La Svizzera e l'abitudine di essere favoriti

Il forte vento, le prime nuvole. E pioggia annunciata per i prossimi sette giorni. Dopo due settimane di cieli azzurri, Herning ha deciso di mostrare il suo volto più cupo. Speriamo che non sia un cattivo presagio per la Svizzera, che qui si è sentita a casa nonostante l’isolamento e che vorrebbe lasciare la città con il sorriso. Questa sera il Mondiale saluterà la Danimarca. Le quattro squadre sopravvissute si daranno appuntamento a Stoccolma per le semifinali. E noi vogliamo esserci. Giocare i quarti di finale da favorita, per la Svizzera, è ormai diventata una consuetudine. Merito della costanza di risultati positivi nelle fasi preliminari. Basti pensare che per la terza volta negli ultimi quattro anni i rossocrociati hanno chiuso il loro girone al primo posto. D’accordo, l’assenza della Russia rende tutto un po’ più semplice, ma questa continuità al vertice merita di essere sottolineata.
La storia, però, insegna. E in questo caso ci dice che non sempre la selezione di Patrick Fischer ha saputo gestire lo «status» di «big». Di favorita. Le eliminazioni del 2021 e del 2023 contro la Germania, entrambe a Riga, ma anche quella del 2022 a Helsinki contro una selezione statunitense abbordabile, sono lì a ricordarcelo. A rinfrancarci c’è però l’edizione dello scorso anno a Praga. Una cavalcata verso il terzo argento in undici anni iniziata proprio dallo «stress test» contro i tedeschi nei quarti di finale, vinto 3-1 con doppietta di Christoph Bertschy. Uno che a Herning deve ancora sbloccarsi. Zero gol, zero assist. Sarà il giorno giusto? L’avversario non fa paura, ma servirà comunque l’apporto di tutti per non complicarsi la vita.
La partita contro l’Austria nasconde le tipiche trappole di una sfida in cui si ha tutto da perdere. Una vittoria verrebbe giudicata «scontata», «dovuta», mentre una sconfitta cancellerebbe ogni cosa bella vissuta in questo torneo. Sulla carta, la Svizzera ha tutto ciò che le serve per battere una Nazionale meno attrezzata e molto inesperta. L’ultimo quarto di finale disputato dalle Aquile risale al 1994: solo sette dei giocatori attualmente in rosa erano già nati. Negli ultimi due anni, però, la selezione di Roger Bader ha saputo mettere in difficoltà tante grandi squadre, giocando spesso a viso aperto e con coraggio. Le Aquile possono schierare giocatori come Rohrer (giovane stella degli ZSC Lions) e Baumgartner (punto di riferimento del Berna) che non sfigurerebbero affatto nel nostro attuale line-up. Per non parlare di Marco Kasper dei Detroit Red Wings. Insomma, azzeccando la partita perfetta e indirizzando il momentum dalla loro parte, i nostri vicini di casa potrebbero metterci in difficoltà.
Se saprà sfruttare le sue qualità e gestire la pressione, la squadra di Fischer non dovrebbe avere problemi. Ma sarà altrettanto importante alzare il livello di intensità rispetto a una fase a gironi fin troppo facile. Nelle ultime tre gare, contro Norvegia, Ungheria e Kazakistan, i rossocrociati non hanno dovuto forzare. Le prove più indicative risalgono allora ad inizio torneo. Dopo qualche magagna difensiva emersa contro Cechia e Danimarca, Glauser e compagni hanno disputato la gara perfetta contro gli USA e hanno poi superato con autorità la Germania. Bisognerà tornare a quel livello di concentrazione e solidità. E scacciare subito le nuvole.