Le bombe umane di Gheddafi

Gerardo Morina
Gerardo Morina
10.05.2011 05:00

di GERARDO MORINA - Il terrore è un?arma che Gheddafi non ha mai esitato ad impiegare. Ne sono una prova i suoi quarant?anni di potere, periodo in cui il colonnello non solo è stato l?organizzatore e patrocinatore, fuori dai confini libici, di efferati attentati come quello del volo Pan Am 103 nel cielo di Lockerbie in Scozia che nel 1988 costò la vita a 270 persone.Di quest?arma hanno fatto le spese all?interno del Paese anche non pochi suoi oppositori, uccisi e torturati senza il minimo scrupolo. E oggi che Gheddafi si trova sotto assedio da parte delle forze NATO e la Libia è nel pieno di una guerra civile, ecco riaffacciarsi il ricorso ai vecchi metodi, basati sul disprezzo assoluto per le vite umane. Del suo esercito Gheddafi non si è mai fidato, meglio i mercenari, come quelli fatti accorrere dal Niger e dal Ciad, autorizzati a prendersi come bottino tutto ciò che trovano nella Libia orientale, non escludendo stupri a donne e bambine.Né il rais ha mai fatto mistero, in caso di attacco, di essere disposto a farsi proteggere dalla sua stessa popolazione. Ecco allora i casi di «scudi umani» tra i suoi sostenitori, lanciati all?attacco contro i ribelli. Ecco il reclutamento di bambini-soldato, spediti al fronte con l?ordine di uccidere. Ecco le bombe contro gli oppositori e l?incendio dei pozzi petroliferi e dei depositi di carburante. Ma a trasformarsi in bombe umane sono ora anche le ondate di profughi che ormai Gheddafi gestisce senza preoccuparsi di possibili naufragi (come quello dei 48 somali annegati tre giorni fa o dei 300 dati per dispersi in mare dal 22 marzo scorso) e tenendo fede alla minaccia («Vi inonderò di profughi») lanciata all?Europa e in particolare all?Italia subito dopo l?inizio degli attacchi militari su suolo libico.Con la caduta dell?accordo stipulato tra Tripoli e Roma nel 2009, si starebbe aprendo la diga. Secondo quanto scritto ieri in un reportage sulla Libia da Gabriele Del Grande, inviato del quotidiano «L?Unità», «gli sbarchi hanno oggi un mandante.Si chiama Zuhair Adam ed è un alto ufficiale della marina libica». In base a testimonianze raccolte da Del Grande sia in Libia sia a Lampedusa, i vecchi pescherecci utilizzati per abbandonare la Libia non partono più di nascosto dalle spiagge di Zuwarah, bensì da un porto nei sobborghi di Tripoli. Sono i militari, sempre secondo il reportage, a occuparsi dell?imbarco dietro il pagamento di 750 euro (oltre 900 franchi) pretesi da ogni passeggero, un affare che frutta 450 mila euro per ogni barca di 600 passeggeri.E il paradosso è che oggi il reclutamento viene fatto dagli stessi intermediari che nel 2009 Gheddafi aveva mandato in prigione dopo la firma dell?accordo con l?Italia e che oggi sono stati invece rimessi in libertà per collaborare con il regime libico nella gestione delle partenze per Lampedusa.Lo stesso metodo fu usato da Milosevic nel 1999 in Kosovo, quando cercò di ostacolare l?intervento della NATO sospingendo migliaia di profughi in Albania. I fatti dimostrarono che ci vollero più di due mesi di bombardamenti della Serbia per far sì che Milosevic si ritirasse dal Kosovo.Una strategia simile pare configurarsi per la NATO in Libia. L?obiettivo è quello di minare alle basi l?appoggio della popolazione ancora fedele al vecchio regime e spingere così Gheddafi in un angolo per fargli trattare l?esilio. Il rais si sta nel contempo macchiando di crimini umanitari non da poco, ma, stando alle recenti affermazioni del ministro degli Esteri francese Alain Juppé, la NATO non ha come obiettivo quello di uccidere direttamente Gheddafi, ma più semplicemente di «indebolire l?apparato repressivo» del regime di Tripoli.Da parte loro i ribelli libici spingono per una soluzione tipo quella che ha permesso l?eliminazione di Osama Bin Laden in Pakistan ad opera della CIA. Ma le situazioni sono diverse. La differenza fondamentale è che Gheddafi rimane a tutti gli effetti, anche se osteggiato e sempre più delegittimato, un capo di Stato il quale, secondo le norme, perlomeno teoriche, del diritto internazionale, è protetto dall?immunità. Difficile quindi che si realizzi un accordo tra le forze internazionali che intervengono in Libia su un mandato che miri all?uccisione del colonnello. Da parte sua, sempre che potesse o volesse agire unilateralmente, la CIA è ancora vincolata dall?«ordine esecutivo 11905» firmato nel 1976 dal presidente Gerald Ford e che vieta all?Agenzia americana omicidi politici. Nel caso di Bin Laden la Casa Bianca insiste sul fatto che si è trattato di una missione militare, condotta contro un obiettivo militare. Nel caso di Gheddafi la procedura è più difficile e tortuosa, ammissibile solo qualora Gheddafi rimanesse «accidentalmente» ucciso o ferito nel corso di operazioni militari.