La scelta dipende dall'utilizzo

di ANDREA ARTONI - Gripen no, Gripen sì. Dipende da che ruolo si vuole affidare al successore dei Tiger oggi in servizio nei reparti di sorveglianza dello spazio aereo dell?aviazione svizzera. Quando fu indetto il concorso internazionale per individuare il sostituto e furono organizzate prove intensive tecniche e operative dei tre caccia prescelti – l?Eurofighter 2000 Typhoon, il Dassault Rafale C e il Saab JAS 39 Gripen – tutti gli analisti di aviazione militare del mondo hanno pensato la stessa cosa: stanno paragonando due formula uno con una granturismo.Gli aeroplani nascono da specifiche tecniche e operative precise, che poi (e avviene molto spesso) vengono aggiornate con aggiunte, anche importanti, nel corso dello sviluppo dei prototipi e anche delle prime serie.Per esempio è noto che gli Eurofighter della prima tranche fornita all?Aeronautica militare italiana non sono considerati all?altezza del ruolo di difesa aerea dello spazio aereo nazionale e neppure di operare come cacciabombardieri in ambienti difensivi elettronicamente avanzati. Sarà dunque necessario un (costoso) aggiornamento del sistema d?arma, se si intendesse schierarli insieme ai «colleghi» acquisiti successivamente. Questi, comunque, all?apparenza, sono del tutto identici e rimangono perfettamente adatti all?impiego in missioni di «polizia dell?aria» per intercettare e identificare velivoli intrusi penetrati nello spazio aereo nazionale. A meno che non emerga la necessità di difendersi...Di un caccia si devono valutare tre cose. Anzitutto l?aeroplano: le sue prestazioni di velocità, di arrampicata; la robustezza strutturale e la manovrabilità a bassa e alta quota e la risposta ai comandi di volo (oggi tutti di tipo elettronico fly-by-wire); il livello di stabilità artificiale e capacità di volo controllato anche in caso di perdita di elementi importanti delle superfici di controllo (per danneggiamento in combattimento); l?esuberanza di spinta e la capacità di operare su piste corte (magari perché parzialmente distrutte da un attacco); l?autonomia (tempo di volo) e il raggio d?azione con il massimo carico bellico (interno ed esterno).Poi (e certe volte prima di tutto, perché le differenze di prestazioni fra macchine della stessa generazione, spesso, sono minime) va valutato il sistema d?arma. Questo comincia con i sensori (radar, infrarossi eccetera) e prosegue con i calcolatori (tipo, ridondanze, collegamenti in rete, software), con le protezioni dai disturbi elettromagnetici e dagli attacchi di guerra elettronica e infine con la presentazione dei dati e i mezzi d?interfaccia con il pilota (schermi, visori a testa bassa e alta, caschi con sensori di puntamento, quadretti elettronici a pulsantiere o a «touch-screen» o addirittura comandi vocali del pilota.Infine si devono valutare l?integrazione complessiva del sistema aereo-armamento, la sua potenzialità di crescita nei 25-30 anni di permanenza prevista in servizio, e tutte le problematiche connesse con la manutenzione e la logistica, compresa la sua affidabilità nel tempo riguardo alla autonomia della forza aerea nella gestione di tutte le componenti funzionali del sistema. V?è da immaginare che tutto questo sia stato fatto dai responsabili militari preposti alla valutazione dei tre aerei finalisti. Essi conoscono molto bene le capacità operative della propria risorsa difensiva attuale, basata sui caccia F/A-18C, che hanno caratteristiche similari a quelli oggi impiegati dall?aviazione della Marina statunitense. Questa importante risorsa difensiva costituisce un termine di paragone validissimo, che non può essere ignorato o mal valutato.La scelta finale, perciò, dipende da quale missione si vuole affidare ai nuovi caccia, che andranno a sostituire i superati Tiger. Si tratta di andare ad opporsi ad avversari agguerriti in un?arena da formula uno o di pattugliare le vie dell?aria sopra il territorio patrio con delle altrettanto performanti gran turismo dotate di quanto basta? Nel primo caso ci sono già gli Hornet. Bastano? Quant?è previsto che durino e costituiscano ancora una difesa valida? E al nuovo caccia si chiede di integrarne il potenziale, pur con capacità operative inferiori, ovvero si pensa che esso debba divenire, un giorno, il loro sostituto? Ma i politici svizzeri le hanno potute considerare, queste cose? O hanno scoperto soltanto oggi che il Gripen è un gradino sotto rispetto al Rafale e al Typhoon? Se il Gripen è stato scelto (oltre che dall?aviazione svedese, committente della specifica iniziale, che ne ha 204) dalle forze aeree ungherese e ceca (14 ciascuno) e da quelle sudafricana (26) e thailandese (12 ordinati) vi saranno sicuramente delle buone ragioni e gli addetti militari nei Paesi menzionati non avranno mancato di riferirne puntualmente al Governo. O no? Forse è giunto il momento di chiarire questi interrogativi.