Il simbolo dell'Islam puro e duro

di DAN VITTORIO SEGRE - L?uccisione di Bin Laden da parte di un commando americano va al di là dei suoi immediati effetti politici e militari. È un evento che rinforza le probabilità della rielezione del presidente Obama, che si è dimostrato un deciso comandante in capo opponendosi alla proposta della CIA di bombardare la residenza di Bin Laden autorizzando la rischiosa ma «chirurgica» azione delle truppe speciali. Dà fiducia, anche se temporanea, a una nazione di cowboy bisognosi di vendetta e anemici di vittorie. Giustifica un più rapido ritiro delle truppe americane dall?Afghanistan (anche a costo di ritrasformarlo in Stato dei talebani) ma con le ricadute positive (per le finanze americane) e negative per il Pakistan (alleato traditore). Tutto questo è vero, ma l?importanza dell?eliminazione di Bin Laden e della maniera in cui è stata condotta sta nella distruzione di un simbolo considerato divino e invincibile. «L?Islam – scriveva già trent?anni fa Bernard Lewis – è il massimo simbolo di unità». La divisione dell?Islam dallo Stato e dalla politica è senza significato. Bin Laden lo sapeva proclamandosi emiro dei credenti in lotta contro «i crociati e gli ebrei» nel nome dell?Islam puro e duro. Lo confermava il fatto di essere sfuggito per anni ai tentativi del «Grande Satana» di eliminarlo. Non era baraka, fortuna. Era la prova del sostegno divino alla sua missione: lo scontro titanico con lui, nuovo mahadi, colui che guida sulla giusta via, il «messia», consisteva nel rispondere con la guerra (dichiarata formalmente nell?agosto 1996) all?arroganza degli «infedeli» idolatri o pervertitori del messaggio vero della Bibbia, raccolto invece dal Profeta. Questa presunta identità di intenti, unita all?invincibilità, era prova di un disegno e di una protezione divina che esaltava la sua figura agli occhi dei suoi seguaci, legittimava la sua popolarità nonostante la crudeltà delle azioni contro gli infedeli idolatri e i «fratelli» pervertiti dal materialismo occidentale. Questo simbolo è stato distrutto, perdendo la copertura divina. Per le masse di seguaci acritiche e fataliste è profondamente turbante. Ci sarà, certo, chi tenterà di prenderne la successione e continuare la lotta. Ma non sarà più la stessa Al Qaeda. Il fatto poi che l?uccisione dell?emiro sia avvenuta nel suo palazzo-fortezza dimostra che non era un vero mahadi. Bin Laden non resterà nella memoria collettiva islamica come il leader del mahadismo sudanese, il califfo Abdullah, che perlomeno salvò l?onore dell?Islam cadendo in battaglia contro gli inglesi il 25 novembre 1889 a Ondurman.Poiché la potenza è divina tutti debbono inchinarsi all?autorità divina. Anche quando si manifesta in maniera per molti ingiusta e incomprensibile. Anche quando, come nel caso di Bin Laden, incarnava il senso di due tipi di rivoluzione che non sono certo finite: quella dell?Occidente per la distruzione del vecchio e la creazione del nuovo. Quella dell?Islam radicale, per la distruzione del nuovo ed il ritorno all?antico puro e duro.