Commento

L’anno di Carlo tra corvi e parenti

Un anno dopo, le cornacchie hanno smesso di volare su Londra coi loro presagi di catastrofi: l’8 settembre 2022 se ne andava Elisabetta II
Antonio Caprarica
07.09.2023 06:00

Un anno dopo, le cornacchie hanno smesso di volare su Londra coi loro presagi di catastrofi. L’8 settembre 2022 se ne andava Elisabetta II. «Per noi era come per voi il Colosseo», mi disse piangendo una suddita in coda per renderle omaggio. Ma, come il Colosseo, il trono non è crollato. È stato solo ri-tappezzato, com’è prassi: sullo schienale il grande monogramma E è stato sostituito dalla C. A storici e cronisti, tuttavia, il primo anno di regno di Carlo III ha consegnato molto più di un nuovo elaborato ricamo. Ammesso e non concesso che l’anagrafe gli assegni il destino di un re di transizione, il programma del nuovo monarca rende chiaro che lui, almeno, si cimenta con progetti e visioni di lungo respiro. Cosa che non si può francamente dire del suo primo ministro del momento.

Nessuno s’azzarda ad affibbiare al sovrano l’epiteto di «impiccione» che lo inseguiva invece da principe del Galles. Nessuno a Londra ha voglia di aprire una crisi istituzionale. Ma è facile intuire il conflitto sotto traccia. Soprattutto in questi giorni in cui il premier Sunak annuncia di voler cancellare il bando a nuove «piantagioni» di pale elettriche, destinate a deturpare ulteriormente il litorale dell’isola. E il partito conservatore a caccia di voti lancia una crociata contro i pedaggi per le auto a benzina che il sindaco laburista di Londra ha esteso quasi all’intera città. Sua Maestà al contrario esibisce sempre più spesso le sue credenziali di profeta dell’ambientalismo, lanciando ogni giorno nuove idee e affidandone la realizzazione a qualcuna delle sue tante organizzazioni filantropiche. Adesso è la volta della lotta allo spreco alimentare. L’industria britannica produce ogni anno 3 milioni di tonnellate di cibo che finiscono tra i rifiuti.

Il piano che Carlo lancerà in queste settimane punta a ridurre lo spreco e a ridistribuire gli alimenti che spesso rimangono a marcire sugli scaffali dei supermercati. In mezzo al vacuo ciarlare di sostenibilità tipico di molta politica, ci vuole il rappresentante di un’istituzione medievale e anacronistica come la monarchia per fare un passo concreto verso il futuro. Naturalmente Carlo III sa bene che per garantire un futuro anche ai Windsor non basta la filantropia. Ci vuole anche un’immagine più serena e affidabile della famiglia. E l’ultimo anno, tra il fango che si è appicciato al mantello del fratello Andrea e quello scagliato contro i parenti dal figlio Harry, il ritratto di famiglia è uscito decisamente ammaccato. Perciò il re sa che un minimo sindacale di armonia famigliare è in primo luogo un tonico indispensabile alla salute della Corona. Senza deflettere dai principi, si è messo di buzzo buono a tentare di ricucire gli strappi.

L’operazione più semplice è quella sul fronte del duca di York. Andrea si è ormai fatto persuaso che dopo lo scandalo Epstein, e le accuse di stupro lanciate direttamente contro di lui da Virginia Giuffre, agli occhi dell’opinione pubblica è diventato un paria, un intoccabile. Ha dovuto abbandonare ogni idea di tornare a rivestire un ruolo ufficiale. Ma resta pur sempre un membro della famiglia. E in mancanza di sentenze di tribunale, è proprio come tale che Carlo intende trattarlo: un fratello che , sebbene privato di ogni incarico per le terribili accuse, può però continuare a far parte della vita famigliare. Anche questo compromesso non è stato semplice. L’erede William sa essere molto duro quando gli sembra il caso, e solo la volontà di non dispiacere il padre lo ha convinto a ritrovarsi seduto con il discutibile zio attorno allo stesso tavolo da pranzo. Ma ricucire con Harry rischia di essere molto più complicato per Carlo.

E non solo per la rancorosa opposizione del primogenito. Tra una settimana all’incirca, il duca di Sussex è stato convocato al cospetto del padre monarca. Lui ha sempre ripetuto di desiderare una rappacificazione purché però dalla famiglia venisse una specie di «mea culpa» per come lo ha trattato. Questa non solo non è arrivata e non arriverà mai, ma ciò che colpisce – probabilmente Harry almeno tanto quanto l’opinione pubblica – è la sostanziale indifferenza che i Windsor manifestano verso i duchi ribelli . Come se ormai fossero un capitolo chiuso. In verità anche Harry e Meghan considerano conclusa per sempre la loro parentesi londinese, e puntano tutto sul successo dei loro progetti americani , tra cinema , Internet e televisione. Ma è proprio questo sostanziale realismo che potrebbe, per comune interesse, favorire se non un improbabile ritorno d’affetto almeno il ripristino delle buone maniere.