Il commento

Il Giappone tra simboli e nuova era

Il commento di Gerardo Morina
(Foto Keystone)
Gerardo Morina
Gerardo Morina
02.05.2019 06:00

L’abdicazione dell’ottantacinquenne imperatore Akihito e l’ascesa al trono, ieri, del cinquantanovenne figlio Naruhito offrono due interessanti spaccati della società giapponese. Il primo riguarda il legame ancora intenso che esiste tra la famiglia imperiale e lo shintoismo, da oltre settant’anni non più religione di Stato. È proprio tale legame a spiegare il simbolismo e il rituale delle cerimonie di questi giorni. La Costituzione giapponese, promulgata nel 1947, stabilisce che «l’imperatore è il simbolo dello Stato e dell’unità del suo popolo». A lui nessun potere politico, quindi, e un ruolo puramente rappresentativo e cerimoniale. Ma i simboli del passato abbondano. Durante la cerimonia solenne di ieri, alla quale non ha partecipato il padre, Naruhito ha ricevuto le insegne imperiali, rito a cui non sono ammesse le donne della famiglia regnante. La vera ascesa al trono di Naruhito avverrà però il 22 ottobre con una cerimonia nella quale il Tenno si presenterà al mondo di fronte ai dignitari di circa 200 Paesi. Il rito finale, e anche il più suggestivo, sarà poi quello che si terrà il 14-15 novembre, quando l’imperatore offrirà il nuovo raccolto di riso agli antenati e agli dei, incontrando idealmente la progenitrice dea del sole Amaterasu. Con Naruhito si chiude un’era, Heisei (Pace ovunque) nella quale ha regnato il precedente imperatore e si apre quella denominata Reiwa (Deliziosa armonia).Tutto è imponente e lascia sulle spalle di ogni imperatore un peso non indifferente di doveri ancestrali e di etichetta, che si riverbera anche sulle consorti. Non per nulla l’imperatrice Michiko, nel 1993, crollò sotto il peso di un forte esaurimento mentale e per due mesi perse la facilità di parola. E oggi a 55 anni la consorte di Naruhito , la neo-imperatrice Masako, sarà ugualmente chiamata ad affrontare tutta la durezza della vita di corte, la cui pressione già in passato l’ha fatta precipitare in una profonda depressione. Da questo punto di vista nessun rimpianto, quindi, da parte della vecchia coppia imperiale che si ritira: lui, Akihito, si potrà finalmente dedicare ad uno dei suoi hobby peferiti, lo studio dei procioni; lei, Michiko, alla quale hanno sempre donato minuscoli e acrobatici cappellini, avrà più tempo per leggere e coltivare la sua passione per la letteratura inglese. Il testimone passa ora a Naruhito, laureato in storia dei trasporti fluviali e appassionato biologo marino come il nonno Hirohito. Nei suoi programmi ha promesso di dare ampio spazio alla difesa dell’ambiente. A parte questo, certo è che un compito immane lo attende perché dovrà sempre sottostare al raffronto con la positività dell’era che l’ha preceduto.

Il secondo spaccato riguarda l’attaccamento del popolo giapponese alla stessa famiglia imperiale. Anche se sono passati i tempi della fedeltà cieca all’imperatore Hirohito, l’ultimo a proclamarsi una divinità e legato nell’immaginario giapponese alla sconfitta subita alla fine del secondo conflitto mondiale, permane il tabù del Trono del Crisantemo, che fa sì che ancora oggi il giapponese medio raramente si lanci in giudizi negativi su questo argomento. Ma i sudditi del Sol Levante hanno saputo mostrare un particolare apprezzamento per l’imperatore uscente Akihito. Per varie ragioni. La principale è l’eccezionale umanità dimostrata dalla coppia imperiale giapponese nei momenti più tragici che il Paese ha attraversato nei decenni passati a causa dei terribili terremoti e soprattutto del disastro della centrale nucleare di Fukushima nel 2011. Instancabili le visite di Akihito e Michiko, inginocchiati per meglio essere vicini alle vittime di quelle calamità naturali. I giapponesi hanno inoltre sempre apprezzato il fatto che quello contratto a suo tempo tra Akihito e Michiko sia stato uno, se non l’unico, matrimonio per amore nella storia della famiglia imperiale. Ma soprattutto il Giappone non nasconde la sua grande ammirazione per Akihito perché è stato lui a voler rivolgersi direttamente al popolo per televisione quando si è trattato di annunciare l’intenzione di abdicare per ragioni di salute, contravvenendo così alla tradizione che vuole che la successione avvenga soltanto alla morte di ogni imperatore. Questione per la quale è stata fatta un’eccezione, ma che rimane di estrema urgenza anche per quanto riguarda il divieto che la stessa successione avvenga a favore di eredi di genere femminile. Una clausola che sarà sempre più difficile rispettare, dal momento che Narihito e Masako hanno una figlia, la diciassettenne Aiko, e nell’ultima generazione della famiglia imperiale c’è un solo erede maschio, il dodicenne Hisahito.