La creazione degli animali

È uno dei maestri della luce e fra i maggiori artisti del Cinquecento, autore di pagine sacre fra le più significative del tempo. L’abilità nell’uso dei colori l’aveva acquisita da ragazzo lavorando con il padre, tintore di tessuti, e da lì derivò il suo soprannome, Tintoretto, mentre il suo nome era Jacopo Robusti. Intorno a lui ci sono molte storie, a cominciare da quelle sul suo carattere comportamentale e anche pittorico che gli valse gli epiteti di «terribile» e «furioso». Non tardò a farsi strada e fama nella ritrattistica; committenti agiati frequentavano la sua bottega dove lo assistevano i figli, come Marietta, abile ritrattista ambita dalla corte dal re di Spagna, morta giovanissima.
Ci sono pittori che sono suggestivi poeti della luce, facendone una protagonista delle loro opere. Anche se si tratta soltanto di una candela accesa. Il colore nelle immagini della natura talvolta era dimesso; si accende con Botticelli, dove la natura ha il suo massimo trionfo, fra umano e mitologico. La prorompenza della luce della Creazione si esalta con Tintoretto in quest’opera che non è fra le più popolari, anche perché i colori qui non sono contrastanti nell’esaltazione della bellezza creatrice, dove soltanto Dio è luce e irradia luce. Animali affidati al creato sfilano fra cielo e terra e soprattutto sull’acqua. Dalla mano benedicente di Dio escono i doni all’uomo per la sua sopravvivenza ma con la sua luce dominatrice.
La Creazione degli animali del Tintoretto è l’avanzata ordinata – ma non rasserenante! – degli animali, uccelli pesci mammiferi, che popolano la scena centrata da Dio creatore. Gli stessi animali che finiscono nelle cento e cento nature morte di cui soprattutto i fiamminghi e i nordici in genere erano maestri. La mansuetudine di molti animali rende teneri i paesaggi. Questa sembra una processione lenta, come lenta sarà l’eternità, e il senso della lentezza e della longevità è simboleggiato dalla tartaruga accanto alla radice dell’albero. E a spiccare sulla scena c’è l’unicorno, che era simbolo di purezza e di verginità. La mansuetudine degli animali rende tenero il paesaggio, echeggiante il paradiso terrestre perduto.
Il fatto che Dio creatore sia in mezzo a loro sembra anticipare un’incarnazione del divino. Era il quinto giorno della Creazione; l’uomo, secondo la Genesi, sarebbe stato creato nell’ultimo. Lucia Impelluso nel suo dizionario dell’arte dedicato ai simboli della natura sottolinea il vasto spazio dedicato ai pesci qui minuziosamente descritti perché con il miracolo della loro moltiplicazione, con i pani, per sfamare i poveri, i pesci aprono la simbologia della storia di Gesù indicando la sua divinità. L’opera fu eseguita per la Scuola della Trinità all’imbocco del Canal Grande, che pullulava di tanti pescatori e pescivendoli. Tintoretto esalterà la luce divina con la Resurrezione che con quelle di Tiepolo e di Tiziano costituisce una straordinaria trilogia veneziana.