La scelta senza ritorno fra due amori

L'EDITORIALE DI ANTONIO MARIOTTI
Antonio Mariotti
10.10.2018 06:00

di ANTONIO MARIOTTI - Cosa può fare un innamorato (o un'innamorata) che ha due amori e non sa scegliere con chi passare il resto dei suoi giorni? Può provare ad agire nel modo più abile e prudente possibile, cercando di nascondere in tutti i modi l'esistenza dell'uno all'altro. Una soluzione pericolosa e che, quasi sicuramente, non può protrarsi troppo a lungo. Soprattutto se uno dei due oggetti del desiderio fa di tutto per denigrare pubblicamente l'altro con lo scopo (del tutto comprensibile nelle dinamiche amorose fatte di gelosie e colpi bassi) di occupare tutto il posto disponibile nel cuore dell'amato. La scelta diventa però allora inevitabile, dura e senza ritorno. È una vicenda di questo tipo quella andata in scena nelle scorse settimane a Lugano, città che ha investito 230 milioni di franchi in un centro culturale che a tre anni dall'inaugurazione funziona perfettamente e con grande successo; e che ha stipulato (insieme al Cantone e a Pro Helvetia) una convenzione pluriennale con la Compagnia Finzi Pasca. Lugano è innamorata del LAC ed è innamorata di Daniele Finzi Pasca, ma se le continue esternazioni del secondo rischiano di mettere a repentaglio il buon funzionamento del primo, il divorzio diventa allora quasi inevitabile. Il durissimo comunicato del consiglio direttivo del LAC (di cui fanno parte due municipali della Città, Michele Foletti e Roberto Badaracco, che ne è anche il presidente) è circostanziato e non lascia spazio a molti dubbi: tra il centro culturale e la compagnia che da ieri sera vi porta in scena il riallestimento del suo spettacolo Donka i rapporti (amorosi o meno) sembrano chiusi, almeno nei termini in auge finora.

Se in tempi brevissimi il Municipio vorrà modificare questa decisione, potrà farlo ma senza contare sulla presenza a un eventuale tavolo delle trattative del consiglio direttivo del LAC. Da questa vicenda, Lugano e il Ticino culturale e politico escono ancora una volta con le ossa rotte e con un danno d'immagine le cui conseguenze si potranno valutare soltanto a medio termine. È certo però che la incessante campagna mediatica del regista, culminata nella conferenza stampa di lunedì durante la quale ha chiesto a gran voce «nuove regole» per il funzionamento del LAC, ha fatto precipitare una situazione di stallo già piuttosto fragile, che si protraeva probabilmente da più di tre anni a questa parte ma che non ha mai trovato una soluzione che potesse salvare la capra del LAC e i cavoli della Compagnia Finzi Pasca. Probabilmente il grande errore del regista è stato quello di rifiutare a suo tempo la direzione del LAC senza mettere sul tavolo un accordo diverso da quello che ha poi firmato. Un accordo che avrebbe potuto creare una dinamica diversa all'interno della programmazione del centro culturale ma che oggi risulterebbe del tutto improponibile, poiché il LAC è ormai un treno in corsa che segue binari ben precisi stabiliti dai suoi tre direttori d'area e da Michel Gagnon che era in un primo tempo stato visto (evidentemente a torto) come «l'uomo di Finzi Pasca» all'interno dei meccanismi del centro culturale. Come il viaggiatore che arriva in ritardo alla stazione, Daniele Finzi Pasca è rimasto con le valigie in mano sul marciapiedi a guardare in direzione del treno che doveva prendere e che ha mancato di poco, pensando che (come era già capitato più volte) fosse in ritardo. Il LAC express invece è partito a razzo, lasciando a terra uno dei suoi passeggeri più attesi e più amati. E il prossimo treno non si sa ancora se e quando partirà.

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