Lugano e lo spirito del tempo

di Bruno Costantini - Un anno fa il Municipio di Lugano sotto l'albero di Natale aveva messo il documento «Orizzonte 2025» con le linee di sviluppo per il prossimo decennio. Ne abbiamo scritto in diverse occasioni: è un bell'elenco di nobili auspici sulla città ideale che tutti vorremmo e sui progetti per il rilancio socio-economico dopo il ridimensionamento della piazza finanziaria, una sorta di bussola un po' trasognata con aspetti tecnico-operativi e incursioni nella poetica di Italo Calvino, fors'anche con l'obiettivo di trasmettere – allora nell'imminenza delle elezioni comunali – positività e fiducia nel contado dopo la notte di tregenda sulle casse cittadine. E, soprattutto, è un documento improntato all'apertura, nel quale si legge, fra l'altro, che Lugano, fresca di LAC, ha «una forte connotazione internazionale: è la più grande città italofona fuori dall'Italia ed è un brand conosciuto nel mondo, come attestano le numerose richieste qualificate di incontro che giungono dall'estero». Oppure che è un polo urbano «attrattivo sul piano artistico, culturale e turistico; aperto, accogliente, cosmopolita, disponibile al dialogo, all'ascolto, alle collaborazioni locali, nazionali e internazionali». O ancora che si tratta di una città «aperta alla cultura e all'innovazione, riconoscente ai cittadini e alle cittadine, presente nei suoi quartieri, accogliente con gli ospiti. Una città che guarda lontano senza timidezza, parla un centinaio di lingue diverse e interagisce con tanti mondi, cercando di far beneficiare di queste relazioni la società, l'economia, la ricerca». Quasi un afflato estatico, persino curioso se riferito a un Esecutivo a maggioranza relativa leghista (fatta astrazione dai diversi leghismi), poi ampiamente ripreso dal sindaco Marco Borradori nel tradizionale e applaudito discorso di Capodanno. Sono ormai passati dodici mesi: la città internazionale, cosmopolita, aperta e accogliente che interagisce con tanti mondi a che punto è del cammino verso il luminoso «Orizzonte 2025»? Le elezioni comunali di aprile non hanno mutato i rapporti di forza in riva al Ceresio e la tenzone tra Lega e PLR ha premiato ancora una volta il movimento di via Monte Boglia, che quasi ovunque nel cantone (fatta un po' eccezione di Locarno) ha accresciuto i suoi consensi negli enti locali. La rotta per il risanamento delle finanze pubbliche è stata mantenuta, ma sul pareggio dei conti pesano sempre alcune ipoteche: la riforma III dell'imposizione delle imprese in votazione popolare il 12 febbraio prossimo, la riforma Ticino 2020 che dovrebbe ridisegnare i rapporti tra Cantone e Comuni, le incognite sull'introduzione della tassa sul sacco (con sul piano comunale il ricorso al TRAM del PPD e su quello cantonale il referendum leghista). E soprattutto, come da tutti riconosciuto anche la scorsa settimana in Consiglio comunale nel dibattito sul Preventivo 2017, c'è la preoccupazione per il miliardo di debiti. Vi è però anche gran voglia di tornare a essere positivi per costruire la Lugano bella, dinamica e aperta citata all'inizio. Lasciando da parte, per carità di patria, la Lugano brutta, bruttissima, del clamoroso pastrocchio, ancora irrisolto, delle nomine per il Consiglio direttivo dell'Ente autonomo del LAC, bisogna riconoscere che in questi primi mesi della nuova legislatura scelte nella direzione auspicata ci sono già state, dalla concretizzazione dell'operazione Mizar per lo sviluppo del polo della ricerca biomedica all'avanzamento del progetto per il polo turistico-congressuale del Campo Marzio che dovrebbe giungere a breve in Consiglio comunale. Da poco la città ha anche una stazione e una funicolare nuove fiammanti, legate a quella straordinaria opera che è AlpTransit. La trasversale ferroviaria veloce è un'opportunità per la Lugano aperta che guarda al futuro immaginando nuovi assi di sviluppo, fermo restando, ovviamente, che i benefici non pioveranno dal cielo, ma dipenderanno da come si muoveranno politica e iniziativa privata. Si potrebbe dunque affermare che si è sulla buona strada verso l'«Orizzonte 2025», e per certi versi così è. Un piccolo ma significativo episodio ci racconta tuttavia anche un'altra storia. Ci riferiamo alla vicenda della bancarella in piazza Dante, con regolare permesso, che promuoveva una catena di vendita italiana e che poco prima di Natale la polizia ha fatto sloggiare per ragioni di sensibilità, per lo spirito del tempo insomma, per lo «Zeitgeist primanostrista» sollevato da una giovane consigliera comunale liberale e fatto proprio, con la velocità del fulmine, dal comandante della polizia comunale e dallo sceriffo in capo, il vicesindaco Michele Bertini, andato lungo su un terreno molto scivoloso. È infatti sorprendente che questa spacconata sia stata orchestrata non dai paladini dell'autarchia con i cani lupo alla frontiera, ma da chi dovrebbe avere una concezione liberale dell'economia e della società (qui non stiamo parlando di provvedimenti per frenare le derive sul mercato del lavoro). Che facciamo allora con i manifesti pubblicitari di aziende ticinesi in Italia? Che facciamo con quegli italiani che, nonostante la fine del segreto bancario, gli scudi fiscali e le «voluntary disclosure», hanno deciso di mantenere comunque i loro averi, e magari anche le loro attività, sulla nostra piazza? Mandiamo loro la cavalleria con l'avvertimento «fö di ball»? Non è con questi mezzucci che si ridà fiato ai commerci luganesi in difficoltà (e se questa è davvero la convinzione, è sicuro che commercianti e politici faranno piccola la grande Lugano). Senza contare – aspetto non secondario e alquanto irritante – che i cittadini-consumatori non sono dei cretini che le lodevoli autorità devono mettere sotto tutela e indirizzare nelle loro scelte secondo qualche piano quinquennale inventato dall'improvvisato Soviet Supremo di piazza della Riforma. Fra tante contraddizioni, nel confuso (e cupo) furore dei tempi può capitare che possa inopinatamente scappare la frizione, mentre la Città cerca di muoversi in un'altra direzione. Aspettiamo dunque, domenica prossima, il nuovo discorso di Capodanno del sindaco Borradori. Con quanti e quali mondi stiamo interagendo?