Maria a San Biagio

Le chiese ticinesi offrono tante opere di alto valore artistico e spirituale, con simbologie legate a venerazioni molto sentite. I Maestri «girovaghi» iniziano dal Trecento le loro preziose raffigurazioni fra le pietre custodi del Sacro disseminato in tutto il Cantone. In trono regna sempre Maria, come in San Biagio, magnificente nel candido stupore fra i due Santi. Documentata dal 1237, la chiesa di San Biagio presenta un interno basilicale a tre navate. La chiesa, oggetto di diversi restauri, è di interesse per l’insieme delle pitture che ne è riemerso. Nella lunetta sopra il portale d’accesso sono raffigurati in affresco la Madonna e il bambino tra San Biagio e San Pietro e accanto un gigantesco San Cristoforo, dello stesso artista della lunetta. Questo Maestro di San Biagio, come è stato definito dalla critica, opera nel presbiterio e si distingue per le composizioni equilibrate, memori di Giotto, e per la carica espressiva dei volti delle sue figure, sempre riccamente abbigliate; è stato detto che i suoi modi si avvicinano sia a quelli di Giusto de’ Menabuoi sia a quelli di Giovanni da Milano, attivo a Mendrisio. La sua attività all’interno della chiesa è preceduta da un altro Maestro, attivo tra il 1340 e il 1343, che presenta analogie con il maestro di Castel San Pietro, che decora l’arco trionfale con un’Annunciazione e una Madonna della Misericordia. Il Maestro di San Biagio decora invece la zona absidale: sulla volta ci sono i quattro evangelisti in cattedra e sulla parete di fondo un’imponente Crocifissione. Il resto della decorazione della chiesa è molto frammentario, più tardo e a carattere votivo, opera di diversi maestri, tra i quali ancora il Maestro di San Biagio, uno dei più attivi in Santa Maria in Selva a Locarno, i Seregnesi e altri: in particolare si segnala un Cristo crocifisso sulla parete meridionale, vicino ai modi di Giovannino de’ Grassi. I vari riferimenti citati inquadrano la chiesa di San Biagio a Ravecchia tra i luoghi notevoli dove dal Trecento si è sviluppata la grande arte lombarda. Qui risplende la pala raffigurante la Vergine tra i Santi Biagio e Girolamo, di Domenico Pezzi datata 1520 e vicina alla produzione del Luini. Di questo artista non si hanno molte notizie certe: probabilmente ha studiato a Milano, la sua famiglia era forse della Valsolda, e ha lavorato tra la Liguria, la Lombardia e il Canton Ticino. Sono probabilmente sue le tre lunette affrescate nella cappella con l’organo in Santa Maria del Sasso a Morcote, datate 1513. Il suo unico dipinto firmato però è questa opera raffigurante Maria col Bambino in San Biagio a Ravecchia: «DOMENICUS DE PE[CIIS] / DICTUS SURSNICUS / DE LACU LUGANI P[INXIT] / 1520». Nel 1532 è a Genova dove firma un contratto per affrescare la facciata del palazzo di Nicolò Grimaldi ma i suoi soggiorni a Genova sono saltuari e non stabili. Del 1535 circa è infatti la decorazione sulla facciata dei Santi Gerolamo e Bernardino a Monte Carasso. Sempre a Domenico Pezzi sono attribuiti anche gli affreschi del presbiterio di San Giorgio e Andrea a Carona.

