Il Parlamento, la capra e i cavoli

di MORENO BERNASCONI - ll multipack fisco-AVS impiallacciato dai due rami del Parlamento non è l'uovo di Colombo, come vanno dicendo con malcelata soddisfazione i partiti che l'hanno architettato. A parer mio è invece un'occasione mancata per chiamare – qui e oggi – il popolo svizzero alle proprie responsabilità sulle misure necessarie per mantenere da un lato l'attrattiva della nostra piazza economica e dall'altro per garantire una sostenibilità futura del nostro sistema pensionistico. Il deal è una brutta operazione tattica per far inghiottire la pillola al popolo legandogli le mani. Ma se neppure i nostri deputati credono più alla democrazia partecipativa, perché non hanno il coraggio di dichiararla uno strumento anacronistico e di mandarla in soffitta? Condivido l'urgenza di trovare una soluzione fiscale per le aziende che sia compatibile con i nuovi standard internazionali e nel contempo in grado di mantenere la competitività e l'attrattiva del nostro Paese per gli insediamenti di aziende straniere. E sono convinto anche della necessità di trovare una buona formula che possa assicurare il finanziamento dell'AVS in modo duraturo oltre il 2025. E visto che il popolo svizzero ha bocciato recentemente sia la Riforma 3 dell'imposizione delle imprese sia la riforma Previdenza per la vecchiaia 2020, occorre riproporre soluzioni che permettano di risolvere in modo adeguato i due problemi. Ma il Parlamento non ha voluto che si potesse votare singolarmente sui due oggetti: il popolo dovrà quindi prendere o lasciare il pacchetto anche se esso mescola due questioni che stanno una all'altra come i cavoli a merenda. Lasciando intendere che il popolo è incapace di pronunciarsi in tutta coscienza in modo distinto sui due problemi – una fiscalità attrattiva e quindi competitiva per la Svizzera nel mondo globale e il futuro del finanziamento dell'AVS – il Parlamento non ha il coraggio di presentare riforme solide e chiare e poi vanifica una delle virtù principali della democrazia partecipativa nel nostro Paese: vale a dire il fatto che ogni campagna per o contro una specifica riforma permette al cittadino-votante di accrescere la propria conoscenza di un problema (anche dei più complessi) ponderando i pro e i contro e assumendosi la responsabilità delle proprie scelte. Se la sinistra non vuole sgravi fiscali alle aziende che mantengano attrattiva la nostra economia, il dibattito pubblico permetterà di confrontarla alla prospettiva reale che le aziende delocalizzino la loro produzione altrove e quindi che la disoccupazione aumenti e si indebolisca la crescita economica (e i benefici per tutti che ciò implica) nel nostro Paese. Al contrario, se la destra tira troppo la corda proponendo sgravi fiscali esagerati che minacciano l'erario pubblico, dovrà poi arrendersi al fatto che chi troppo vuole nulla stringe, come è accaduto puntualmente con la Riforma 3 dell'imposizione delle imprese, bocciata in votazione popolare. Il medesimo discorso vale per la riforma del sistema pensionistico confrontato con un aumento della speranza di vita rallegrante, ma che ha un costo sempre più elevato che non può più essere coperto e garantito sul medio-lungo periodo senza una riforma strutturale incisiva delle modalità di finanziamento. Anche qui, invece di far inghiottire la pillola con scorciatoie e trucchetti (che tra l'altro non garantirebbero comunque una sostenibilità finanziaria dell'AVS sul medio-lungo periodo) occorre che il Parlamento abbia finalmente il coraggio di richiamare alle proprie responsabilità il popolo svizzero. Spiegandogli chiaramente che non è più possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca. E soprattutto che non può far pagare ai giovani e alle generazioni future l'egoistica volontà di non rinunciare ai privilegi dei tempi delle vacche grasse: un pensionamento a 65 anni per gli uomini e a 64 per le donne. La soluzione per l'AVS contenuta nel multipack adottato dalle Camere (manca il voto finale ma sembra cosa acquisita) aumenta in modo non indifferente i contributi salariali per l'AVS per la popolazione attiva e in particolare va a colpire oggi e per decenni chi entra adesso nel mondo del lavoro: ovvero i giovani. È evidente che questa soluzione va a minacciare ulteriormente la solidarietà fra le generazioni. Una solidarietà fra giovani e anziani che quando è stata creata l'AVS era chiamata in causa soprattutto per questi ultimi. Ma che visto il capovolgimento della piramide demografica e il netto miglioramento delle condizioni di salute oltre la soglia dei sessantacinque anni, oggi deve andare anche in direzione opposta, ovvero a favore dei giovani che portano un peso sempre più gravoso del sistema. Se non si fa di tutto per disinnescarla, la democrazia partecipativa elvetica – grazie all'ampio dibattito pubblico che suscita, soprattutto quando la posta in gioco è alta per tutti – permette di accrescere il senso di responsabilità del cittadino. Sempre che gli venga offerta – appunto – la possibilità di informarsi, di capire, di ponderare in modo chiaro e di dibattere ogni singola proposta di riforma e che non gli siano serviti piatti multipack preparati solo per salvare capra e cavoli.