Il signor BP in attesa della botta

Giancarlo Dillena
Giancarlo Dillena
27.06.2012 06:00

di GIANCARLO DILLENA -  Il signor BP è un bancario cinquantenne con una carriera pluriennale alle spalle. Che non lo ha portato ai vertici, come altri prima di lui, ma comunque in una buona posizione. Tanto da permettere a lui e alla sua famiglia un buon tenore di vita: bella casetta in zona residenziale, auto di grossa cilindrata (più quella della moglie), figli vestiti alla moda (nella scuola privata che frequentano è un «must», pena il dileggio dei compagni), vacanze estive e invernali come si deve. Una condizione confortevole, quella del signor BP, che non gli impedisce di brontolare di tanto in tanto contro i politici, «capaci solo di fare i loro interessi», contro i «frontalieri che avanzano» (e, soprattutto, intasano le strade quando le percorre lui), contro i «delinquenti» che varcano di continuo il confine e contro le forze dell?ordine che non sanno tenerli a bada. Ma, nonostante queste irritazioni, se la passa bene, il signor BP. Almeno fino a oggi. Ma da qualche tempo le sue inquietudini crescono per ben altre ragioni. In banca girano voci di sostanziose riduzioni di personale. Ufficialmente, per ora, sono smentite dalla direzione. Ma il signor BP non è uno sciocco e, guardandosi intorno, coglie segnali inequivocabili. Girano meno soldi; gli esattori dei Paesi vicini si fanno sempre più aggressivi e i clienti stranieri hanno paura; gli accordi fiscali internazionali della Svizzera non promettono nulla di buono per chi, come il nostro, lavora nel private banking. Il futuro è diventato fonte di ansia, per il signor BP, che per la prima volta nella sua carriera si sente un bancario precario, con la concreta prospettiva di finire su una di quelle famigerate liste di «esuberi» in cui le banche iscrivono quelli che oramai non servono più. Se fosse più giovane, più qualificato, più versatile, forse avrebbe qualche chance in più. Ma per lui, cresciuto nella e con la banca, in quel private banking che ha sentito definire come «monocultura», le prospettive sono tutt?altro che rosee. Il signor BP vorrebbe scacciare questi pensieri. Ma non ci riesce. Si immagina con terrore quella maledetta raccomandata. L?annuncio alla moglie scioccata dalla notizia. Le domande angosciose: «Come faremo con l?ipoteca della casa? E la retta della scuola dei ragazzi?». Si immagina i commenti dei vicini e conoscenti, che si bisbiglieranno all?orecchio: «Ha perso il posto. Alla sua età! Che cosa vuoi che faccia?». A quest?ultima domanda ha tentato di rispondere dandosi uno scossone: «Mi metterò in proprio. In fondo conosco tanta gente. Ho clienti che si fidano di me. Ho buone possibilità». Ma poi, riflettendo, si è reso conto che se già quelle grandi navi che sono le banche buttano fuori bordo tutto quello che possono per restare a galla nella tempesta, una barchetta come la sua finirebbe subito a fondo. Ha pensato anche a una parola – «riconversione» – sentita in un documentario (per altro molto ottimista) visto alla TV. Vi si raccontava la storia di un ex bancario come lui, che ha aperto un ristorante, sembra con discreto successo. Ma il signor BP non sa cucinare bene. In realtà non sa fare gran che, a parte il bancario. Senza un talento, senza idee nuove, con una volontà di rialzarsi che gli sta venendo meno ancora prima di cadere davvero, vede disegnarsi un futuro nero. Per lui e, ancora peggio, per i suoi figli, abituati ad avere di tutto e di più e che domani gli chiederanno quel che lui non sarà più in grado di dare loro. E magari se la prenderanno ancora con lui, per non aver saputo trovare risposte a quella situazione. Il signor BP cerca di scacciare soprattutto un?immagine: quella di un suo conoscente che, dopo aver fatto i soldi con una piccola ditta, per un rovescio del mercato si è ritrovato nel giro di pochi mesi soffocato dai debiti. Disperato, ha implorato un prestito proprio dalla banca del signor BP, che glielo ha (evidentemente) negato. È finito in depressione. Il nostro lo ha visitato in clinica qualche settimana fa e si è trovato di fronte una larva. Un brivido gelido gli percorre la schiena ogni volta che ci pensa. Finirà così anche lui? Un collega nella sua stessa situazione ha cercato di rassicurarlo citando casi a sua conoscenza in cui, tra piani sociali e ammortizzatori vari, alla fine i malcapitati se la sono cavata senza troppi danni. Certo, hanno dovuto ridurre il loro tenore di vita, adattarsi a nuove condizioni, «volare più bassi». Il signor BP lo sa: non morirà di fame. È la prospettiva di dover fare un passo indietro, o magari due, ad angosciarlo. Quando pensa a sé stesso in un appartamento modesto, in un?auto assai più piccola dell?attuale gippone, al tavolo di una pizzeria non per scelta ma per forza, è quasi preso dal panico. E non lo consola nemmeno il pensiero che suo padre in pizzeria ci andava una volta al mese, se ci andava. Ed era un avvenimento. I limiti degli altri sono una cosa; quando diventano nostri, è un?altra. Il signor BP aspetta tremante la botta. Che prima o poi arriverà. Inesorabile.