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Per quelli che... io non vado a votare alle Cantonali

Perché secondo voi i giovani ticinesi si allontanano dalla politica? Il 2 aprile andrete alle urne? SCRIVETECI su WhatsApp allo 079 674 95 21 o via e-mail a [email protected]
Prisca Dindo
15.02.2023 07:00

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Mancano meno di due mesi alle elezioni cantonali e nelle segreterie dei partiti politici le luci rimangono accese fino a notte fonda.  In gioco c’è il rinnovo dei cinque Consiglieri di Stato e dei novanta Gran consiglieri: una sorta di «olimpiade democratica» che si svolge ogni quattro anni.

Per ottenere risultati, bisogna darsi da fare. La caccia al voto è variegata. Chi punta sui gadget, chi sulla cartellonistica, chi illustra il Ticino che vorrebbe durante dibattiti elettorali in tv e alla radio. Siccome una stretta di mano vale più di un programma elettorale, i candidati e i partiti organizzano costosi aperitivi per stanare nuovi sostenitori.

Quest’anno ben 965 candidati si contendono i 95 posti, 49 per le 5 poltrone del Consiglio di Stato, e 916 per i 90 scranni del Gran consiglio. Ogni sedia è ambita da più di dieci politici! Una moltitudine mai vista. Ma se i candidati sono tanti, gli elettori sono pochi. Se una volta si tornava dai comizi elettorali con numerose promesse di voto, oggi si fa soprattutto il pieno di pacche sulle spalle elargite dagli altri candidati accorsi per solidarietà agli appuntamenti degli avversari. Di nuovi elettori, tra un drink e l’altro, neppure l’ombra. Oggi la politica parla soltanto a se stessa.

Gli studiosi dell’Osservatorio politico di Losanna, che hanno analizzato i risultati delle scorse elezioni cantonali, forniscono una radiografia impietosa. Nel 2019 stravinse il partito degli astensionisti. La partecipazione scese al 59,3%, la più bassa dal 1921. Neppure il voto per corrispondenza, previsto per facilitare il voto e utilizzato dal 90% dei votanti, ha potuto arginare la frana. L’identikit di chi diserta le urne è preciso: sono i giovani, con formazione medio-bassa. «Persone poco o per nulla soddisfatte della propria situazione economica – aggiungono gli analisti - con uno scarso interesse per la politica».

L’astensionismo non tocca soltanto il Ticino, bensì l’Europa intera. È un fenomeno che dura da molti decenni. Lo scorso 25 settembre, in occasione del rinnovo dei due rami del Parlamento italiano, un italiano su tre ha scelto di non scegliere. Nei giorni scorsi è andata ancora peggio: in occasione delle regionali di Lombardia e Lazio ha votato il 40% degli aventi diritto (rispetto al 70,63% alle precedenti omologhe, quando si votò in un solo giorno).

Ad aprile 2022, un francese su quattro si è rifiutato di partecipare all’elezione del presidente della nazione, malgrado che al ballottaggio si affrontassero due candidati profilati e popolari come Emmanuel Marcon e Marine Le Pen. Il tasso di astensionismo fu del 26,2%. Tra le motivazioni dei «disertori» c’è la crescente diffidenza nei confronti della classe politica francese e un diffuso sentimento d’impotenza.

Eppure il suffragio universale costituisce la maggiore conquista delle democrazie moderne.

Per favorire la partecipazione alle prossime elezioni cantonali, il Consiglio di Stato ha lanciato una campagna con il motto «Io faccio la mia parte». Ha rinnovato i canali ufficiali di comunicazione per migliorarne l’accessibilità e per aumentare la chiarezza dell’informazione. Tra le novità figura persino la creazione di un canale Instagram che condividerà spiegazioni e curiosità sulle elezioni cantonali e permetterà alla cittadinanza di interagire con le autorità. Obbiettivo: accendere l’interesse per la cosa pubblica anche nei giovani.

E voi? Cosa farete il prossimo due aprile? Perché i ticinesi si sono allontanati dalla politica? La rassegnazione dei giovani vi preoccupa o la giustificate? Fateci sapere la vostra opinione!

Voi la pensate così

LA SCUOLA DEVE FARE DI PIÙ

La nostra democrazia diretta ci consente libertà di parola e di espressione su qualsiasi tema ed è nostro dovere onorare questo diritto partecipando attivamente alle decisioni che modelleranno il nostro stile di vita e alla scelta dei politici che ci rappresenteranno a ogni livello amministrativo, dal Comune al Cantone alla Confederazione. Ancor di più noi donne svizzere, che tanto abbiamo dovuto attendere e lottare per il diritto di voto. Capisco che tanti, soprattutto tra i giovani, non si identifichino più con i partiti, che spesso faticano a innovarsi e allinearsi con la realtà attuale perché ancorati a dinamiche e ideologie superate. Pur avendo allargato il bacino d’utenza attraverso nuovi canali d’informazione quali i social media, la politica non è ancora stata capace di trovare il linguaggio giusto per dialogare con i più giovani e per riaccendere la fiamma dei disillusi. Credo che sia fondamentale stimolare l’interesse e la motivazione dei ragazzi, perché la scena politica ha bisogno di ringiovanire e di proporre nuovi modelli operativi, più aperti, meno stereotipati e inter-partitici.Le sfide che abbiamo oggi sul tavolo in Ticino sono tante e sono complesse - penso soprattutto all’ambiente, al territorio e al mercato del lavoro - e richiedono obiettivi condivisi e sforzi congiunti da parte di tutte le forze in campo. Questi temi stanno a cuore a tutta la popolazione, ma devono essere prioritari soprattutto per i diciottenni di oggi, che tra venti, trent’anni godranno o subiranno gli effetti delle scelte fatte oggi. Quando percepisco disinteresse da parte dei ragazzi circa questi argomenti così scottanti e la criticità delle decisioni da prendere, non me ne capacito e mi interrogo sul ruolo e le responsabilità di noi adulti. Io, teen-ager degli anni Ottanta, ho da tempo modificato il mio stile di vita e sono disposta a fare ancora di più, ma vorrei che i mie sforzi e quelli di altri fossero spronati da un coro compatto di ragazzi che rivendicano un netto cambio di rotta verso un mondo migliore, il loro mondo! Perché, invece, sento solo poche voci sparse? Penso che la scuola debba avere un ruolo più determinante nello stimolare i ragazzi a riflettere sui temi d’attualità e nel renderli consapevoli dei loro diritti e doveri di cittadini, fornendo loro le necessarie nozioni civiche e proponendo loro degli esempi pratici, possibilmente coordinati proprio con quel mondo politico che li accoglierà da nuovi elettori e protagonisti.

Lara Mantovani Pellegri, [email protected]

L'INCOGNITA DELLA LISTA CIVICA

La frammentazione in tanti piccoli partiti senz'altro non giova. In più la narrazione che non ci sia più né destra né sinistra disorienta. Se voti una lista civica non sai mai come si comporteranno nei quattro anni successivi e la delusione è dietro l'angolo.

Federico Bizzarro, @corrieredelticino

SE SI PERDE LA FIDUCIA…

Il fenomeno dell’astensionismo è fisiologico e inarrestabile a meno che si verifichi un’inversione a 360 gradi dell’offerta politica. Si disertano le urne perché il voto non conta nulla. Quindi fino a che non ci sarà un potente cambio di paradigma e l’offerta politica rientrerà in sintonia con l’elettorato ci sarà un’astensione sempre più forte. La parola magica o meglio la più importante è FIDUCIA. Se il tuo voto ti consente di stringere un vero e proprio ‘patto’ con il tuo candidato, è anche vero che proprio per questo, quando vedi che le cose non vanno in un certo modo, la FIDUCIA crolla ancora di più.“Spérem!”… già: spérem… ma soprattutto “védarem!”. Ma i cittadini forse del “vedarem” si sono rotti le scatole. Perché se deve essere sempre e solo “vedarem”, allora, fate senza di noi….Basta e avanza.

Bruna Bralla, @corrieredelticino

CI VORREBBE IL SISTEMA MAGGIORITARIO

Perché mai un ticinese o uno svizzero dovrebbero andare a votare? Votare per cosa? Per vedere un governo in cui siedono allo stesso tavolo lega e socialisti? Votare per non avere una vera alternanza tra forze con visioni del mondo diverse tra le quali scegliere? Votare per poi essere chiamati a referendum ogni volta che non ci si vuole assumere la responsabilità politica di ciò che si fa?

Francesco Viviani, @corrieredelticino

C'È UN GROSSO PROBLEMA DI CASTA

La gente è stufa dei soliti programmi partitici con 255 proposte e nessuna realizzata alla fine dei 4 anni! Stufi dei soliti litigi tra partiti con il solo scopo di emergere nei confronti dell’altro. Stufi del fatto che la politica attuale di concreto ha portato ben poco a questo Cantone! Frammentazione partitica? Forse perché i partiti di sempre non hanno portato a niente? Forse perché l’attuale modo di fare politica non sta portando da nessuna parte se non a peggiorare la situazione di questo Cantone? Inoltre a livello politico c’è un grosso problema di casta e già solo questo è nauseante. L’attuale politica ticinese ha stufato.

Giovanni Albertini, @corrieredelticino

SE NON SI RECEPISCONO I MESSAGGI SARÀ SEMPRE PEGGIO

Non sono solo i ticinesi ad allontanarsi dalla politica ma è un malessere che si è diffuso un po' ovunque che deve preoccupare innanzitutto i Partiti, non più in grado di soddisfare le aspettative dei giovani e non solo, come pure la maggior parte dei candidati, che non sanno più attrarre e convincere l'elettorato. È da diversi anni che la percentuale dei votanti è in caduta libera, (ciò nonostante se ne parla solo ogni qual volta si è chiamati alle urne), ma un'analisi approfondita e necessaria è al di là dal venire. Un contributo notevole l'ha offerto la "scheda senza intestazione", un segnale che avrebbe dovuto scuotere i Partiti ma che invece non ha raggiunto lo scopo desiderato. Di questo passo sarà quindi sempre e di più il Partito degli astensionisti, a scapito della democrazia, a cantar vittoria.

Peter Rossi, [email protected]

Caro Peter, le sue parole fanno particolarmente riflettere visto che giungono da un politico di lungo corso come è stato lei.

LA POLITICA DEVE SCENDERE DALL' OLIMPO

Ho apprezzato l’articolo molto lineare su un argomento così complesso. Ho l’impressione anch’io che l’astensionismo sia presente in molti Paesi e non solo d’Europa. Mi chiedo se le persone siano poco ( eufemismo) interessate alla politica o provino , per esempio, pochi apprezzamenti per gli esponenti della politica attivi ( nei Paesi ove si registra il fenomeno) negli ultimi anni . Delusi? Arrabbiati? Ce ne sarebbe il motivo? Forse valutare, con modalità dirette, il tutto immedesimandosi nei cittadini aiuterebbe a trovare qualche risposta ( anche magari scomoda) in più.

Alessandro Sparla, [email protected]

«I GRANDI PARTITI ROVESCIANO LE SOCIETÀ, I PICCOLI L' AGITANO...»

Le rispondo con una citazione di Toqueville: «Io chiamo grandi partiti politici quelli che badano più ai principi che alle conseguenze, alle generalità più che ai casi particolari, alle idee più che agli uomini. Questi partiti hanno in genere lineamenti nobili, passioni più generose, convinzioni più salde e procedimenti più franchi e arditi degli altri…I piccoli partiti, al contrario, sono in generale senza fede politica, non essendo sostenuti da grandi obiettivi, hanno un carattere egoistico che si manifesta in ogni loro azione: si entusiasmano a freddo, sono violenti nel linguaggio, timidi e incerti nell’azione; impiegano mezzi puerili come gli scopi che si propongono… I grandi partiti rovesciano la società, i piccoli l’agitano; gli uni la ravvivano, gli altri la depravano; i primi talvolta la salvano scuotendola, mentre i secondi la turbano sempre senza profitto».

Roberto Ritter, [email protected]

 UN SENTIMENTO DI IMPOTENZA 

La gioventù non va più a votare perché la politica del giorno d’oggi non è più affidabile e delude buona parte degli elettori ! Un esempio molto lampante è stata la votazione per la tassa di circolazione più cara di tutta la Svizzera ! Il popolo vota e poi il governo rimescola le carte a suo piacimento e quindi ci si domanda:  ma il voto popolare non conta più ragione per la quale si riflette e si decide di non andare più a votare tanto il governo fa quello che vuole ! 😡😡😡😡

Flavio Della Giacoma

Gentile Flavio, capisco e rispetto questo suo sentimento di impotenza. Il  nostro sistema che si basa sulla concordanza, a volte, disorienta il cittadino.

 FIGURINE; NON SANTINI!

Cominciamo col dire che la campagna elettorale è quel breve periodo quando tutti sanno cosa fare, che precede la dimostrazione del contrario! Infatti i risultati son lì da vedere (tutto quanto è di responsabilità politica, è peggiorato e diventato più caro). Tanto basterebbe per capire come mai la credibilità della politica tra i giovani e non, è pari a zero. D’altronde come potrebbe essere altrimenti, visto che da decenni la politica dimostra a tutti, che lo Stato, o è una mucca da mungere, o è chi ti spreme come un limone limitandoti le libertà e soffocandoti con regolamenti e burocrazia. Insomma, sperare che i giovani si affezionino a chi manda in miseria i loro genitori. A chi li priva della serenità, della spensieratezza, delle opportunità e non li tratta come bambocci solo quando c’è da passare alla cassa, è davvero toppo. Nemmeno possono avere fiducia in chi li mette in lista, non per dagli una chance ma per alimentare la propria. O di chi gli riempie la buca lettere di “Santini” per implorarli di eleggerli, per poi rinfacciarglielo quando li criticano? Insomma per conquistare i giovani che provino con le più oneste figurine come quelle dei calciatori, che raccontano i risultati ottenuti e non le promesse. Perché oltre ad alimentare il tifo per se stessi e la propria squadra, la politica non va. E probabilmente l’ultima cosa fatta bene è la rinuncia al titolo di onorevole.

Andrea Genola

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 IL NON VOTO COME STRUMENTO DI DISSENSO

Sono quasi sempre andata a votare. Da giovane, perché credevo fermamente nella partecipazione e al suo potere democratico di modellare una società migliore; in età più adulta, perso un po’di entusiasmo, votavo principalmente per non farmi additare come la classica cittadina che si lamenta di tutto e poi diserta le urne. Ma in questi ultimi anni qualcosa è cambiato, non so se in me o nella società, fatto sta che non riesco più ad andare a votare. L’intero corpo politico, destra, sinistra o centro, mi appare ormai molto simile: autoreferenziale e incline a soddisfare i propri bisogni, piuttosto che quelli reali dei cittadini. Se passa una votazione che non piace molto, la politica tutta trova comunque l’escamotage per riaggiustare il tiro e riformulare leggi più vicine ai loro interessi. Che senso ha allora andare ad esercitare il proprio diritto di voto in simili condizioni? Chi dovrei votare, se nessuno mi rappresenta più? Meglio allora mandare un segnale di dissenso scegliendo l’astensionismo, chissà mai che possa servire a qualcosa se si è in tanti a manifestarlo.

Priscilla Landini

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 CHE FAREMMO SENZA PARTITI? 

Dubito che il problema sia confinato unicamente tra i giovani e tra chi, diversamente giovane, non è ancora sconfinato verso l’oblio, molti, troppi, la vivono da tifoso allo stadio. Condizione questa che non ne favorisce la vivace e rigenerante sopravvivenza.

 La metto in matematica: il politico sta alla politica come il calciatore sta al campo da gioco. Se la partita non è bella mica te la prendi con il campo. Senza di esso manco si potrebbe farla la partita. La politica è il tavolo attorno al quale ci si trova per disputare l’incontro; sempre incolpevole e al contempo indispensabile. Ditemi se sbaglio: quante volte si sente citare la politica in un senso negativo; è un luogo comune che ha nettamente il sopravvento. Alla politica si addossano colpe che in realtà non ha, favorendo così l’allontanamento dal tavolo di chi non ne riconosce, al di là delle inevitabili fragilità, l’insostituibilità. Quindi l’interesse, rispettivamente il disinteresse verso la Politica, non è affatto un problema anagrafico. La Stampa non è esente da colpe. La mia esperienza personale fresca di qualche giorno, proprio con il CdT, mi ha rivelato un comportamento che io reputo inaccettabile. Se non proprio tutto, i mezzi d’informazione molto possono ma a volte non fanno buon uso delle loro peculiarità. Come in tutte le cose, il cittadino medio per ottenere buoni risultati deve applicarsi e sperare di avere buoni insegnanti; persone intellettualmente oneste che antepongono gli interessi comuni ai propri. Non esiste la cattiva politica, cattivi politici forse sì. L’elettore deve ben ponderare le sue scelte e non cedere troppo in fretta alle pretestuose lusinghe. Certo, per arrivare sin lì il cammino è lungo e pieno di insidie.

Adriano Stoppa

 FACCIAMOCI DA PARTE... 

Perché i nostri giovani non vanno a votare? Forse perché ci sono troppi movimenti politici o partitici…non si sa più cosa scegliere. I temi sono tutti più o meno uguali; i dibattiti abbastanza monotoni; ora ci mancava pure un sito per confondere le idee a giovani e meno giovani. Torniamo indietro nel tempo quando anch’io facevo politica attiva. I nostri ragazzi lavoravano o studiavano e noi pure lavoravamo. Forse non siamo stati capaci di invogliare i nostri figli a far politica perché sono loro che non vanno a votare… in casa non si parla più di politica o molto poco. Tuttavia in alcuni dibattiti ho visto giovani bravi e molto preparati che parlano bene e hanno idee chiare: lasciamoli lavorare e noi, che abbiamo i capelli bianchi, tiriamoci un po' da parte.

Liliana Oppliger

CHE SENSO HA NON VOTARE?

Il 2 Aprile voterò come sempre. Già da ora mi interesso a programmi e dibattiti o articoli sui giornali. Certamente non è facile trovare i candidati ideali da sostenere ma non per questo abdico all’astensione. La democrazia ci da il diritto di scegliere da chi vogliamo essere governati, sta a noi metterlo in pratica o meno. Certo che farlo con cognizione di causa comporta interessamento, tempo, uno sforzo che però andrebbe poi a favore di tutta la comunità. Me compreso. Poi sul fatto che sia il nome “Partito” piuttosto che “Movimento” o “Lista Civica” a cambiare le cose non sono assolutamente convinto. Sono le persone, siamo noi che possiamo cambiare le cose, se lo vogliamo veramente, anche mettendoci a disposizione in prima persona per farlo. Sarebbe bello vedere tanti di coloro che sanno bene, e a volte anche giustificatamente, lamentarsi, mettersi in gioco seriamente.

Ma attenzione che a gridare forte il malcontento è facile ma poi a mettere in pratica cambiamenti a livello di leggi o a livello istituzionale una volta eletti un po’ meno se ci si attiene alla democrazia che grazie a Dio abbiamo ancora in vigore. E che impone il rispetto delle idee di chi la pensa anche in modo diametralmente opposto al mio. E che rispetta il voto della maggioranza o proporzionalmente dei votanti. Ecco siamo proprio ritornati al voto. Come posso immaginare un vantaggio nel non esprimere questo mio diritto costituzionale?

Marco Bianchi

 

VOTIAMO SEMPRE, MALGRADO TUTTO...

In merito al suo scritto che condivido,vorrei farle notare la poca correttezza e rispetto per i risultati espressi dal popolo. Esempio pratico votazione sui F 35. Qualcuno voleva far rivotare! ! Oppure la tassa di collegamento ! Mi fermo qui e per coerenza le dirò che mia moglie ed io votiamo sempre. Buon lavoro e complimenti.

Felix Della Neve