Editoriale

L'Alta Valle non può solo tirare «innanzi»

Ora bisogna ripartire davvero, limitarsi a tirare avanti sarebbe una sconfitta
©Gabriele Putzu
Spartaco De Bernardi
01.02.2025 06:00

«Almeno il nostro era un paese, pieno di tribolazioni e di miserie, ma, proprio per quello ci si guardava dentro l’un l’altro nelle case e si tirava innanzi». Come Gori, protagonista de «Il fondo del sacco» di Plinio Martini, anche oggi gli abitanti dell’Alta Vallemaggia stanno dando prova di grande resilienza. Non appena ripresisi dallo choc per le vittime e la distruzione causate dall’alluvione del 29 e 30 giugno dell’anno scorso, si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato, per quanto possibile, a riparare i danni aiutandosi l’un l’altro. Un compito immane, che ha mobilitato l’intero cantone con, oltre a funzionari e tecnici che pianificavano i lavori da svolgere nell’immediato, molti volontari giunti da ogni dove per dare una mano ai valmaggesi. È arrivata la Protezione civile e anche l’esercito. Adesso, però, bisogna ripartire davvero. Limitarsi a tirare avanti sarebbe riduttivo. Una sconfitta.

La priorità, evidentemente, deve andare alle opere di premunizione per scongiurare il pericolo che quanto accaduto sei mesi fa abbia a ripetersi. Poi toccherà alla ricostruzione delle infrastrutture, delle abitazioni e degli edifici rurali distrutti dalle frane e dai torrenti usciti dagli argini. Tutti d’accordo, ci mancherebbe. Ma poi si dovranno mettere in cantiere quei progetti che consentiranno all’Alta Valle di non limitarsi, lo ribadiamo, a tirare a campare. A Cevio c’è il centro ricreativo-turistico con la nuova piscina a Bignasco che attende di essere finalizzato. Senza dimenticare la nuova sede delle scuole comunali che dovrà essere ripensata dopo che il progetto proposto dal Municipio in simbiosi con il Patriziato di Bignasco è stato bocciato in votazione popolare. In Lavizzara il Municipio pensa ad una pista di pattinaggio tutta nuova a Prato Sornico, dopo che quella attuale è stata in gran parte spazzata via dal fiume in piena. L’idea è quella di costruirne una completamente chiusa, così che possa accogliere pattinatori e giocatori di disco su ghiaccio tutto l’anno, diventando un punto di riferimento per l’organizzazione di campi sportivi anche in estate. Insomma, le idee non mancano.

Ciò che fa difetto è la disponibilità finanziaria per poter realizzare quelle opere che consentirebbero ai due Comuni di risollevarsi per davvero. Come abbiamo riferito in questi giorni, per cercare di tenere nel limite del possibile sotto controllo i conti, tanto Cevio quanto Lavizzara si sono visti costretti ad aumentare il moltiplicatore d’imposta. Anche questa misura, non di certo facile da decidere, rischia di non essere però sufficiente. A pesare sulle casse dei due Comuni vi saranno infatti i costi degli interventi già realizzati, ma soprattutto di quelli ancora da pianificare per ripristinare i danni dell’alluvione. Il Cantone farà la sua parte. Ed anche la Confederazione, malgrado Berna sembri essere restia a concedere più di quanto prevedono le leggi. Il rischio concreto è che, nonostante la generosità dei ticinesi manifestata attraverso le varie raccolte fondi, i costi residui cui dovranno far fronte metteranno in ginocchio i due enti locali dell’Alta Vallemaggia. Proprio per questo motivo ieri una delegazione del Governo ticinese capitanata da Christian Vitta e Claudio Zali, accompagnata dai sindaci di Cevio, Wanda Dadò, e di Lavizzara, Gabriele Dazio, si è recata a Palazzo federale per ribadire l’eccezionalità dell’evento della scorsa estate.

E soprattutto per reiterare al consigliere federale Albert Rösti la richiesta di aiuti straordinari per la ricostruzione. Il direttore del DATEC ha lasciato una porticina socchiusa. Se poi verrà spalancata, potrebbe portare una boccata d’ossigeno che consentirebbe a Cevio e Lavizzara di guardare con più serenità ai progetti di rilancio che si stagliano all’orizzonte. Uno sforzo supplementare da parte della Confederazione è invocato a gran voce anche dalla popolazione che alla fine dello scorso anno ha inviato centinaia di e-mail alla Cancelleria federale ricordando che «La Vallemaggia è Svizzera».