L’opera che vorrei

Le ragazze di Renoir

La rubrica di Salvatore Maria Fares
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Salvatore Maria Fares
Salvatore Maria Fares
02.11.2021 21:07

Anche di Renoir si vorrebbero tutte le opere, dalle più celebri a quelle meno popolari. È il pittore della luce, che pervade anche i soggetti più oscuri, perché della luce ebbe il culto più praticato fra i suoi contemporanei. Colore e luce ne fanno un poeta della luminosità. Renoir, definito anche «artigiano» della pittura, fu artigiano anche costruendo la propria esistenza. Comincia da ragazzo a Limoges con i decori di tazzine e piatti. Ha un talento spiccato per decorare e gira per gli atelier. Figlio di un sarto, disegna da decoratore ma presto si associa ai pittori. Predilige l’aria aperta in pagine impressionistiche, sorride con gioia nelle sue scampagnate e se le godeva la domenica che per lui era freschezza e riposo; era tutta pittura domenicale la sua. Vivere a Parigi per lui era osservare gite e balli. Nella sua carriera le donne sono primarie. Apre i francesi alla disinibita femminilità che non è sfacciata nonostante i suoi molti nudi che fanno pensare a una sorta di verismo innocente. La sua sposa fu una modella, fra intrigo e innocenza.

Alcuni lo considerano fra i primi femministi. Non sono sognanti gli impressionisti e in varie fasi della carriera il sorriso è il suo emblema. La donna anche nel ballo in campagna per Renoir è il trionfo del sorriso di chi scopre la propria femminilità. Segue le donne che vanno a teatro fra timidezza e emozione. Stefano Zuffi dice che era femminista perché restituiva i moti dell’animo delle donne. Giovinette, aspiranti ma innocenti, come le ricamatrici o le due giovani che sfogliano un album. La provocazione latente non è mai morbosa. La Francia era ancora bigotta e puritana. Ritrae spesso in diverse fogge una star del palcoscenico colto, Jeanne Samary, che sapeva anche come posare. Conservata alla National Gallery di Washington la Bambina con innaffiatoio è ritratta seria nell’impegno che hanno i bambini responsabilizzati. Si dedica a molte raffigurazioni familiari borghesi, con le giovani agli strumenti musicali e con il pomeriggio dei bambini, quando figure di gozzovigliatori e gaudenti dominano molte opere correnti. È lontano dai raffiguratori della povertà attraverso bambini in disagi. Queste due fanciulle sorelle aprono un salotto borghese, incuriosite e divertite, pronte a diventare donne. Certamente la gioia era sulla sua tavolozza anche quando pioveva. Nel 1881 va a Napoli, cambiano i soggetti e arrivano le donne come sirene.

Una sua qualità fu essere fra i primi francesi moderni a disabbigliare le donne. Quel viaggio però lo appesantisce perché il bazar storico dei grandi italiani lo turba e la donna si fa come una dea robusta e tizianesca. Queste due fanciulle sono già leggiadre. Jean Renoir, suo figlio, che diventerà uno dei maestri del cinema, disse che dal padre aveva preso il naturalismo. Renoir intuisce che il cinema sarà la nuova forma d’arte che cambia le immagini. Trasmette al figlio il testimone. Fraterno amico di Mallarmé, fu il pittore della luce che echeggia nel Mattino di Ungaretti. L’artrite deformante lo costringerà da anziano a dipingere con il pennello legato alle mani.