideali che li animano» - conclude Eggiman -. Un manipolo di medici ed esperti è sceso in campo a sostegno di questo progetto di fusione, facendo notare che «l’intera Svizzera tedesca dispone di soli tre centri ospedalieri universitari mentre la Romandia, con poco più di due milioni di abitanti, ne ha due e a distanza di soli 60 chilometri l’uno dall’altro». Qualcuno denuncia un attacco di megalomania. Altri una mancanza di realismo, visto che negli ultimi trent’anni due progetti di fusione simili, il Réseau hospitalo-universitaire de Suisse occidentale (Rhuso) e il Medunil sono stati ambedue respinti. «Il federalismo è ormai una palla al piede» replicano i promotori. La discussione è rilanciata. Seppure con ridotte chance di trovare una maggioranza. Il capo del Dipartimento sanità del Canton Ginevra Mauro Poggia fa notare pragmaticamente che «a voler fusionare gli ospedali universitari di Ginevra e Vaud si rischia di perdere la buona collaborazione intercantonale che ha fatto le sue prove da parecchio tempo. Questa collaborazione può essere ulteriormente intensificata, ma da qui a realizzare un solo ospedale, ci sono troppe complicazioni...». E conclude lapidario: «A volte il meglio è nemico del bene».