L’uovo delle speranze

Quest’anno a Pasqua si potrebbe rivalorizzare un simbolo elevato che raccoglie speranza, nutrimento e continuità della vita: l’uovo. Ci accompagna da sempre, dalle antiche culture, dalla mitologia al cristianesimo. Molti artisti lo hanno elevato nelle loro opere. Giorgio De Chirico affidandogli il senso del mistero ha raffigurato spesso l’uovo, in cui cogliere speranze e sopravvivenze. Abbiamo bisogno di speranze portatrici di certezze, basate sulle ricerche e sulle azioni concrete soprattutto nelle scienze e nella lotta a ogni forma di violenza. Potremmo riproporre l’uovo come simbolo della positività di cui abbiamo bisogno come dei vaccini, senza ritenere i simboli semplicemente aneddotici e consolatori. In questa segregazione sanitaria si è letto di più e in qualche televisione molte rievocazioni storiche hanno riportato conoscenze e temi dimenticati. Hanno aiutato a conoscere altre culture e spero che conoscendo la nostra molti qui ne facciano tesoro, perché utile alla convivenza. Sarebbe bello vedere la gente appassionarsi e conoscere la Storia, le tradizioni, i costumi sociali, le consuetudini religiose e civiche del proprio paese. Sarebbe bello però se anche chi risiede in un paese che non è il proprio ne conoscesse le usanze e fosse partecipe della sua storia rispettandone i valori più emblematici, quelli della cultura, dell’arte e della vita morale. Almeno la Svizzera è un paese solido, costruitosi su secoli di lavoro e la natura la rende bellissima. Una volta sul lungolago una ragazza straniera guardando i gabbiani disse criticamente che erano belli ma che non erano i gabbiani del mare. Le fu risposto che anche i nostri sono comunque bianchi e alati, liberi e fecondi. Ogni personalità è un risultato lento di sedimentazioni altrettanto lente che da cronaca, anche privata, poi si fanno storia. È prezioso anche nella globalizzazione farsi parte di una tradizione, di una trasmissione di valori e sentimenti, anche intesi soltanto sul piano morale, non necessariamente spirituale. Questo trasmettere un’identità è un importante. Nessuno è tenuto a stare genuflesso davanti alla Storia ma certamente è importante sapere che dietro uno scampanio che dura alcuni minuti o dietro i rami secchi di ulivo che per tradizione bruciano sul braciere davanti a un sagrato ci sono secoli di passaggi, che si fanno ormai sempre più sfumati nei loro significati originali ma che comunque restano. I rametti di ulivo dell’anno precedente bruciano in due minuti come nel tratto di Picasso nel disegnare una colomba ma quei pochi minuti hanno secoli di tradizione per ardere. Se la tradizione si perde si perdono le nazioni. A Pasqua è utile ripensare al senso dei passaggi. Una civiltà ha bisogno delle rinascite e dei rinnovamenti, non delle cancellazioni, non del buio dei valori, qualunque essi siano, purché al servizio del bene civile comune. Una visita anche solo conoscitiva alle nostre chiese, ai monumenti, alle vestigia qua e là sparse avvolte in un silenzio rotto dal sole non farebbe male in questi giorni in cui una tradizione continua. La gente di fede resta alla consuetudine dell’agnello e della uova benedette sulle tavole a Pasqua, e poi date ai maschi per rinnovarli. La grande cucina è il prodotto della fantasia e della qualità ma per lo più è il risultato della tradizione che si conserva. Le mode hanno stravolto le tradizioni e i sapori; ci hanno perfino derubato dei piaceri più elementari ma non quello dell’uovo, il più resistente e immacolato dei simboli, con un sole al suo interno: la vita. La Storia dell’Arte racconta come le grandi ricorrenze avessero pranzi con un significato simbolico attribuito a ogni elemento. La Pasqua rappresentava il trionfo dei trionfi per la prodigiosa Risurrezione che confermava l’unicità e la divinità di Cristo, al quale si rendeva onore anche con l’abbondanza culinaria e con le uova. Non occorre essere religiosi, di qualunque credo, occorre essere civicamente e socialmente corretti, senza paure ultraterrene ma con il senso di responsabilità individuale. L’uovo è il riassunto delle speranze, poiché racchiude simbolicamente l’oro della vita. La vita oltre la vita non è svelabile ma vivere la propria esistenza è una certezza che tocca in sorte; l’uovo della vita ha molte sorprese, la più sorprendente delle quali è la possibilità almeno di migliorare le sorprese meno gradite. La pestilenza di questi giorni potrebbe essere un monito a guardare il peggio ma per appigliarsi ragionevolmente al meglio.