La capacità di stare in mezzo alla gente

Chi trent’anni fa ha conosciuto Marco Borradori, quando si occupava dell’assistenza legale gratuita di alcune persone che sul Mattino avevano esposto le loro battaglie per ottenere giustizia su vicende di vario genere, non avrebbe immaginato che quel giovane e gentile avvocato sorridente sarebbe diventato uno dei più popolari politici ticinesi dell’ultimo quarto di secolo, brevemente in Consiglio nazionale e in Municipio di Lugano, poi per 18 anni in Consiglio di Stato e dal 2013 ancora a Lugano come sindaco, sottraendo la carica al sino ad allora incontrastato regnante Giorgio Giudici. Come nel 2000 Giuseppe Buffi, presidente di quel Governo di cui anche lui faceva parte, è morto in carica a 62 anni stroncato dalle complicazioni di un arresto cardiaco. Le parole pacate e quasi commosse del direttore sanitario del Cardiocentro Tiziano Cassina durante l’incontro con la stampa per preparare al peggio la «grande famiglia» dei ticinesi ci hanno dato la dimensione umana di un politico che aveva il naturale dono di saper entrare in contatto con la gente oltre le appartenenze di partito. Era la sua grande forza, anche elettorale. Bandiera istituzionale della Lega, in un abile e vincente gioco delle parti con il Nano barricadiero che ha contraddistinto il suo percorso governativo, Marco Borradori ha avuto un’altra indiscutibile e straordinaria capacità: quella di uscire sempre in piedi, con intatto gradimento popolare, anche dalle situazioni politicamente più burrascose che ad altri sarebbero costate la poltrona, come l’avventura mefitica e fallimentare di Thermoselect per l’impianto di smaltimento dei rifiuti. Un vincente comunque, che nel 1995 ha portato la Lega in Consiglio di Stato, durante una storica elezione che, con l’entrata in Governo anche della liberale Marina Masoni, ha cambiato gli equilibri politici cantonali, e che nel 2013 a Lugano ha fatto conquistare ai leghisti la maggioranza relativa in Municipio e la sindacatura a scapito dei liberali. Proprio a Lugano la nuova legislatura iniziata lo scorso aprile è virata ben presto al peggio con la vicenda dell’ex Macello ancora in attesa di giudizio da parte del Ministero pubblico. La morte improvvisa di Borradori, uomo di mediazione che non ha mai nascosto anche qualche amarezza nei confronti del suo partito, crea ulteriore incertezza in una Città già indebolita che dovrà adesso procedere con la successione in Municipio e per la sindacatura, oltre che portare avanti i progetti del triennio con la votazione sul Polo sportivo che s’avvicina. D’altra parte, la scomparsa dell’ultimo leader della Lega della prima ora, dai consensi trasversali, per il movimento di via Monte Boglia è un brutto colpo sia sul piano politico cittadino sia su quello cantonale, perché quel giovane e gentile avvocato sorridente di trent’anni fa è diventato un simbolo e uno stile che hanno lasciato il segno nella storia politica del Ticino. Noi lo ricorderemo anche per poche ma intense litigate su giudizi politici non condivisi che mai hanno però scalfito un rapporto d’amicizia che ci rimarrà per sempre.