Né la panacea e neppure il diavolo

Moreno Bernasconi
10.06.2011 06:00

di MORENO BERNASCONI - La via bilaterale con l?Unione europea è stata voluta in modo convinto dal popolo svizzero. Non lo Spazio economico europeo (che ci avrebbe imposto l?acquisizione automatica del diritto europeo senza codecisione), non l?adesione all?UE (i cui sostenitori oggi si riducono ad un?infima minoranza) e non l?isolamento. La via degli Accordi bilaterali con l?UE si è rivelata redditizia per la nostra industria e per il nostro benessere. Da quando sono entrati in vigore i Bilaterali, segnatamente la libera circolazione, la nostra economia, che stagnava, ha ricominciato a crescere in modo robusto, i prezzi di diversi beni hanno smesso di aumentare e in parte sono diminuiti, i conti dell?AVS si sono parzialmente raddrizzati. Gli Accordi di Schengen e Dublino – che non sono ovviamente la panacea, come nessuno strumento politico-istituzionale – non sono neppure il diavolo come alcuni vogliono fare intendere. Chi opera nella giustizia ticinese sa ad esempio che alcuni decenni fa la criminalità in provenienza dalla vicina Italia era più diffusa e più cruenta e una volta giunti oltre frontiera i delinquenti rimanevano uccel di bosco. Oggi si riesce più di prima ad acciuffarli o direttamente in Svizzera o nelle province italiane limitrofe, grazie alla collaborazione italo-svizzera. Quanto a Dublino, basta guardare ai dati sulle domande d?asilo dell?ultimo mese: più della metà sono stati immediatamente respinti in altri Paesi, proprio grazie agli Accordi. Come detto, non si tratta della panacea e abbiamo visto che neppure fra Paesi membri dell?UE le cose filano come l?olio. Tutt?altro. Per quanto riguarda gli effetti spiacevoli della libera circolazione delle persone (anche in questo caso i malumori non sono solo svizzeri, ma comuni ad altri Paesi europei), essi sono sotto gli occhi di tutti: abusi nei contratti di lavoro, dumping salariale, aumento rilevante del numero di stranieri (a causa della congiuntura) con una conseguente penuria di alloggi (e rischio di speculazione) e aumento del traffico. Questi sono problemi reali, che non possono essere buonisticamente nascosti sotto il tappeto. D?altronde anche la Sinistra e i Verdi chiedono misure correttive. Ma un conto è decidere severi controlli sul mercato del lavoro, e misure correttive e/o precauzionali nell?ambito del contesto delle relazioni bilaterali attuali (facendo valere le clausole di salvaguardia esistenti o prorogando ad esempio le restrizioni applicabili a Romania e Bulgaria), un conto è invece ripristinare i contingenti di stranieri o chiedere la rescissione della libera circolazione. Con questo tipo di iniziative – dobbiamo esserne coscienti – si minaccia tutto l?edificio delle relazioni bilaterali con l?UE e i suoi Paesi membri, da cui dipendono in larga misura gli scambi commerciali del nostro Paese e il benessere di cui godiamo. Con grande ragionevolezza, ieri il Consiglio nazionale a larga maggioranza ha rifiutato di farlo, in un momento peraltro molto delicato nelle trattative sui nuovi accordi di doppia imposizione con Germania e Inghilterra, assai importanti per la nostra piazza finanziaria. Proprio in un momento in cui l?UE stessa ha richiamato all?ordine il principale ostacolo sulla via di questi accordi, il ministro italiano Tremonti e la Camera italiana ha anch?essa lanciato il suo segnale per un disgelo delle trattative italo-svizzere. Ciò non significa allentare la pressione sull?Italia (come giustamente chiede il Ticino) o mostrarsi accondiscendenti di fronte ad eventuali richieste di Bruxelles di adottare in modo automatico l?evoluzione del diritto comunitario. Settimana prossima i negoziatori svizzeri non si mostreranno inclini a recepire la direttiva europea sulla cittadinanza che facilita la residenza con la propria famiglia e senza obbligo di lavoro in qualunque Paese del continente. Berna deve restare ferma sulla volontà di preservare aspetti essenziali della propria sovranità e il Parlamento deve vigilare anche su questo.Ma intervenire per contenere al massimo gli effetti negativi degli Accordi bilaterali (o rallentare trattative che potrebbero aumentarli) non significa buttare alle ortiche ciò che produce crescita economica e benessere: accordi che favoriscono le aziende esportatrici elvetiche, 400.000 cittadini svizzeri che lavorano nell?UE, la piazza scientifica elvetica, essenziale in un Paese povero di materie prime ma ricco di materia grigia. Sinceramente, sorprende l?atteggiamento di Christoph Blocher. Se al momento di votare la libera circolazione aveva preso le distanze da chi nel suo partito era risolutamente ostile, oggi strizza l?occhio ai suoi campioni della chiusura. È così che crede di dimostrare che l?UDC è il vero difensore degli interessi dell?economia elvetica? L?appello recente di numerosi rappresentanti dell?economia (anche UDC) contro le nuove proposte del suo partito volte a blindare la Svizzera in un ridotto antieuropeo dovrebbero farlo riflettere. Ma forse prevalgono i calcoli elettoralistici di un vecchio leone ferito che vuole, costi quello che costi, la propria personale rivincita.