Ora le bionde tornano in Ticino

Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
06.04.2013 05:00

di EMANUELE GAGLIARDI - Un mondo davvero al contrario. Lo penseranno le centinaia di vecchi contrabbandieri (quelli ancora in vita sono oggi ormai ultraottantenni) che per anni hanno scorrazzato sulle strade del Comasco e del Varesotto (ma anche della Valtellina) alla guida di autovetture e furgoni carichi di sigarette importate irregolarmente in Italia dal Ticino: soprattutto dopo aver appreso la notizia relativa all?imponente traffico illegale di sigarette tra Italia e Svizzera (con destinazione il Ticino), stroncato dalle guardie di confine e dalle Dogane. Si tratta di personaggi attorno ai quali, a volte, si sono create vere e proprie leggende e che, per parecchio tempo, hanno dato filo da torcere alle Fiamme Gialle, ai militari della Guardia di finanza cioè, che li conoscevano uno ad uno, per nome, cognome e soprannome, ed ai quali davano appuntamento quotidianamente lungo la rete di confine, risalente all?epoca fascista, che divideva Italia e Ticino; oppure sulle piste Ho Chi Minh in zone impervie della frontiera; infine, sulle strade provinciali e comunali. Ogni sera i contrabbandieri lasciavano la Svizzera con i loro carichi di bionde: a differenza di altri, che passavano il confine con le bricolle in spalla sulle montagne, loro sedevano alla guida di potenti automezzi che spesso avevano il motore truccato. Conoscevano le strade alla perfezione. Erano conducenti espertissimi in grado di seminare (non sempre) gli inseguitori. Le Fiamme gialle non erano da meno. Erano i tempi in cui ai numerosi valichi con la Svizzera arrivavano colonne di automobilisti italiani che ogni giorno entravano in Ticino per fare il pieno di benzina, zucchero, cioccolata, dadi per il brodo, saccarina, banane. Poi in uscita, al rientro in patria, ecco il certosino controllo dei finanzieri, inflessibili. Se qualcuno aveva merce oltre il dovuto se ne doveva tornare indietro. È successo a molti. E parecchie erano le discussioni, anche vivaci, tra conducenti e finanzieri con le file di auto che si allungavano a dismisura. I contrabbandieri non dichiaravano nulla: se ne stavano al bar a giocare a carte sino a quando non arrivava l?ora. Quindi uscivano, effettuavano il carico in Ticino (qui era tutto regolare anche dal punto di vista doganale) e poi via verso l?avventura. Se tutto andava bene, in poco tempo arrivavano a destinazione e scaricavano la merce. I finanzieri vigilavano, a volte effettuavano posti di blocco con le catene chiodate per fermare chi non voleva arrestarsi al loro segnale di alt (poi arrivarono le cosiddette gomme piene per evitare guai). Centinaia gli inseguimenti: a volte l?auto dei contrabbandieri continuava la marcia con i soli cerchioni davanti perché le gomme erano scoppiate. In certe occasioni le corse si svolgevano sotto l?occhio di curiosi richiamati dal frastuono e dalla scia di scintille provocate dai cerchioni sull?asfalto. C?è chi ricorda, anni e anni fa, uno di questi episodi, avvenuto stranamente durante il giorno, e che fermò ai bordi della centrale via Milano, a Como, decine e decine di passanti. Non mancarono gli incidenti stradali dovuti all?eccessiva velocità. Una sera un furgone era finito fuori strada: gli occupanti non si erano feriti. Parecchi i pacchetti di bionde finiti sull?asfalto. I contrabbandieri invitavano i curiosi giunti sul posto a raccogliere le stecche, a portarle via per alleggerire così le loro responsabilità all?arrivo dei militari della Guardia di finanza. Le auto, i furgoni carichi di merce di contrabbando (a volte per aumentare la capienza dell?abitacolo venivano tolti pure i sedili) erano molto spesso intestati a persone nullatenenti, ai cosiddetti barboni, che per qualche migliaia di vecchie lire diventavano proprietari anche di una quarantina di autovetture. Non di rado erano persone che alla sera andavano a dormire all?ospizio (ancora esistente) Ozanam di Como in via Napoleona. Altri tempi: i contrabbandieri finivano in carcere (le auto erano sequestrate ed in parte messe all?asta); i processi, in talune occasioni, diventavano siparietti divertenti sino a quando il giudice non pronunciava la pena con tutto il resto. Gli imputati erano difesi da avvocati di grido, che a volte arrivavano addirittura da Roma, dove rivestivano cariche politiche. Altri tempi. Quasi ogni sera contrabbandieri e Fiamme gialle si incrociavano a causa delle bionde. Anche sulle strade del lago. E via all?inseguimento. Un giorno di un?estate lontana, un?auto inseguita transitò in piena notte davanti ad una panetteria. Non si accorse che il fornaio (confidando nell?ora tarda e nella tranquillità che regnava in zona) aveva messo all?esterno del negozio diverse assi con i panini a raffreddare. Ne volarono in aria centinaia. Nella panetteria, il giorno dopo non si parlava che di quanto successo quella notte.

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