L’italiano nel Vallese

Solo dieci anni fa, il Canton Vallese aveva proposto l’«italianità» fra le proprie tradizioni viventi presentate all’Ufficio federale della cultura a sostegno della candidatura al Patrimonio immateriale dell’Unesco. Voleva sottolineare l’importanza decisiva dell’immigrazione italiana per la storia e l’identità del cantone: dai mercanti lombardi del Medioevo ai costruttori di dighe e di gallerie nell’Ottocento e Novecento fino ai grandi collezionisti d’arte come i Gianadda. Oggi, nel bilingue Vallese (suddiviso in distretti francofoni del sud e distretti germanofoni del nord), la terza lingua più parlata non è l’italiano. Malgrado la frontiera con la vicina Italia e col Ticino e i passi storici (Gran San Bernardo, Sempione e Nufenen) la terza lingua in Vallese è ormai il portoghese, parlato da 23.000 persone, un numero che corrisponde all’8% della popolazione residente nel cantone (340.000 abitanti). Gli italofoni sono solo 12.600 (il 4,4%), ovvero poco più della metà rispetto a coloro che affermano di essere di lingua materna portoghese e di parlarla regolarmente.
Questi dati sono contenuti in uno studio commissionato dall’Ufficio cantonale di statistica vallesano pubblicati nei giorni scorsi. A giudicare dai numeri, la terza lingua nazionale svizzera - l’italiano - rischia d’altronde di diventare meno rilevante anche dell’inglese: gli anglofoni sono infatti quasi 12.000 già adesso e l’elevata richiesta di quadri internazionali da parte di aziende tecnologicamente avanzate, nel cui sviluppo il Vallese sta investendo moltissimo (Lonza, specializzata nelle biotecnologie e Bosch Scintilla), incrementerà probabilmente nei prossimi anni la popolazione che parla la lingua inglese. Dallo studio risulta che il francese (compreso il dialetto vallesano) è designato come lingua principale dal 67% della popolazione residente permanente del cantone. Il tedesco (o lo svizzero-tedesco) è la lingua principale parlata dal 25% dei vallesani. Una minoranza che tuttavia conta anch’essa poco nel cantone se si guarda alla rappresentazione geografica.
Benchè il Vallese faccia parte - con Berna e Friburgo - dei Cantoni che hanno adottato francese e tedesco come lingue ufficiali (quelli che si definiscono ufficialmente bilingui), la stragrande maggioranza dei germanofoni sono confinati nell’Alto Vallese (nei distretti di Brig, Visp, Raron, Goms e Leuk), mentre nel Centro e Basso Vallese francofono sono quantité négligeable. Si pensi che nell’insieme dei distretti francofoni i germanofoni sono addirittura la metà di coloro che parlano portoghese: 4,8% di parlanti tedesco o svizzero-tedesco a fronte del 9,4% di parlanti la lingua portoghese. Non a caso il titolo dello studio è Un bilinguismo non tanto diffuso, un eufemismo per dire che la realtà fa a pugni con lo statuto istituzionale di Cantone bilingue. Altovallesani germanofoni da un lato e centro e bassovallesani dall’altro vivono un po’ come separati in casa. A dire il vero da molto tempo e con conseguenze che chiudevano e chiudono parecchio la politica vallesana entro gli steccati dei suoi distretti.