Formula1

Il coraggio di crederci

Max Verstappen ha conquistato il successo nel Gran Premio di Spagna a Montmeló pur non potendo contare sulla monoposto migliore
Pino Allievi
Pino Allievi
24.05.2022 11:32

Il coraggio di crederci. È il motto che vale per il Milan che ha vinto lo scudetto in Italia e vale anche per Max Verstappen, che poche ore prima aveva conquistato un successo importantissimo nel GP di Spagna. In entrambi i casi brindisi a fiumi, felicitazioni, propositi su come poter fare meglio. Perché se è vero che il Milan ha trionfato pur non avendo i campioni più grandi, è anche vero che Verstappen si è imposto a Montmelò senza possedere la macchina migliore né un motore che lo facesse viaggiare tranquillo. Lui, poi, dice di aver commesso un errore nei primi giri, quando è finito fuori alla curva 4, adducendo la complicità di una folata di vento, mentre invece qualcuno ben informato sostiene che sia stato un singhiozzo del motore Honda, dovuto a un problema di pescaggio del carburante, a togliergli l’aderenza. Qualcosa di simile si era verificato anche negli ultimi istanti delle prove (e Max non aveva potuto lottare per la pole position) mentre in gara c’erano pure preoccupanti segnali di un riscaldamento eccessivo del motore. Non bastasse, alla fine la telemetria tra la macchina di Verstappen e il box si è interrotta.

Nella giornata più intricata dell’anno, Verstappen non solo è transitato per primo sotto la bandiera a scacchi ma si è anche preso la leadership del Mondiale mentre la Red Bull ha allungato il passo in cima alla classifica del Mondiale costruttori. Come dire che, nel frangente in cui la Ferrari avrebbe potuto dare una svolta al Mondiale, è accaduto esattamente il contrario: a dominare in termini di punteggio sono stati i rivali austro-britannici. Una batosta per il Cavallino, accentuata dalla prima rottura meccanica dell’anno alla Power Unit con la quale Leclerc stava dominando. Improvvisamente il monegasco ha capito che il sogno era svanito: «Power, power», ha urlato alla radio mentre la potenza della F.1-75 calava bruscamente costringendolo all’abbandono.  Adesso bisognerà capire se si sia trattato di un cedimento diciamo nella norma, oppure se il ko sia arrivato da qualcosa di strutturale. La verità non ce la diranno mai: saranno le prossime gare a spiegarcelo. Salvo quella di domenica a Monte Carlo, dove il motore conta meno che altrove e a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra sono qualità soprattutto telaistiche nelle quali la Ferrari sinora si è dimostrata all’altezza. Charles Leclerc ha quindi lasciato Montmelò con l’amarezza per un successo facile venuto meno, ma anche con la consapevolezza di avere una Ferrari che resta la macchina migliore in assoluto e che pure in Spagna aveva compiuto progressi quanto a velocità massima e stabilità nelle curve più veloci. La Red Bull può gioire per la vittoria arrivata contro le aspettative, ma ha un sacco di problemini da risolvere quanto prima, perché in un confronto così serrato e tecnologicamente probante con Maranello, non si può sbagliare nulla.

La Ferrari, per contro, oltre a indagare sul motore ha un guaio di altro genere da sistemare. Si chiama Carlos Sainz, la presunta spalla di Leclerc, che continua a sbagliare ed al quale manca la fiducia nella guida dell’auto più competitiva del momento. Ovvio che il problema sia più psicologico che tecnico, in quanto confrontarsi con un mostro di bravura come Leclerc manda in tilt le certezze di chiunque. Ma quando il numero 1 del team ha dei problemi, dev’essere l’altro pilota a sopperire. E Sainz sino a questo momento non lo ha fatto. Chi invece ha disputato in Spagna una gara straordinaria quanto invisibile è Lewis Hamilton. Il quale, speronato da Kevin Magnussen dopo un paio di curve, si è fermato subito per una foratura accumulando un distacco dal leader di 59 secondi. All’arrivo è giunto a 54’’5 da Verstappen. Ovvero, ha avuto un ritmo superiore al vincitore, nonostante i mille sorpassi che ha dovuto fare. Una risposta secca a chi vorrebbe metterlo in discussione, sminuendone meriti e bravura. Lewis c’è, la Mercedes un po’ meno…