Il discorso che è rimasto nel cuore

di MATILDE BONETTI SOLDATI* - È con grande piacere che saluto gli amici e i numerosi ospiti che sono venuti a festeggiare con noi questo anniversario del «Corriere del Ticino». Il «Corriere del Ticino» testimonia pertanto di una rara continuità di sangue e, soprattutto, di valori. Da 125 anni, infatti, cerchiamo di contribuire, attraverso di esso, alla crescita della società ticinese dal punto di vista della consapevolezza politica, civica, etica e culturale. Per volere di Agostino e, grazie all'operato di mio padre Raffaele, il «Corriere», dal 1941, è una fondazione. Da allora tutti gli utili ricavati dall'attività economica sono sempre stati reinvestiti nel giornale, con grande vantaggio sia per la solidità dell'impresa sia, soprattutto, per la linea editoriale. L'indipendenza economica ci ha sempre permesso, infatti, di non subire mai condizionamenti da qualsivoglia interesse politico o economico. Di metterci invece al servizio del Paese in modo completamente disinteressato, cercando di fornire al lettore un'informazione completa e obiettiva e dando spazio anche alla diversità delle opinioni. Una condizione più unica che rara quella del «Corriere», in un mondo, quello attuale, dove la notizia ti raggiunge ormai gratuitamente e dove i costi per l'approfondimento e per il commento vengono sempre meno finanziati dai lettori e dalla pubblicità. Per poter essere vicini alle nuove generazioni e continuare a garantire l'indipendenza economica e editoriale il «Corriere» è oggi al cuore di un gruppo multimediale che conta altre testate stampate, la televisione, la radio e il web. Durante la mia presidenza il è diventato pure una solida realtà industriale, la più importante tipografia in Ticino per la stampa su carta di giornale. Vorrei infine ringraziare tutti coloro che in questi anni mi sono stati vicini per portare al successo il nostro giornale, augurando alla generazione cui ho passato il testimone di riuscire a continuare in questa direzione, al servizio del mio amato Ticino.
Viviamo oggi in un mondo caratterizzato dall'immediatezza e dal continuo e rapidissimo cambiamento. Centoventicinque anni potrebbero per questo sembrare una eternità, un arco di tempo che ci riporta indietro in un passato di cui abbiamo perso la memoria. Nel caso del «Corriere del Ticino», invece, a dare un preciso volto a questo periodo concorrono le quattro generazioni Soldati che si sono succedute alla sua guida: quella di Agostino, il fondatore, quella di mio padre Raffaele, la mia: ho avuto l'onore di guidare il giornale per circa la metà della sua esistenza, dal 1953 al 2010, e quella di mio nipote Fabio, al quale ho ceduto di recente la responsabilità.