La rendita di posizione si è esaurita

di BRUNO COSTANTINI - Dopo 42 anni di storia, le luci si spengono sull'Ente ticinese per il turismo consegnando agli archivi un'altra statistica negativa sull'andamento del settore. Non è colpa di Marco Solari e soci se la stagione estiva 2014 - in base ai dati diffusi ieri che tra maggio e ottobre indicano un calo dei pernottamenti del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2013 - finirà per essere la seconda peggiore degli ultimi 22 anni in Ticino, dopo quella del 2012. Sulle ragioni di questa tendenza analisti e addetti ai lavori hanno già detto di tutto e di più, dalla forte concorrenza tra le destinazioni turistiche internazionali all'esigenza di creare un'offerta capace di destagionalizzare e rendere meno meteodipendete il settore, dalle accresciute esigenze della clientela nel rapporto qualità/prezzo all'accorciamento della durata dei soggiorni, dai cambiamenti nella mobilità all'imperativo di migliorare la collaborazione fra i diversi attori del settore. Queste cose non vengono dette (e vissute) solo da ieri, motivo per cui dalle lagnanze improduttive è ora di passare ai fatti concreti. Nel presentare la nuova Legge sul turismo approvata lo scorso 25 giugno dal Gran Consiglio, la consigliera di Stato Laura Sadis, citando il progetto di riforma dell'organizzazione turistica del 1993, poi naufragato, aveva opportunamente sottolineato che «rileggere quel rapporto è al tempo stesso illuminante e sconfortante: illuminante per talune considerazioni tuttora attuali, seppur in un contesto di mercato molto diverso; sconfortante nel constatare che in questi vent'anni il Paese ha preferito continuare a vivere di rendita, dimentico delle debolezze strutturali del nostro turismo. Oggi la rendita di posizione si è erosa e i problemi vanno affrontati». Strano ma vero, considerata anche l'ipersensibilità sul tema, la politica i compiti li ha fatti, con una delle poche riforme andate in porto in questa inconcludente legislatura al tramonto. Dal 1. gennaio prossimo entrerà così in funzione la nuova struttura, con l'Agenzia turistica ticinese al posto dell'ETT e le quattro Organizzazioni turistiche regionali che subentrano ai dieci Enti turistici locali. Rispetto alla situazione attuale è una rivoluzione. Si sarebbe potuto osare di più? Ci si può effettivamente chiedere se, per un piccolo territorio come il nostro, non sarebbe stata più opportuna la creazione di un unico ente, superando una regionalizzazione che per molti versi rimane anacronistica. Purtroppo, a vent'anni dal siluramento di una simile proposta, i tempi non sono ancora maturi per superare del tutto frammentazioni localistiche e spartizione di piccoli poteri che nel turismo hanno sempre trovato terreno fertile. È stato il prezzo da pagare per giungere in Parlamento, soprattutto dopo i dissidi tra il Cantone e Lugano, con una riforma sostenuta dal necessario consenso (un po' com'era avvenuto con il passaggio dalla Legge sugli investimenti nelle zone montane alla politica economica regionale con l'invenzione dei quattro Enti regionali per lo sviluppo, che si occupano anche di turismo). Vedremo quale sarà l'esito dell'operazione, fermo restando che non si invertirà l'andamento negativo dei pernottamenti solo perché vi è una nuova organizzazione. Quest'ultima potrà migliorare gli aspetti strategici, di promozione e di assistenza agli ospiti, ma non creare un'offerta in cui si intrecciano politiche pubbliche (ad esempio nel campo della mobilità, della tutela del paesaggio, della cultura o delle infrastrutture congressuali) e iniziative imprenditoriali private (in primis nell'ambito alberghiero e della ristorazione). Qui di compiti ce ne sono ancora parecchi da fare per recuperare le rendite di posizione ormai erose. Occorre riconoscere che diversi operatori del settore si stanno già muovendo con intelligenza e spirito imprenditoriale. Accanto a loro vi sono però anche cicale che hanno cantato allegramente, limitandosi a spennare i polli fin che c'erano, e che ora si trovano a fare i conti con un mercato che non fa più sconti: se non si investe in intraprendenza, in professionalità e in cultura dell'accoglienza sarà impossibile ritornare a essere attrattivi, al massimo ci si potrà cullare nelle velleità di qualche venditore di fumo (vedi Terme di Acquarossa). Per essere oggi competitivi sul mercato turistico un territorio deve saper offrire soprattutto emozioni e unicità. Il Ticino, per l'insieme dei suoi fattori storici, sociali, culturali e paesaggistici, le può offrire. È una fortuna enorme, che pochi territori possono vantare e che i ticinesi devono decidere se far fruttare o gettare alle ortiche, tra beghe e colpevole ignavia.