Tra il dire e il fare

L’Europa e l’America

Quanto è difficile cercare di capire gli americani per noi europei!
Alessio Petralli
Alessio Petralli
11.11.2024 06:00

Quanto è difficile cercare di capire gli americani per noi europei! È un po’ come cercare di capire il baseball o, ancora peggio, cercare di farselo piacere. Non c’è verso, ma intanto loro si divertono! Anche se da tempo hanno scoperto che il calcio forse è meglio e comprano a mani basse le nostre squadre.

Vale anche per la «filosofia multiclub» del grande boss del Lugano calcio Joe Mansueto, apparso per la prima volta a Cornaredo e che ha raccontato parecchie cose, senza però rivelare quando rinnoverà il contratto a Mattia Croci-Torti (qualcuno avrà osato chiederglielo?). Ma anche qui gli americani sono imprevedibili e come hanno scelto il Crus sorprendendo tutti, così potrebbero improvvisamente lasciarlo a casa, magari sotto Natale che fa molto «piccola fiammiferaia». Con tanti saluti all’identità ticinese della squadra, tanto più che l’altro Mattia pare ormai «maturo per il Bellinzona».

Per l’identità svizzera ci penserà poi la moglie di Steffen, forse disponibile per un’esperienza a Chicago. Velocemente però, prima che il nostro valente Renatino nazionale si svaluti troppo a causa dell’anagrafe impietosa.

Quindi in fondo capire gli americani non è poi così difficile: basta seguire il profumo dei soldi, che nel nostro caso significano un nuovo stadio meno capiente, per far spazio a belle lounge (salottini) e ai loro clienti privilegiati. E anche a Chicago arriverà un nuovo stadio, con le due squadre del cuore sempre però su un piano di effettiva e affettiva parità («Non si fanno preferenze fra due figli!», Joe dixit!). E così la piccola Lugano (nona città svizzera con quasi 70mila abitanti) conterebbe quanto la grande Chicago (terza città americana con quasi tre milioni).

Ma in economia vale spesso la volgare «legge del Menga», gentilmente traducibile nella «legge del più forte». Che pur in crisi rimangono sempre loro, gli amici americani, che sono però arcistufi di proteggerci soprattutto a loro spese con il costoso ombrello della NATO. Quindi i cari europei sono fortemente pregati (si fa per dire) di dedicare almeno il 2% del PIL alle spese militari. Detto per inciso la Svizzera è oggi abbondantemente sotto l’1% (a cui conta di arrivare fra una decina d’anni), mentre dal canto suo l’UE è stufa dei miseri 130 milioni che ogni anno le versa la Svizzera, quando la Norvegia le sgancia annualmente più del triplo.

Visto che l’America rimane forte, e l’Europa un po’ meno, sappiamo già come andrà a finire. Appena gli americani alzeranno davvero la voce ci adegueremo (anche se non siamo né nella NATO né nell’UE), mentre con l’UE continueremo a trattare a lungo, sperando che non riescano a mettersi d’accordo per fare sul serio.

Tra l’altro le spese per le armi vanno in buona parte a finire negli USA che, come ha ben detto Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, costruisce un solo carro armato uno! Mentre l’Europa di carri armati per trastullarsi ne produce ben dodici!

Sia quel che sia, pare siano in tanti a voler spolpare la sempre pasciuta Svizzera, che a sua volta si rifà sui Cantoni, i quali prendono di mira i Comuni. Che chiedono sacrifici ai propri cittadini. Traduzione: la globalizzazione ha un po’ migliorato la vita di molti poveri nel mondo, ma ha impoverito il ceto medio occidentale.

Se non vogliamo impoverirci davvero, un suggerimento non richiesto alla politica luganese: si tratti con gli americani del calcio usando il linguaggio che capiscono meglio. Se volete davvero tante belle lounge all’ultimo momento, allora mettete sul tavolo almeno trenta milioni al posto dei miseri tredici offerti. Anche in criptovalute, a patto che Mansueto decanti a Trump il «Plan B di Lugano» e che gli americani sostengano Tether quale stablecoin privilegiata. Dopo averle denigrate, Trump ama le criptovalute, e se facciamo alla svelta prima che cambi idea potremmo fare Bingo, sdebitandoci con uno nuovo stadio fatto di soli salottini, prelibatezze varie e Champagne (hamburger, patatine e Coca Cola a Chicago). A questo forse pensava in cuor suo Joe Mansueto quanto ha parlato di Lugano con il più bello stadio-boutique d’Europa!