Nozze regali inglesi senza tabù

di GERARDO MORINA - Sposi. Venerdì s?avvera il sogno e il ventinovenne William Arthur Philip Louis, principe di Galles,figlio primogenito di Carlo e Diana, sposerà nell?abbazia di Westminster la coetanea Catherine Elizabeth «Kate» Middleton, borghese della buona società britannica, nelle cui vene scorre sangue certamente non blu, ma volgarmente purpureo. Nella stessa abbazia si svolsero nel 1997 i funerali di quella Diana, madre dello sposo, la cui morte prematura consegnò la «principessa del popolo» al mito mondiale. E proprio da quel luogo la vita proseguirà, dando origine ad una nuova fiaba che attirerà ancora una volta i riflettori del pianeta. C?è attesa per l?abito di lei e l?espressione di lui, entrambi piccioncini vezzeggiati più dai media internazionali che da quelli britannici, i quali, primo fra tutti il settimanale «The Economist», non mancano realisticamente di rifarsi ai sondaggi di opinione, concordi nel descrivere solamente metà dei sudditi di Sua Maestà come interessati all?evento. Che la Gran Bretagna stia diventando più repubblicana? Nient?affatto, osserva il giornale, dal momento che a tutt?oggi quasi l?80 per cento della popolazione appoggia la monarchia come simbolo di stabilità. Il vero motivo è che domina Oltremanica una forte dose di scaramanzia. Anche la fiaba precedente, quella di Carlo e Diana, era iniziata nel più scintillante dei «glamour». Ma finì in tragedia. Accanto a chi fa gli scongiuri ci sono poi gli scettici e i portatori di «upper lips», i criticoni dalla facile puzza sotto il naso. Ma chi è, reclamano, questa Kate, parvenue, borghese, arrampicatrice sociale via matrimonio come nei migliori romanzi della settecentesca Jane Austen, pur sempre una «commoner»? Sarà, controbattono gli storici della Casa Reale, ma non è forse vero che da re Giorgio V in poi, cadde ogni divieto per i principi di sposare dei «commoner»? Al duca di Windsor, ricordano, fu impedito negli anni Trenta di accedere al trono per il fatto di essere intenzionato a sposare non una borghese ma semmai una pluridivorziata americana di nome Wallis Simpson. In quanto ai Middleton, la famiglia dalla quale proviene la sposa, avranno sì avuto un pedigree dai quarti tutt?altro che nobili (un nonno di Kate era minatore) ma, dopo tutto, si tratta oggi di una famiglia molto facoltosa, particolare che in tempi di recessione non guasta. Da ex hostess della British Airways, la madre Carole e il padre Michael, controllore di volo nella stessa compagnia aerea, sono diventati imprenditori di successo, essendo a capo di un servizio di vendita per corrispondenza di gadget per festicciole di bambini che ha saputo conquistarsi un?ampia fetta di mercato.E poi, dicono i bene informati, la famiglia gode ancora oggi dei frutti di fondi fiduciari istituiti da un loro antenato vittoriano, tale Francis Lupton, grande produttore di stoffe a fine Ottocento in quel di Leeds. Abbastanza, insomma, per far sì che la trasformazione della ragazza «ordinaria» Kate Middleton in una principessa di rango sia avvenuta attraverso un?attenta operazione studiata a tavolino dai consiglieri di Buckingham Palace, pronti a cogliere gli sviluppi sociali che avvengono nel Paese e ampiamente favorevoli a collegare la vecchia Azienda Windsor alla nuova classe media emergente.In altre parole. Non si può più dire che la Casa Reale al cui vertice sta la regina Elisabetta II sia impermeabile a ogni sorta di cambiamento. È indubbio che la tragica fine della principessa Diana abbia fatto la sua parte nel portare a Corte un?ampia pausa di riflessione. Certo, la tradizione pretende ancora il suo spazio. Prima del matrimonio, secondo i dettami della Chiesa anglicana, Kate si è fatta cresimare.La regina ha fornito l?assenso ufficiale al matrimonio con William in base ad una legge che risale al XVIII secolo. Ai Middleton, affinché non sfigurino, è stato donato uno stemma araldico. Ma per il resto i dettagli parlano da soli e le nozze che verranno celebrate venerdì a Westminster sono prive di molti tabù del passato. A Kate non è stata chiesta una prova di verginità come era avvenuto, seppur velatamente, per la suocera Diana, né come sposa sarà tenuta a fare formale atto di obbedienza al marito. È la prima volta che una coppia di fidanzati reali giunge al matrimonio dopo aver vissuto per otto anni «more uxorio». All?abbazia di Westminster i due arriveranno separatamente in vetture guidate da autisti.Solo al ritorno, da Westminster a Buckingham Palace, si serviranno del cocchio messo a disposizione dalla regina. Sarà forse l?unico strumento tangibile di una fiaba che tutti, sia i futuri sposi che il Palazzo, staranno questa volta ben attenti a non guastare.