Panettone all'Aromat

Ho scritto a un amico che ha lasciato il Ticino per avere sue nuove e raccontargli quel che succede qui. Pensavo di avere tante cose da narrargli e invece mi sono ritrovato a inviargli una sintesi estrema: vado avanti a navigare con il battellino, anche se, girala e rigirala, siamo sempre nel solito stagno. Stagione dopo stagione, tutto si ripete. Come ogni anno, domani nel tardo pomeriggio Asia vuole che partecipiamo alla processione di barche che accompagnerà l’accensione del presepe sommerso a Lugano. La mia amica microinfluencer del lago e content creator ha dato istruzioni precise: io devo portare il Barbera fatto col mulo e lei porterà il panettone all’Aromat di sua invenzione. Con tutto il rispetto per un condimento tradizionale della svizzeritudine e con la curiosità per il tocco avanguardistico da manifesto della cucina futurista che avrebbe probabilmente entusiasmato Marinetti, è un abbinamento che solo a pensarci mette brividi di disgusto. Siccome ciò che repelle spesso attira, come succede con il gusto per la paura o quando eleggiamo i nostri rappresentanti politici, Asia è convinta che potrebbe fare un gran colpo creando una tendenza di trash gastronomico che dalla Rete corroda i cervelli. Più è trash e più piace comunitariamente. Non è forse venuta a un utente di TikTok l’idea di creare le patatine chips all’Aromat ora finite in commercio? Lo scorso anno i linguisti dell’Oxford English Dictionary avevano proclamato parola del 2024 «brain rot», ossia «marciume cerebrale» (tradotta anche come «merda nel cervello») riferito ai contenuti trash, scemi, che circolano sui social e che finiscono per creare il deterioramento intellettuale degli utenti, che sono tanti e s’influenzano a vicenda nel decadimento. Per il 2025 i linguisti inglesi hanno ampliato il concetto scegliendo la parola «rage bait», traducibile in «esca della rabbia», considerata perfetta rappresentazione del caos mondiale. Il meccanismo è quello di creare in internet e sui social contenuti estremi e anche falsità per generare rabbia, indignazione, reazioni emotive polarizzanti allo scopo di posizionarsi politicamente e/o di aumentare il traffico online e i relativi guadagni. Cioè una cosa abietta che, abbinata al concomitante «marciume cerebrale», è devastante. La mia amica s’è un po’ offesa per questa conclusione, ma l’ho tranquillizzata rispolverando e adattando il solito pensiero di Mao: grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è quindi eccellente anche per lanciare il panettone all’Aromat. Una bella occasione si presenta la prossima settimana con la panettonata natalizia in Gran Consiglio dove parlametari e consiglieri di Stato, scervellandosi su come far quadrare i conti e applicare la volontà popolare sulle casse malati, chiuderanno un anno umiliante per la politica ticinese. Il «rage bait» non c’entra, nessuno ha mestato nel torbido, hanno fatto tutto gagliardamente da soli per scatenare rabbia e indignazione. Che c’è allora di meglio di un panettone all’Aromat futurista per portare a Palazzo, tra le parole in libertà, gioia di vivere e disprezzo del pericolo? Ho consigliato ad Asia di servirlo come suggeriva Marinetti per la sua «areovivanda», ossia spruzzando «sulla nuca di ogni commensale un forte profumo di garofano», qui sostituito dall’Aromat, corroborante per marinettianamente «marciare non marcire». Senza esagerare, però, perché la baldanza rivoluzionaria del Futurismo fa in fretta a mischiarsi con un altro, tragico, «-ismo».

