Matrimoni, unioni civili, amore

L'articolo che pubblichiamo oggi dà avvio alla collaborazione del prof. Franco Zambelloni, in questo spazio, con il «Corriere del Ticino». di FRANCO ZAMBELLONI - Tra le controversie che hanno infiammato maggiormente l'opinione pubblica, quella sull'unione legalizzata tra coppie omosessuali costituisce probabilmente il tema più caldo, come si vede ancora attualmente in Italia. Si comprende l'opposizione della Chiesa cattolica, anche se il Papa attuale assume, al riguardo, un atteggiamento più conciliante e sostanzialmente ambiguo rispetto all'ala più conservatrice dell'alto clero. Del resto, il conservatorismo da parte dell'istituzione ecclesiastica è ovvio e, direi, inevitabile: se per secoli e secoli il sacramento matrimoniale, quale unione indissolubile tra un uomo e una donna, è stato proclamato come verità sacrosanta, sconfessarlo adesso o ridimensionarlo con qualche compromesso rischierebbe di incrinare la certezza che esistono verità indiscutibili. Eppure... Eppure, a chi getta uno sguardo a ritroso nella storia, appaiono indizi e segnali che inducono giuste perplessità. In primo luogo, il fatto che il matrimonio è stato introdotto molto tardi nella lista ecclesiastica dei sacramenti. Fino al XII secolo l'unione matrimoniale fu un contratto privato, che nulla aveva a che fare con il sacro; solo nel XII secolo si cominciò a pensarla come sacramento e si rese obbligatoria la presenza di un sacerdote durante la stipulazione del contratto. Agli occhi di grandi storici del Medioevo, come Georges Duby, questo passaggio segna un'ulteriore avanzata della Chiesa nel controllo della vita privata: la nascita e la morte erano già sotto l'egida del clero mediante gli appositi sacramenti; disciplinare l'unione familiare e la sessualità riproduttiva significava estendere il potere di controllo ecclesiastico su un altro momento decisivo dell'esistenza umana. Bisognerà però attendere il Concilio di Firenze del 1438 perché il matrimonio venga dichiarato definitivamente un sacramento. La modernità ha cambiato innumerevoli cose. Il matrimonio e il rapporto tra uomo e donna in primo luogo. La piena sottomissione della moglie al marito, sancita da San Paolo e poi ribadita e rafforzata dalla Chiesa medievale, è stata considerata come ovvia dal pensiero cattolico fino a non molto tempo fa. La modernità ha affermato l'uguaglianza giuridica tra i sessi e la pari dignità femminile, anche nell'unione coniugale. Ma anche nella svolta compiuta dalla modernità nei confronti del matrimonio c'è qualcosa che lascia perplessi: quando il diritto ha sostituito la sacralità, il matrimonio è tornato ad essere un mero contratto, disciplinato dalle norme giuridiche. Il diritto si è impadronito dell'amore. Cosa che sembra assurda in rapporto al sentimento, che non può e non dovrebbe essere contenuto dentro i confini di una logica contrattuale. Eppure, limitando le unioni legittime al solo rapporto moglie-marito, fino a non molto tempo fa le leggi di quasi tutti gli Stati erigevano la famiglia ad un'astrazione giuridica, escludendo di fatto l'amore che ovviamente può legare tra loro persone diverse, indipendentemente dalla identità sessuale e dal rapporto giuridico-contrattuale. Poi, con l'avvento del terzo millennio, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea ha vietato ogni discriminazione e ha così legittimato unioni diverse da quella del matrimonio tradizionale. Implicitamente, questo è un riconoscimento del prevalere del sentimento sul formalismo di un contratto civile: per persone che si amano, questa dovrebbe essere la logica che ne legittima l'unione. In fondo, è un po' come dare retta a Sant'Agostino, quando affermava che «quel che si fa per amore è sempre santo». Beninteso, per il santo di Ippona un rapporto omosessuale non era amore, ma perversione diabolica; però, abbandonando questa visione teologica, credo che oggi si possa assumere il sentimento come il vero elemento fondante l'unione interpersonale. Se considero che il tasso di divorzi è generalmente in crescita (in Svizzera questo tasso è tra i più alti del mondo; in Italia ultimamente è in calo, ma solo perché i costi di un divorzio sono superiori a quanto molte coppie possono permettersi), mi pare di ravvisare in questo un'ulteriore conferma del fatto che l'unico vero fondamento del legame matrimoniale è l'amore: quando questo finisce, un vincolo giuridico non può ricostituirlo.