Commento

Musk cinguetterà? Una battaglia per la libertà

Musk dice di voler ristabilire la libertà di parola abolendo censure, imponendo però l’obbligo della firma: ognuno risponde dei propri atti
©Jae C. Hong
Tito Tettamanti
Tito Tettamanti
20.05.2022 06:00

Musk è oggi l’uomo più ricco del mondo ma sarebbe limitativo dimenticare che è arrivato dove è grazie anche alla sua genialità, al suo spirito imprenditoriale ed alla sua non comune intelligenza. Noto per essere l’anima della Tesla, che ha prodotto sinora 1 milione di vetture elettriche e che ha raggiunto ai massimi livelli un valore di borsa di oltre 1.000 miliardi di dollari, cifra certamente inflazionata dall’euforia, dal credito facile e dalla liquidità eccessiva di questi ultimi anni, e oggi corretto al ribasso. Dobbiamo a lui l’accelerazione della produzione di vetture elettriche per le quali le grandi case automobilistiche erano più caute anche perché il passaggio comporta per loro l’apertura di un settore concorrenziale e impone investimenti importanti e ammortamenti nelle unità produttive.

Ma Musk è attivo pure con lo «Space X», il cui scopo è il trasporto interplanetario di massa e già oggi rifornisce la stazione spaziale internazionale della NASA. In concorrenza con Bezos – il secondo più ricco del mondo – e con Branson (meno miliardi ma molto coraggio) vuol inviare passeggeri nello spazio. Ma ciò non gli basta, vuole ridurre il traffico nelle metropoli con una serie di speciali tunnel sotterranei ed è l’anima di molte altre iniziative imprenditoriali. La sua genialità e intelligenza lo consumano nell’intenzione di sviluppare quel progresso che porterà al mondo di domani.Quali sono le ragioni che lo inducono a voler acquistare (anche se le trattative hanno una battuta d’arresto) Twitter (servizio di notizie e microblogging che tradotto in italiano significa cinguettio). Afferma di volersi battere per la libertà di parola e di voler fare di Twitter la piazza del paese dove tutti hanno possibilità e diritto di esprimersi. Che Musk abbia tendenze libertarie è facilmente comprensibile, personalità di grande successo mal sopportano lacci di qualsiasi genere.

Interviene in un periodo nel quale il potere (di qualsiasi genere) tende a limitare la libertà d’espressione. È una costante che riappare nella storia del rapporto cittadino-autorità. Violenta la critica contro quelli che vengono considerati (e spesso lo sono) eccessi inaccettabili, oggi particolarmente le «fake news», contro le possibilità fornite dalle moderne tecnologie per chiunque di esprimere potenti castronerie ma anche di utilizzare tali forme di comunicazione per dar sfogo alla propria arrogante incompetenza quando non addirittura stupidità o persino livore.

Ora, le «fake news» esistono da quando esiste il mondo e la migliore difesa è data dalla preparazione culturale del singolo. Ovviamente il potere – Stati, multinazionali, ONG, rappresentanti di interessi vari – tende a mettere sotto tutela il lettore arrogandosi il diritto di definire cosa è «fake», spesso dimenticando la propria propaganda e imbonimenti fake. Ma anche per i contenuti, e vale per ogni forma di comunicazione, noi siamo condizionati da una cultura imperante – in modo asfissiante negli USA – quella del «politically correct» che censura ogni espressione che contrasti con i fanatismi, spacciati quale perbenismo oggi di moda.

Chi volesse avere un quadro più completo legga «Il suicidio occidentale», lucido e coraggioso libro di Federico Rampini, ed in particolare il capitolo dedicato ai nuovi puritani ed alla caccia alle streghe.

Musk si rende conto di quanto sia pericolosa la censura effettuata direttamente da Twitter, Facebook e Instagram. Si delega la decisione di ciò che è ammesso o meno al pubblico dibattito ad algoritmi e giornalisti, quest’ultimi spesso aderenti all’ideologia e moda imperante.

Per avere un’idea del potere esercitato leggo che nella prima metà del 2021 da Twitter sono stati censurati 5,9 milioni di contributi e cancellati 1,2 milioni di account. 217 milioni di persone ricorrono a questa piattaforma giornalmente, ciò che fa capire l’enorme influenza sull’opinione pubblica di chi ha la possibilità di negare l’accesso o di annullare dei testi.

Musk dice di voler ristabilire la libertà di parola abolendo più o meno interessate censure, imponendo però l’obbligo della firma e responsabilità personale per quanto affermato da parte dell’autore del testo. È la soluzione della libertà: ognuno risponde dei propri atti.

Ma la libertà non piace al «potere». Il commissario europeo Thierry Breton ha già precisato che le regole vigenti sono quelle emanate recentemente al proposito da Bruxelles che precisano quali generi di testi sono accettabili e anche Biden ha espresso la sua preoccupazione a proposito delle intenzioni di Musk, il quale non avrà la vita facile.

Se riuscirà nel suo intento avrà a che fare con 7.500 collaboratori in maggioranza considerati di sinistra e vicini alla cultura oggi imperante, che hanno una produttività pari solo al 35% di quella dei loro colleghi di Facebook, ciò che abilita a porsi qualche interrogativo e, agli occhi di Musk, non passerà inosservato. Chiunque sia per la libertà d’espressione, avversario di bavagli di qualsiasi genere, cosciente che salendo sul ring dei dibattiti si incassano anche dei colpi, non può che augurarsi e sperare che Musk abbia successo.