Il cinguettio della polizia e l’informazione per tutti

Adesso anche la polizia cantonale ha deciso di cinguettare, sbarcando anche su Twitter «per migliorare la sua comunicazione pubblica con la popolazione e con i media»
Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
19.05.2017 02:05

di EMANUELE GAGLIARDI - Ci fu un tempo (nemmeno troppi anni fa) in cui le informazioni che la stampa (e quindi il cittadino) riceveva dagli organi di polizia dovevano seguire un percorso (era la procedura) abbastanza lungo prima di arrivare nelle redazioni. Accadeva un fatto, una rapina, un incidente, un episodio di sangue e i giornalisti (quando ne venivano a conoscenza in tempo quasi reale) si recavano subito sul posto per raccogliere le prime informazioni.

Se questi avvenimenti accadevano di sera, si cercavano prontamente, tra l'altro, conferme da parte ufficiale (dagli agenti presenti sul posto) prima di tornare nelle redazioni a scrivere il pezzo (o a registrarlo). Non sempre si ottenevano le informazioni del caso e occorreva (almeno sino ad una certa ora) attendere l'arrivo del comunicato stampa: quest'ultimo, a volte, giungeva, però, quando il giornale era già in stampa. Il cronista doveva preparare il servizio e il fotografo doveva correre in studio a sviluppare la pellicola e poi asciugarla (prima di stampare) con il phon perché il tempo era poco. Le telefonate dei giornalisti (che lavoravano nei vari media) al centralino della polizia si susseguivano ma, non di rado, la risposta era sempre quella: bisognava aspettare.

L'agente di turno al centralino faceva il suo lavoro: mostrava, magari, anche comprensione verso chi stava all'altro capo del telefono, ma non poteva dire nulla di più. Qualche volta, il nervosismo prendeva il sopravvento: tutto veniva, nella maggior parte dei casi, chiarito il giorno seguente. Le stesse difficoltà il cronista le incontrava lavorando su notizie concernenti inchieste su arresti per gravi reati, per grosse truffe eccetera. Avveniva così, a volte, che determinate informazioni ricevute dal giornalista da fonti giudicate fededegne uscissero senza una conferma ufficiale. Nei vari incontri che si svolgevano poi tra rappresentanti dei giornalisti, delle forze dell'ordine e della magistratura, veniva sempre sottolineato che gli interessi della stampa e di chi stava dall'altra parte erano diversi. Con le inviolabili esigenze di inchiesta da rispettare da parte degli inquirenti.

Che ci sono tuttora e che non verranno, fortunatamente, mai meno. Un suo preciso ruolo, comunque, lo ha sempre rivestito l'interesse pubblico di una notizia che in diverse occasioni è servito per far circolare (da parte della Magistratura) informazioni importanti di cui, in certi casi, gli organi di stampa non erano a conoscenza. Poi sono arrivati gli addetti stampa, i cellulari, Internet e i social. Adesso, nelle redazioni piovono segnalazioni fatte dall'uomo della strada di avvenimenti (con relative foto) in tempo reali. Facebook e Twitter hanno fatto il resto. Sono diventate (se usate correttamente) una fonte significativa anche per chi lavora nel mondo della comunicazione. In parecchi, ormai, si affidano alla visibilità di questi social: pure politici e non. Le forze dell'ordine, dal canto loro si sono adeguate.

Adesso anche la polizia cantonale ha deciso di cinguettare, sbarcando anche su Twitter «per migliorare la sua comunicazione pubblica con la popolazione e con i media»: per dare il giusto e rapido spazio alla comunicazione di emergenza la cui importanza è stata evidenziata in seguito ai tragici fatti avvenuti a livello europeo quali calamità naturali e attentati terroristici, è stato, in pratica, spiegato. Gli utenti, dice ancora la polizia, potranno ottenere utili informazioni relative alla circolazione stradale, seguire l'evolversi di un evento di emergenza. Il navigatore, inoltre, continua la polizia, potrà accedere ai temi di attualità grazie ai comunicati stampa e ai testi di prevenzione pubblicati dal Corpo. Il cinguettio resta, comunque, un cinguettio. Che aiuterà, nei momenti di emergenza; che solleciterà, nel contempo, l'attenzione dei giornalisti. I canali convenzionali relativi all'informazione rivestiranno, tuttavia, sempre un ruolo fondamentale per una informazione corretta (e tempestiva) che deve essere fornita ai cittadini, a tutti i cittadini: anche a coloro che, per ragioni diverse, sprovvisti di bussola, non navigano nella grande Rete. E non cinguettano.

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