La tragedia dei bambini soldato

Alessandro Leto
20.04.2012 05:08

di ALESSANDRO LETO - La mobilitazione spontanea di milioni di persone che gridano il loro sdegno contro le infamie di Kony è straordinaria. Ha dimostrato ancora una volta l?efficacia dei nuovi media nel coinvolgere milioni di persone e la capacità di organizzarle efficacemente in un movimento trasversale e determinato. Al punto che il presidente Obama ha inviato un reparto delle forze speciali per supportare l?esercito di Kampala nella caccia al demone ugandese. I nuovi media irrompono quindi nell?agone della politica internazionale, dove si sono dimostrati ben più efficaci con le loro campagne mirate, di quanto non lo siano stati governi o agenzie dell?ONU. È il sintomo di una crescente sfiducia della popolazione, soprattutto dei giovani, nelle stanche e lente liturgie di una politica che ha perso il senso del ritmo, anche quando si tratta di porre fine a strazianti esperienze come quella dei bambini soldato. Il caso di Invisible Children, l?organizzazione che ha deciso di rendere «famoso» nel mondo Joseph Kony leader dell?LRA (Lord Resistance Army), medium e pastore religioso post-millenarista che ha costruito la sua fama spietata sulle atrocità inflitte ai bambini, è emblematico. Ha prodotto il documentario «Kony 2012», portando le sue gesta a conoscenza del maggior numero di persone possibile. È nata così una campagna di crescente indignazione e di radicato interesse nei confronti di questa piaga che affligge ormai buona parte dell?Africa centrale e occidentale, posto che l?LRA è molto mobile e colpisce anche i Paesi confinanti. La storia dell?«Esercito di liberazione del Signore» incarna tutta la violenza e l?orrore di cui l?Africa è capace quando decide di mostrare il peggio di sé. Nasce nel 1986 per difendere dai soprusi del governo centrale alcune etnie (soprattutto Acholi), ma ben presto degenera e si caratterizza per la conversione ad una religione sincretica basata su un?interpretazione distorta del Cristianesimo e sul culto idolatrico del Sommo Sacerdote (Kony). Nel corso della sua sanguinosa esistenza ha reclutato quasi settantamila bambini, costringendoli ad uccidere i genitori per salvarsi, a subire orrende mutilazioni a colpi di machete per ogni esitazione e ad assumere droghe per «sopravvivere» alla violenza sistematica nella quale sono immersi dal momento del rapimento. Recentemente è penetrato anche in Sudan, Sud Sudan, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centrafricana, generando il fenomeno dei «Night?s Commuters», i pendolari del terrore che di notte abbandonano i loro villaggi per trovare rifugio presso caserme o posti sicuri, sfuggendo così agli attacchi notturni dell?LRA. Insomma, si tratta di un autentico dramma che va avanti da oltre venticinque anni. Ed il paradosso è che solo ora, grazie alla «fama» di cui Invisible Children ha ammantato Kony, e sotto la pressione dell?opinione pubblica mondiale (oltre centocinque milioni di persone hanno visto il documentario su YouTube in un mese) finalmente qualcosa si è mosso. Intendiamoci, il presidente ugandese Museveni non è senza colpe, perché con la scusa della non ingerenza negli affari interni del suo Paese, ha spesso rifiutato in passato aiuto militare e di intelligence per risolvere questo problema. Ora però, complice una difficile situazione politica interna, deve riconciliarsi col suo popolo e finalmente ha deciso di accettare l?aiuto offerto. Ma il problema dello sfruttamento minorile non si esaurisce purtroppo col solo fenomeno dei bambini soldato, e non è confinato soltanto in Africa. Analogo dramma lo vivono tutti quei bimbi in Medio Oriente, Pakistan ed Afghanistan che sono arruolati da quelle milizie qaediste che non sono più in grado di circuire gli adulti. Oppure i tanti bimbi poveri di India e Bangladesh sfruttati come schiavi nei Paesi del Golfo Persico: la cruenta vicenda dei bambini fantini sui cammelli è tuttora oggetto di controversie diplomatiche. Insomma, l?esperienza di questa giornata destinata allo sdegno contro Kony, merita una replica a sé per ognuna delle situazioni di sfruttamento e schiavitù infantile. Bisogna quindi rendere «famosi» tutti i bruti che purtroppo non sono relegati nel mondo fantastico delle fiabe, ma che in carne ed ossa brutalizzano quelli che a tutti gli effetti potrebbero essere i nostri figli.