Il commento

Le borse e la pazienza

La diffusa presenza di una visione iperdrammatica del mondo, così ben descritta e criticata dallo statistico svedese Hans Rosling sulla base di dati reali, riguarda tanti campi ma determina anche un pessimismo sbagliato nel valutare i mercati finanziari
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
08.08.2024 06:00

Niente di nuovo sotto il sole, da un certo punto di vista. Quando le Borse scendono, scatta l’allarme generale e molti gridano alla crisi. Quando le Borse salgono, cosa che fanno peraltro per la gran parte del tempo, il fatto viene spesso messo nel dimenticatoio. Lo si è già visto in passato - ricordate la caduta pandemica e poi il gran recupero dei listini nel giro di pochi mesi? - e lo si vede anche in questi giorni di volatilità degli indici. La diffusa presenza di una visione iperdrammatica del mondo, così ben descritta e criticata dallo statistico svedese Hans Rosling sulla base di dati reali, riguarda tanti campi ma determina anche un pessimismo sbagliato nel valutare i mercati finanziari.

Cerchiamo di vedere cosa realmente sta accadendo. Anzitutto, le dimensioni: nonostante le discese dei giorni scorsi, l’indice borsistico mondiale in dollari era ieri in positivo per circa il 13% rispetto ai livelli di un anno prima. E si noti che erano livelli già elevati. A volte ciò che impressiona delle Borse è la velocità di caduta, ma bisogna sempre considerare da dove si è partiti, dove si è e dove si potrebbe essere più avanti. In un percorso lungo capita di avere battute d’arresto - i listini azionari non possono sempre e solo salire -, ma ciò che conta è la tendenza di fondo. E questa tendenza è storicamente positiva, cioè al rialzo. I dati complessivi sono molto chiari al riguardo.

Ogni volta che c’è una discesa, sia essa una correzione contenuta oppure una caduta marcata, molti hanno bisogno di agganci nell’immediato per motivare i ribassi. In alcuni casi queste motivazioni hanno un fondamento reale, in altri sono pretesti per giustificare movimenti tecnici di una parte degli investitori, ad esempio vendite di azioni che erano molto salite, per incassare i guadagni. La rapidità della caduta può anche portare altri a vendite da panico, favorite anche dai commenti catastrofisti, che in modo più o meno interessato alimentano le tensioni. Che si trattasse di motivi con fondamento economico, di motivi tecnici, di catastrofismo un tanto al chilo, tutto ciò non ha comunque intaccato il trend rialzista di fondo delle Borse, che regolarmente prima o poi risalgono.

Ma restiamo all’attualità e prendiamo in considerazione la credibilità o meno dei fondamenti invocati a giustificazione delle cadute dei giorni scorsi, seguite da alcuni rimbalzi. Il principale è quello di un aumento della disoccupazione negli USA, che secondo i pessimisti fa pensare all’arrivo di una recessione statunitense. Valutazione che appare ora esagerata, se si pensa che il tasso di disoccupazione USA è salito in luglio dal 4,1% al 4,3% e che il Fondo monetario internazionale prevede una media annua pari al 4% nel 2024.

Questo spiacevole e però moderato aumento dei senzalavoro non è di dimensioni tali da provare un crollo dell’economia USA, che lo stesso FMI prevede in crescita del 2,6% quest’anno. Non solo, il pur contenuto peggioramento del mercato del lavoro potrebbe facilitare l’inizio dei tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve a sostegno dell’economia, passaggio questo atteso e ben visto da imprese e Borse. L’inflazione d’altro canto sta gradualmente calando, negli USA come altrove, e ci sono meno ragioni per tenere tassi molto alti.

Un altro fondamento invocato è quello di un insoddisfacente livello dei ricavi e degli utili delle aziende quotate, in particolare per i big tecnologici. Ma non è esattamente così. Considerando il difficile contesto geopolitico ed economico internazionale, il livello complessivo dei profitti non è da buttar via, tutt’altro. Quanto ai big del tech, alcuni dei loro titoli sono stati probabilmente sopravvalutati, ma la situazione delle imprese è differenziata e il fatto che in alcuni casi gli utili corrano un po’ meno non significa certo che il ramo sia al fallimento. Ricordiamo inoltre che per gli investimenti in Borsa esiste spesso una rotazione fisiologica, cioè una quota degli investitori periodicamente lascia un settore a favore di un altro. Potenzialità e opportunità esistono sempre nei diversi settori. Vedremo se e quanto durerà questa volatilità sui listini azionari, che peraltro non ha in sostanza sufficiente fondamento economico (la geopolitica invece va male, ma ciò richiede un discorso specifico). Nel frattempo, vale la pena di mantenere calma e razionalità, ricordando anche una frase attribuita a Warren Buffett, rilevante investitore USA: «Il mercato azionario è un dispositivo per trasferire denaro dagli impazienti ai pazienti».