Pandemia

Lo storico valico di Chiasso e il virus

Il commento di Emanuele Gagliardi
©CdT/Gabriele Putzu
Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
27.03.2020 06:00

È probabilmente una delle dogane, dei valichi più noti e fotografati: parliamo dell’impianto di Chiasso strada (per l’Italia è il valico di Ponte Chiasso), che segna il confine tra Svizzera e Italia, tra la cittadina di Chiasso e Como. La sua storia va indietro di anni e anni (la dogana di Brogeda autostrada è arrivata diverso tempo dopo) e la documentazione fotografica al riguardo, soprattutto quella relativa all’antico e caratteristico manufatto che ospita i militari della Guardia di finanza italiani, prima in bianco e nero e poi a colori, è ricca di fascino, di ricordi e di testimonianze del tempo che fu. Qui, ricordiamo, tra l’altro, passò una fetta di storia. Qui si svolsero anche i fatti di Chiasso del 27 e 28 aprile 1945: avvenimenti legati al tentativo di una colonna militare tedesca di attraversare (armata) la frontiera svizzera per evitare la resa alle forze alleate. Ma la dogana di Chiasso strada, le foto del vecchio impianto italiano, si ritrovano (oltre che in alcuni film) a corredo di centinaia di articoli giornalistici che hanno trattato, nel corso degli anni, avvenimenti legati alle due nazioni. Accordi internazionali, problemi concernenti i frontalieri, sequestri importanti di denaro, traffici (prima di sigarette e poi di droga), colonne di auto italiane che si recavano in Ticino per il pieno di benzina ai tempi degli scioperi dei benzinai italiani, hanno visto la dogana sempre immortalata: in foto, su quotidiani e riviste di diversi Paesi, oppure in immagini di servizi televisivi. In primo piano sempre lei e, sullo sfondo, via Bellinzona, che sale verso Monte Olimpino. E così avviene anche in questi giorni, in occasione di reportage che parlano del problema del coronavirus e del numero ridotto di frontalieri autorizzati ad entrare in Ticino. Al valico di Chiasso strada sono arrivati alcuni vertici del Corpo delle Guardie di confine per controllare la situazione e, puntualmente, gli intervistati hanno, tra l’altro, come sfondo, l’impianto di Chiasso strada (con la dogana italiana), uno dei pochi valichi che restano aperti in questo difficile periodo di diffusione del virus killer. Come sono lontani i giorni in cui questa zona di frontiera viveva tempi normali con transiti sostenuti (forse eccessivi) nei due sensi. Il tempo sembra essersi fermato. Adesso colonne di macchine in entrata al mattino, automobilisti controllati dalle guardie ticinesi (chi non è in regola torna indietro in Italia), poi il silenzio. Di sera il copione si ripete in senso contrario. L’impianto ha avuto sempre un’esistenza movimentata: traffico di auto, centinaia di passaggi a piedi di persone che attraversavano il confine da una parte all’altra. Come sono lontani i tempi del pieno della benzina da parte dei numerosissimi clienti italiani, degli acquisti di cioccolata e sigarette, dei controlli dei militari della Guardia di finanza anche a coloro che entravano a piedi da Ponte Chiasso per fare acquisti e all’uscita venivano bloccati e la merce esaminata: se era in eccesso, bisognava portarla indietro. Coloro che transitavano a piedi, al momento del rientro in Italia, dovevano mostrare un tesserino che riportava i giorni del mese e il giorno in questione veniva cancellato, per ricordare al possessore che non avrebbe più potuto fare acquisti quella giornata. E se qualcuno aveva un atteggiamento sospetto veniva sottoposto alla «visita». Rigidi anche i controlli delle guardie di confine svizzere per coloro che entravano in Ticino, a piedi o in auto. Il valico era pieno di vita, lato svizzero e italiano: la gente, le guardie, i finanzieri, poliziotti, parlavano, discutevano, alzavano la voce quando necessario. I tempi sono cambiati e sono spariti i tesserini con i giorni del mese. Adesso, però, giustamente, sono comparsi guanti e mascherine. Scenari (pensando al passato) da fantascienza, ma ora attuali e necessari. Poche parole, nessuno ha voglia di conversare. «Ecco - pensa la vecchia dogana italiana - adesso mi tocca vedere anche questo. E tutto ciò per un invisibile, un potenziale killer. Un intruso che, in poche settimane, ha stravolto la vita di tutti, compresa la mia».

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