Il commento

Ma quindi com’è stato questo Sanremo 2024?

La vittoria di Angelina Mango, l’anti-geolierismo, Ghali e Mahmood fuori dal podio: ecco che cosa ci ha lasciato questa edizione
Marcello Pelizzari
11.02.2024 12:01

Dunque, come è andata? Riassumiamo al massimo: Angelina Mango ha vinto Sanremo 2024. E per certi versi non poteva essere altrimenti. I pre-ascolti l’avevano fatta rientrare nel novero dei favoriti, mentre sul palco dell’Ariston – sin da subito – c’è stato feeling con le due giurie. Addirittura, dopo la serata delle cover per una larga, larghissima fetta di stampa era diventato un dovere morale sostenere la figlia dell’immenso Pino Mango. In parte, perché quella performance così profonda e così sentita – d’altro canto Angelina ha portato un pezzo di suo papà – ha confermato il potenziale di questa ragazza. In parte, però, perché la cavalcata di Geolier al televoto ha fatto gridare allo scandalo e innervosito giornalisti di vario genere e caratura. Della serie: guai se vincesse il favorito della gggente

In realtà, o meglio ai nostri occhi e alle nostre orecchie, non ha vinto la miglior canzone fra le trenta in gara. Non sarebbe stato così nemmeno per Geolier, intendiamoci. Ha vinto, se vogliamo, il brano attorno al quale si è creato il maggior consenso tra sala stampa e radio. Un brano apparentemente banale, dal retrogusto latino e con chiari accenni di elettronica, ma dal testo e dal significato importanti come si suol dire. Un inno alla sofferenza quale trampolino per nuovi traguardi e ritrovate felicità. Un inno al quale, e qui intuiamo perché fosse considerata favorita alla vigilia, hanno partecipato Madame e Dardust come co-firmataria e produttore. Chapeau, insomma. 

Restano, rispetto alla gara canora, due considerazioni da fare. La prima: il polverone sollevatosi dopo il doppio primo posto di Geolier, giovedì e venerdì. Che il rapper napoletano, alle sue spalle, avesse un vero e proprio progetto di marketing era cosa nota. Da tempo, infatti, stava facendo propaganda in merito con tanto di tutorial e visite nelle scuole al grido «votatemi». Se avesse vinto, non sarebbe stato uno scandalo al netto dei soliti commenti dal retrogusto vagamente razzista «eh ma canta in napoletano»: aveva fra le mani una canzone di spessore. Non solo, se il televoto fa parte del carrozzone, è inutile lamentarsi quando sbuca qualcuno che sa usare quest’arma in maniera perfetta. La seconda considerazione: proprio in virtù della distribuzione dei poteri, se così vogliamo chiamarla, e del peso del televoto nella votazione finale riservata ai primi cinque della classifica, questa notte è apparso più o meno chiaramente, nell’immediato, che Geolier avrebbe avuto bisogno di un miracolo per vincere Sanremo 2024. Selvaggia Lucarelli, giorni fa, nel tentativo di smorzare l’anti-geolierismo ha scritto su Instagram: «La sala stampa avrà modo, se vuole, di bilanciare come e quanto vuole, come sempre». Ed è quello che ha fatto, unitamente alla giuria delle radio. 

Unendo quanto detto sin qui e uscendo dalle logiche della distribuzione dei voti, per quel poco che ne capiamo di musica risulta difficile digerire il terzo posto di Annalisa (sì, aveva la canzone per vincere) ma soprattutto, se vogliamo buttarla sulla qualità pura, l’esclusione dal podio di Ghali e Mahmood, rispettivamente quarto e sesto. In un’edizione divertente e danzereccia, avevano i picchi migliori in termini di scrittura, arrangiamenti e interpretazione. 

Riflessione finale, proprio pensando alla qualità dei cantanti in gara: che Festival è stato? Allargando il campo, i cinque Sanremo di Amadeus che cosa lasciano? In termini prettamente televisivi, l’oramai ex direttore artistico e presentatore della kermesse (ma davvero la RAI non farà almeno un tentativo per convincerlo a restare?) ha costruito una macchina da ascolti eccezionale. Una sintesi fra tradizione e innovazione, attraversata dalla solita retorica e dal solito trash. Musicalmente parlando, il Festival di Amadeus ha definitivamente svoltato verso il pubblico giovane pur mantenendo un effetto nostalgia grazie alla presenza dei Ricchi e Poveri di turno. Rifuggiamo certe critiche, fra cui quella di affidarsi al solito manipolo di autori e produttori o, ancora, quella di cantanti che non sanno cantare. Semplicemente, il Sanremo versione Amadeus da cinque anni riflette l’attuale panorama italiano. Nel bene e nel male. 

In questo articolo: