Il pigiama di Sforza

Una scelta azzardata. Ciriaco Sforza. Dal Wil, sesta forza della Challenge League, al grande Basilea. Un allenatore di «serie B», come il pigiama di Giacomino in Tre uomini e una gamba. Ieri Aldo - «e quella di Ronaldo era finita» -, l’agosto scorso Bernhard Burgener, chiamato a giustificarsi di fronte a una situazione incomprensibile ai più. Eccolo il peccato originale di una relazione nata sotto una cattiva stella e - senza sorpresa - finita anzitempo. La sconfitta casalinga contro il Vaduz, ieri l’altro, ha rappresentato il capolinea di un viaggio tormentato. Con una media di 1,35 punti a partita. E soprattutto il quinto posto provvisorio in Super League. Il quinto, sì. Come non accadeva, alla 27. giornata, dal 2000.
Allora sulla panchina renana sedeva un certo Christian Gross. Criticatissimo, a fine ciclo, per metodi e aridità del gioco espresso. Proprio lui, artefice di quattro titoli nazionali, altrettanti successi in Coppa Svizzera e notti clamorose in Champions League. A differenza di Sforza, negli anni ruggenti il Poliziotto ebbe però la fortuna di operare in un contesto piuttosto sereno. La dirigenza, già. L’attuale caos sul fronte societario ha contribuito - e non poco - al flop dell’oramai tecnico del Basilea. «Non abbiamo bisogno di guerre e di una cattiva atmosfera» aveva dichiarato il giorno della sua presentazione, mentre i giornalisti mitragliavano patron Burgener di domande. Sul destino del club, va da sé, ambito da David Degen e nel frattempo finito proprio al centro di una battaglia legale.
La gestione opaca della società, contestata con ferocia dai tifosi, si è così riflessa nella pessima conduzione della squadra. Con il caso Stocker, l’umiliazione in Coppa ad opera del Winterthur e - dicevamo - l’imbarazzante campionato. Tante micce, per un’esplosione scontata. Come a Sion e al contrario di altre piazze, dove l’azzardo non è più di casa.