La Chiesa e il nodo dei dissidenti

di CARLO SILINI - La decisione di don Alois Merz, responsabile della parrocchia cattolica St Johannes di Lucerna, di distribuire preservativi davanti alla stazione cittadina ci lascia indecisi tra l?applauso e il rimbrotto. Applauso, perché rincuora vedere che esistono ancora cattolici critici capaci di sostenere che difendersi dall?AIDS con il profilattico sarà anche un atteggiamento censurato dai vertici della Chiesa cattolica, ma non è affatto contrario allo spirito del Vangelo. Darà fastidio a Roma, probabilmente anche alla Conferenza dei vescovi svizzeri, ma è una gran verità. Non ci vuole una laurea in teologia per capire che esporre qualcuno al rischio di contrarre il virus HIV, pur di non utilizzare i profilattici (l?Africa insegna), non è in linea con un messaggio che esalta la vita e la protegge. Certo, è giusto che la Chiesa cattolica proponga anche altri modelli rispetto a quello dominante di una sessualità «consumistica». È normale che ricordi che, nella sua ottica, la verginità e la continenza sono meglio perché strappano il problema alla radice. Ma per tutti coloro che non seguono quell?ardua via, e sono la stragrande maggioranza di coloro che si dichiarano cattolici, è meglio insegnare un uso responsabile della sessualità, piuttosto che negarne qualsiasi legittimità al di fuori del matrimonio. Il discorso «etico» del preservativo rientra, giocoforza, in questo contesto. In nome del principio del «male minore» (che purtroppo, a Roma, non gode di grande considerazione). Rimbrotto, perché è ambiguo inviare messaggi palesemente contrari alle indicazioni del Vaticano e «firmarle» col logo della Chiesa cattolica: in questo caso col logo www.kathluzern.ch. È vero che si tratta del sito della chiesa cattolica della città di Lucerna e non della Diocesi o del Vaticano, ma il messaggio che passa, soprattutto per chi non è addentro alle religiose cose, è che si tratti di un?iniziativa sostenuta dalla Chiesa cattolica ufficiale. Cosa che non è. Infatti, il parroco Merz ha approfittato della momentanea vacanza dalla sede episcopale di Basilea del vescovo e neocardinale Koch, da cui Lucerna dipende, per promuovere la sua azione. «Via i gatt balan i ratt», tanto per citare un proverbio che va per la maggiore di questi tempi. È stato tempestivo e ardito, ma rischia di mietere risultati contrari ai suoi intendimenti. Dopo questa iniziativa, infatti, c?è da attendersi che si rafforzi il fronte dei cattolici più rigidi che chiederà a gran voce l?invio di un nuovo vescovo di «sicura dottrina» (e censura).È questo il dramma dei cattolici dissidenti di oggi. Nessuno li porta più davanti agli occhiuti giudici dell?inquisizione, ma la chiesa ufficiale – che giustamente oggi si fa un dovere di discutere con le altre confessioni, religioni e istanze laiche non cattoliche – non concede loro un vero spazio di dialogo. Roma si sente accerchiata, all?esterno, dall?avanzare su due fronti paralleli dell?Islam da una parte e della secolarizzazione dall?altra. E non tollera sfaldamenti al proprio interno. Chi dissente è tagliato fuori o marginalizzato. Può anche darsi che «sia normale», che appartenga alla logica delle cose. Nessun potere applaude a chi lo contesta. Neppure quello della Chiesa. È ingenuo pretendere che il Vaticano coccoli i propri oppositori interni, ma ci pare giusto ricordare che sarebbe nel suo interesse dar loro udienza. E ascoltarli veramente. Troppe volte, nella storia della Chiesa, i perseguitati di ieri sono diventati i profeti o i santi del giorno dopo. A cominciare da uno dei padri della teologia classica, Tommaso d?Aquino, che venne condannato a tre riprese dai vescovi suoi contemporanei e oggi è il simbolo stesso dell?ortodossia dottrinale. La verità è che i membri del clero e i docenti di teologia che esprimono pareri non condivisi dai vertici vengono ridotti al silenzio, oppure sono costretti a gesti clamorosi e un po? sguaiati, come quello del parroco lucernese.Il problema vero, però, è un altro. Non si tratta di difendere a occhi chiusi chiunque critichi il Vaticano. Non tutti i dissidenti sono animati da nobili intenti, non tutti sono santi o profeti e non tutti hanno ragione. È tuttavia necessario rivalutare all?interno della Chiesa cattolica l?importanza della critica intelligente e rispettosa, quella basata sul principio della «correzione fraterna», che non funziona soltanto dall?alto verso il basso, ma anche in direzione opposta. Nel Nuovo Testamento si legge che san Paolo aveva criticato senza mezze misure il Papa, che a quei tempi era nientemeno che san Pietro. La Chiesa non è una democrazia, ma neppure una dittatura. Se non concede uno spazio al legittimo dibattito sulle idee critiche, le alternative si riducono alle «azioni di disturbo» tipo quella lucernese, oppure, molto peggio, agli scismi silenziosi che i battezzati realizzano per conto proprio nei confronti della Chiesa. In un suo saggio del 1999, il filosofo cattolico Pietro Prini auspicava che la fede cristiana sopravvivesse alla rigidità istituzionale della Chiesa, al clericalismo, al fondamentalismo di ampi settori dell?estabilishment cattolico. A suo parere la gerarchia finge di ignorare che, al di là degli apparenti trionfi, nella Chiesa è in atto uno «scisma sommerso», perché si sta creando un divario profondo, forse irrecuperabile, tra la dottrina ufficiale e le coscienze dei fedeli. Nel campo della morale sessuale, per esempio. Speriamo che alla provocazione di don Merz la Chiesa ufficiale risponda, per una volta, non col bavaglio, ma con la volontà di avviare un dibattito serio e aperto al proprio interno.