Nicosia, Mosca e un caso un po' strano

di LINO TERLIZZI - Oggi si vedrà quali reazioni avranno i mercati alle ultime notizie su Cipro. Comunque possano andare le cose di qui in poi, è in ogni caso importante cercare di capire le ragioni reali della crisi cipriota. Molte delle analisi fatte in questo periodo su Cipro hanno avuto un carattere unilaterale. Sono state infatti fotografate soprattutto, o solamente, le difficoltà dell?Unione europea e dell?Eurozona. Ora, è vero che la tempistica UE non è stata ideale, così come è indubbio che sia stato un errore proporre in prima battuta di far pagare una parte del salvataggio anche a chi a Cipro ha conti sotto i 100 mila euro. Ma siamo sicuri che i ritardi nell?intervento su Cipro siano dovuti solo a Bruxelles? E ancora, siamo sicuri che la proposta iniziale della tassa sui depositi sia stata solo farina del sacco della UE e della Germania? In realtà, mettendo insieme i vari tasselli della vicenda, il quadro appare un po? più complesso. E in questo quadro, ben sopra i pur esistenti errori della UE, si stagliano le ingenti responsabilità dei Governi ciprioti e dell?Esecutivo di Mosca. Cipro fa parte dell?Eurozona dal 2008, ma in questi ultimi anni non ha mai smesso di giocare la sua carta principale: quella di essere una piazza bancaria in grado di attirare senza troppe cautele capitali. Una sorta di invito implicito a cui hanno risposto in larga misura capitali russi, la cui presenza ha sorpassato più che ampiamente quella dei tradizionali capitali britannici. L?anno scorso il Prodotto interno lordo di Cipro era pari a circa 18 miliardi di euro, ma gli attivi bancari erano più di sette volte il PIL. L?andamento dei mercati sull?onda della crisi finanziaria internazionale, i legami economici e finanziari con una Grecia in caduta, la stessa opacità di una parte dei capitali (annotazione di passaggio: se la Svizzera si fosse comportata come Cipro su questo versante, apriti cielo) hanno inceppato il meccanismo. Questa sorta di bolla bancaria si è sgonfiata, le banche cipriote sono entrate in crisi. Nicosia, e questo è un punto importante, ha però esitato a lungo, chiedendosi se fosse meglio confermare l?assetto, chiedendo aiuto alla sola Russia - cosa che è in parte avvenuta, ma in modo insufficiente - o se fosse meglio restare sotto l?ampio ombrello dell?Eurozona, con la Germania e tutti gli altri. Ancora durante le trattative dei giorni scorsi con Bruxelles, il Governo cipriota ha tentato nel contempo la via russa. Tutto ciò ha creato ritardi e incomprensioni con l?Eurozona.Per attirare capitali, le banche cipriote hanno offerto tassi di interesse alti, il 4,45% in media contro, ad esempio, l?1,5% in Germania. Era evidente, soprattutto ai grandi investitori, che tassi così elevati coprivano un alto grado di rischio. La UE, la Banca centrale europea, il Fondo monetario hanno proposto uno schema che prevedeva 10 miliardi di euro di aiuti (ciò vuol dire, per inciso, in gran parte soldi dei contribuenti europei dati a Cipro) ma anche una partecipazione al salvataggio da parte di Nicosia nella misura di quasi 6 miliardi di euro, per fissare il principio che non si può rischiare a scapito degli altri e poi ottenere comunque tutto. Sulla ormai famosa tassazione dei depositi esistono versioni discordanti: il Governo di Cipro ha sostenuto che a volerla è stata la UE e soprattutto la Germania; esponenti di Bruxelles e Berlino hanno affermato invece che la proposta è venuta dallo stesso Esecutivo di Nicosia, che non aveva molti altri mezzi considerando che a Cipro l?economia reale è ridotta ed i depositi bancari sono la voce principale. Tassare i conti anche sotto i 100 mila euro, infrangendo il limite di garanzia europeo e colpendo i piccoli investitori, sarebbe un errore a detta di tutti o quasi. Sui grandi depositi invece i pareri sono diversi. Martin Wolf del quotidiano britannico «Financial Times», economista certo non sospetto di grandi simpatie verso la politica della UE, ha sostenuto che nel caso di Cipro sarebbe giusto tassare i grandi depositi (in buona misura russi, per questo Mosca si è opposta), considerati i vantaggi che questi hanno avuto. Oggi la parola non sarà solo a Bruxelles e Nicosia, ma appunto anche ai mercati. Nei giorni scorsi al di fuori di Cipro la crisi è esplosa soprattutto nei media, molto meno nelle Borse o attorno all?euro. Vedremo quali proposte saranno o meno sul campo e come verranno ora nel caso accolte. Restano responsabilità che non fanno capo solo alla UE, ma anche e soprattutto ad una Cipro troppo disinvolta e ad una Russia che sui capitali sin qui non ci ha sentito molto.