Le calze della Befana

di EMANUELE GAGLIARDI - È accaduto in un supermercato: due coniugi stavano spingendo un carrello carico di prodotti verso la cassa. All'improvviso, uno dei due ha guardato la consorte e le ha chiesto dove era finito il figlioletto. La giovane donna ha risposto: «Ma non era lì con te?». Detto fatto, è scattato l'allarme. L'uomo ha lasciato la moglie in fila alla cassa e ha iniziato a cercare il bimbetto chiamandolo per nome, con toni sempre più acuti. «Non star lì fermo» si è sentito anche urlare addosso l'uomo. Per un po' il figlioletto non si trovava ed altri clienti del supermercato chiedevano particolari sul vestiario dello scomparso per poterlo individuare. Una donna ha consigliato alla coppia di andare alla cassa centrale e di far effettuare una ricerca con l'altoparlante. Non è stato necessario. Alla fine, il ricercato è arrivato di corsa, sbucando da una corsia: nelle mani stringeva due enormi calze della Befana colme di dolciumi ed altro. Raggiante si è fermato davanti a mamma e papà e ha teso le mani per metterle sul nastro trasportatore. Il bimbetto è stato investito da una serie di domande incalzanti. Le più corte erano: «Che cosa ti è saltato in mente? Chi ti ha detto di prenderle? Lo sai adesso cosa facciamo, lo sai?». I due coniugi si sono accorti che gli altri clienti del supermercato guardavano con occhio benevolo il bimbo diventato paonazzo e rimasto impietrito. Allora il papà, con toni concilianti, ha preso le due calze, le ha appoggiate sul bancone. Guardando la commessa ha detto: «Adesso le lasciamo qui. Se siete stati bravi, a te e a tuo fratello vedrai che la Befana ti porterà altre calze». «Da noi arrivano i Re Magi, non la Befana», lo ha corretto la moglie. Finale: il terzetto ha lasciato il supermercato senza le calze della Befana. Il bimbetto era ammutolito, seguiva i genitori e continuava a girarsi guardando verso le calze che sino a qualche minuto prima stringeva felice. Neanche una lacrima, ma era distrutto. Via la coppia, sono partiti i commenti di chi seguiva in fila.
E così, mentre aspettavamo il nostro turno alla cassa, abbiamo rammentato una lontana vigilia dell'Epifania. Da noi, a portare i doni, arrivavano i Re Magi: ai quali bisognava lasciare qualche cioccolatino, caramelle, una lettera di buoni intenti, un po' di paglia ed acqua per i cammelli. Una sera, quella prima dell'Epifania, all'improvviso, ci accorgemmo che ci eravamo dimenticati di acquistare i dolciumi nella drogheria sotto casa. E non era la prima volta. Lo raccontammo ai genitori che ci dissero che ormai era tardi. «Dovevi pensarci per tempo. Chissà cosa diranno i Re Magi», aggiunsero. Una frase che quasi ci paralizzò. All'improvviso, uscì un'idea. Ci offrimmo (fatto inusuale) di gettare l'immondizia nel bidone collocato nel cortile. Ottenuto il permesso, scendemmo le scale: collocato il sacco, suonammo subito il campanello del droghiere, amico di papà, pregandolo (dopo avergli spiegato il problema) di riaprire il negozio un attimo. La porticina del retrobottega così si spalancò, un'altra volta, fuori orario. Poi arrivò uno dei nostri genitori preoccupato per la lunga assenza. Rivolgendosi all'amico droghiere disse: «Non è la prima volta che si dimentica di fare acquisti per i Re Magi. Se il negozio è chiuso, non devi riaprirlo. Hai capito?». L'amico sorrise e guardandoci gli rispose: «Lui comunque suona e paga. Un paio di altri suoi amici del cortile oggi, in orario di apertura, sono entrati in negozio con l'ombrello sotto braccio e ho visto che, di nascosto, volevano riempirlo di caramelle: sempre per i Re Magi, mi hanno detto». Chiedemmo i nomi degli amici (eravamo in diversi) in questione, ma il droghiere non li disse.