La dogana non finisce più

Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
05.06.2014 05:51

di EMANUELE GAGLIARDI - Una volta, quando dovevi recarti in Italia, facevi dogana in uscita davanti ai militari della Guardia di Finanza nel valico scelto per il passaggio: in certi casi accadeva, per esempio a Pizzamiglio, che, in basso alla discesa, ad una cinquantina di metri dalla sbarra alzata appena superata, vi fosse ferma un'auto della Guardia con tanto di militari con la paletta in mano che guardavano nella tua direzione e che bloccavano, a discrezione, chi era appena transitato davanti ai loro colleghi. Per un secondo controllo. Era inutile dire che si era appena finito di parlare con altri finanzieri. I militari rivolgevano le domande di rito e bisognava rispondere a modo. Guai a essere scortesi o nervosi. Occorreva, a volte, aprire il baule, se necessario. Quanto accadeva nel territorio di Maslianico avveniva anche in altre parti del territorio, in luoghi strategici dislocati nei pressi dei numerosi valichi che univano il Ticino all'Italia. Qui i finanzieri effettuavano quelli che oggi tutti conoscono come i controlli di retrovalico. Fattispecie analoghe avvengono anche in Ticino: in questi casi le guardie di confine della Regione IV effettuano però i posti di blocco arretrati.

Raramente si aveva notizia di autovetture dirette in Svizzera bloccate nei pressi della dogana (a meno che non si trattasse di veicoli con targhe conosciute, utilizzate dai contrabbandieri e intestate, a volte per poche migliaia di vecchie lire di compenso, a prestanomi (spesso barboni che a Como, per esempio, erano ospiti fissi della piccola casa Federico Ozanam di via Napoleona). Capitava, comunque, che ogni tanto autovetture cariche di denaro da trasportare in Svizzera in modo illegale venissero bloccate a pochi chilometri dal confine da rapinatori, ovviamente al corrente del carico diretto in Ticino: sparivano così importanti somme di denaro. Seguivano puntuali regolamenti di conti. C'era pure chi non denunciava l'accaduto. A volte i posti di blocco venivano effettuati da sedicenti tutori dell'ordine: bastava un berretto, una paletta (ormai famosa quella con la scritta «Guarda dalla finestra» invece di Guardia di Finanza) e le auto imbottite di soldi si fermavano. I malviventi facevano il resto. Avvenivano rapine anche in senso contrario: su veicoli, cioè, provenienti dal Ticino zeppi, magari, di preziosi o di oro destinato ad aziende orafe. Potenza di una soffiata o di estenuanti pedinamenti da parte di banditi scrupolosi. Ma arriviamo ai giorni nostri ed agli articoli di cronaca.

Gli accordi internazionali attualmente in via di realizzazione a livello fiscale hanno allarmato quanti, anche in Ticino, hanno depositato denaro non dichiarato alle autorità dei rispettivi Paesi. Così, c'è chi cerca di riportare in Italia parte delle somme depositate. Vista la crisi che attanaglia numerosi Paesi c'è comunque ancora chi decide di portare il denaro in Svizzera. Non manca, infine, chi effettua trasporti di contante (i più difficili da scoprire), provento di reati, da riciclare, per conto di organizzazioni criminali internazionali. Guardie di confine, Guardia di Finanza, magistratura svizzera ed italiana vigilano. I controlli si sono intensificati. I risultati non mancano. Si ha notizia, spesso, anche di piccoli episodi, segnalati puntualmente da parte della Guardia di Finanza, di persone bloccate, in entrata ed in uscita dai territori nazionali, con discrete somme di denaro illegali, con lingottini d'oro eccetera. In Italia, movimenti sospetti in aree di parcheggio situate vicino alla dogana sono, adesso, monitorati costantemente e i risultati non mancano. La dogana si è allungata. Si vigila dappertutto insomma: anche chi si reca a piedi e attraversa il valico di Chiasso-strada può essere avvicinato da un finanziere che gli rivolge, gentilmente, le domande di rito. Perché i corrieri di soldi (non professionisti, ma di piccolo cabotaggio) si muovono, in entrata e in uscita dal territorio, ormai dappertutto. E gli anziani non fanno eccezione: vengono controllati anche loro. E sono i primi, poi, fatti pochi passi, a lamentarsi di quanto accaduto col negoziante di turno, dal quale si sono recati per acquistare qualche prodotto e scambiare quattro chiacchiere.

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