Il commento

Il corto muso di Max Allegri per la Svizzera? Perché no

I rossocrociati affronteranno l’Italia in piena emergenza e nel chiaro ruolo di sfavoriti - Per Murat Yakin, puntare con decisione allo zero a zero potrebbe essere la migliore opzione
L’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri. ©AP/Emanuele Pennacchio
Massimo Solari
09.11.2021 06:00

Murat Yakin ama i sigari. E, abbiamo scoperto di recente, pure l’hockey su ghiaccio. Non sappiamo, per contro, se il commissario tecnico della Nazionale sia un appassionato di cavalli. Come Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus oramai etichettato con la filosofia del «corto muso». Max aveva sbandierato il concetto nel 2019, nel pieno della lotta scudetto con il Napoli, inconsapevole che non se ne sarebbe più liberato. «Nell’ippica - aveva spiegato in conferenza stampa - il cavallo che vince la corsa può spuntarla anche per pochi centimetri, mettendo davanti all’avversario semplicemente il musetto. Di qui l’espressione tecnica corto muso». Una sorta di neologismo subito intercettato dalla Treccani e, va da sé, dalla critica italiana, sempre pronta a mettere in discussione Allegri e la sua predisposizione al minimo distacco. La storia si sta ripetendo, con il tecnico dei bianconeri alle prese con una stagione minimalista.

Di recente, e a fronte di una carriera tutto fuorché avara di successi, il diretto interessato è però anche stato definito un «risultatista». Ed è proprio in quest’ottica, e in quella del citato corto muso, che potrebbe ragionare il selezionatore rossocrociato in vista della partitissima contro l’Italia. Perché le premesse, inutile girarci attorno, sono obiettivamente infelici. E uno zero a zero all’Olimpico, di colpo, rischia di essere lo scenario più sexy e appagante che si possa immaginare. L’obiettivo a cui tendere, sì, considerate le forze in gioco. Sul fronte svizzero, infatti, mancheranno Granit Xhaka, Haris Seferovic, Breel Embolo, Nico Elvedi, Steven Zuber e Christian Fassnacht. Nell’ordine: il capitano e architetto della compagine; il centravanti di riferimento; l’attaccante del momento e candidato trascinatore; il garante della difesa; il prestigiatore; il jolly con il vizio della giocata importante. Ahia. Per sei. Eppure, una costellazione molto simile aveva ammantato la prima sfida delle qualificazioni con gli Azzurri, a inizio settembre. Condizioni quadro a loro volta sfavorevoli, ma entro le quali Yakin aveva saputo muoversi con intelligenza. Imbrigliando per lunghi tratti l’avversario e, a conti fatti, cogliendo l’unico risultato possibile e in prospettiva sfruttabile: il pareggio.

Ora ci risiamo. Perché presentarsi all’ultima curva del girone - la Bulgaria a Lucerna - con gli stessi punti della formazione guidata da Mancini e con una differenza reti in difetto di due reti, non sarebbe una vergogna. Anzi. «Muri», che nelle gare ufficiali sin qui disputate non ha subito gol, lo sa bene. E anche se negli ultimi giorni ha in parte ritrattato - al grido di «scendiamo sempre in campo per vincere» -, nell’intervista rilasciata a «La Domenica» poco più di una settimana fa aveva ammesso di guardare con interesse a un eventuale 0-0 a Roma. Gli infortuni che hanno minato la rosa elvetica a pochi giorni dalla trasferta italiana hanno sicuramente rafforzato questa tesi. Certo, mostrare un atteggiamento arrendevole sarebbe sbagliato. Mortifero, anche. Ma è esattamente a livello di attitudine che la Svizzera e il suo allenatore non dovranno sbagliare, garantendosi così il diritto di fare eventualmente male con la più classica ripartenza, la palla ferma, il rigorino. Attenzione, spirito di sacrificio, corsa, sono ingredienti imprescindibili per poter sperare di non cadere al cospetto dell’Italia, più forte - nonostante qualche assenza -, favorita e perciò costretta a gestire maggiori pressioni della Svizzera. Oddio, a ben guardare una trama molto simile aveva accompagnato anche l’incrocio del 16 giugno, a Euro 2020, quando gli errori tattici e la supponenza dei nostri si erano tradotti in una sbandata per certi versi imbarazzante. A Murat Yakin il compito di non srotolare il tappeto rossocrociato sotto i piedi degli Azzurri. E, perché no, di lasciarsi ispirare dalla filosofia di Massimiliano Allegri. Dopotutto, l’accesso diretto ai Mondiali in Qatar potrebbe essere deciso per pochissimo.