L’esempio del Guardian tra carta e web

Per poter procedere a passo sicuro nella scivolosa era digitale gli editori dei giornali tradizionali devono rivedere il loro modello di business, riposizionarsi sul mercato, integrare sempre di più i due supporti «carta» e «web» facendoli convivere proficuamente e, infine, munirsi di pazienza prima di raccogliere i frutti, con la consapevolezza che la carta, a dispetto delle cassandre, continuerà per i prossimi anni a rappresentare un’importante fonte di reddittività nonché il principale introito finanziario per le testate locali e regionali.
Resta che il cambiamento è in atto ogni giorno e con una buona notizia in sottotraccia: i due supporti, cartaceo e digitale, stanno dimostrando di essere ampiamente compatibili proprio perché agli antipodi. Gli estremisti sostenitori dell’uno o dell’altro, chi sperava in una «monocultura» da cui trarre massima resa e massimo profitto, si rassegnino: carta e web possono potenziarsi a vicenda, se governati con mano sicura. Uno non «butterà fuori» l’altro.
Il giornalismo su carta, è vero, accusa un drastico calo della pubblicità, ma quella che rimane resta altamente pagante, quello sul web, dal canto suo, è popolato – e talora sovrappopolato – da réclame le cui tariffe non si avvicinano minimamente a quelle del giornale.
Vi è poi il numero dei lettori giornalieri, che nel caso del Corriere del Ticino (carta e web) è più o meno lo stesso, sebbene la sovrapposizione tra le due categorie di lettori sia talmente bassa (quasi mai superiore al dieci per cento) da poter essere considerata trascurabile.
Nel nostro cantone, ma è una tendenza registrata in più Paesi, chi legge il cartaceo di solito non legge l’online, e viceversa. Questione di età, certo, e di abitudine. Per gli editori di testate storiche – come la nostra – il segreto sta nel riuscire a coniugare la tradizione ultracentenaria con l’innovazione.
Il New York Times ha dimostrato di poterlo fare brillantemente, aprendosi con decisione al digitale e vincendo nel tempo una sfida che a livello globale è più facile che a livello locale. Questo perché se si vuole leggere un quotidiano internazionale in Ticino o in qualsiasi altra parte del mondo, è più che naturale abbonarsi alla versione digitale o al suo sito web, per i costi più bassi ma soprattutto per l’immediatezza: che senso avrebbe riceverlo in edicola (o nella buca delle lettere) con uno o due giorni di ritardo, a meno di non essere degli «edonisti cartacei»?
Detto del solito New York Times, modello per eccellenza di lungimiranza e successo (con tanti tentativi di imitazione), un altro esempio positivo arriva da oltremanica, con il Guardian che nell’ultimo anno fiscale ha registrato un utile operativo per la prima volta – pensate – dal 1998. Il principale quotidiano inglese non ha certo appianato le perdite precedenti (50 milioni solo negli ultimi tre anni) con il milioncino d’attivo registrato nel 2018, e infatti più che la meta (e la cifra) ad essere interessante è il viaggio: il Guardian è tra le pochissime testate di livello mondiale a non aver mai adottato il paywall – il sistema che consente l’accesso a determinati contenuti di un sito internet a pagamento – preferendo il tentativo di sostenersi attraverso le donazioni da parte dei lettori digitali. Una «relationship strategy» che ha dato un chiaro e seducente messaggio ai lettori stessi: «Non state comprando l’accesso a un contenuto, state sostenendo una causa».
Un approccio filantropico (e controverso) che può essere attuato solo in presenza di una massa critica importante e attraverso un «brand» riconosciuto e rinomato: il Guardian, terzo quotidiano per lettori al mondo, non è d’altronde più solo un giornale britannico, bensì un media globale che con il tema della Brexit ha incrementato notevolmente i lettori e il traffico sul web. Il modello delle donazioni non è insomma facilmente replicabile altrove, men che meno in una realtà piccola come quella ticinese. Resta comunque stimolante per le energie che mette in moto. A rimanere invece fondamentale a tutte le latitudini è il rapporto con i lettori e la fiducia che si instaura giorno dopo giorno grazie ai contenuti esclusivi, alla cura degli approfondimenti, alla tempestività nell’informazione. In una parola: grazie alla qualità.
Il caso del Guardian, che nel 2018, per la prima volta nella sua storia, ha ottenuto maggiori ricavi dal digitale che non dalla carta, certifica ancora una volta che - appunto - qualità, ma anche coraggio e pazienza sono gli ingredienti imprescindibili per avere successo nel complicatissimo e sempre mutante mondo dei giornali. A patto che ogni realtà editoriale tenga presente le proprie peculiarità, conosca perfettamente il suo lettorato e non si snaturi, consapevole che una soluzione universale per sconfiggere la crisi non esiste.