Il commento

Perché le sette non fanno più paura

Dopo gli anni di furore antisettario in seguito alle stragi di Cheiry e Salvan, oggi l’agenda delle paure religiose si è modificata: ecco come
Le vittime dell’Ordine del Tempio Solare a Cheiry, nel canton Friburgo, nel 1994.
Carlo Silini
06.06.2020 06:00

Le sette religiose stanno conoscendo lo stesso destino dei lupi. Dopo essere state considerate come un pericolo da combattere per il bene di tutti, oggi sono difese in nome dei diritti dell’individuo e della “biodiversità spirituale”. Le libertà di coscienza e di credenza sono riconosciute come prerogative inalienabili. Giusto, quindi, tutelare anche i piccoli “branchi” di credenze diverse da quelle che si sono storicamente affermate. Purché rispettino le leggi e non vessino le persone. Pericoli legati ad alcuni (in realtà pochi) gruppi religiosi alternativi continuano ad esistere e vengono regolarmente segnalati: maltrattamenti, truffe economiche, esercizio illegale della medicina... Ma in generale il clima di caccia alle streghe nei loro confronti non c’è più.

Se questa fosse una fiaba potremmo dire che il lupo cattivo non era poi così cattivo. Un tempo sbranava nonne e incauti Cappuccetti rossi, oggi si accontenta di qualche pecora un po’ troppo ingenua.

Se questa fosse una fiaba potremmo dire che il lupo cattivo non era poi così cattivo. Un tempo sbranava nonne e incauti Cappuccetti rossi, oggi si accontenta di qualche pecora un po’ troppo ingenua. Se leggete l’ultimo rapporto di Infosekta, un centro d’informazione su questi fenomeni con sede a Zurigo (ne parliamo nel CorrierePiù di oggi), sembra sia passato un secolo dalle stragi dell’Ordine del Tempio Solare, quando 25 persone furono trovate carbonizzate in due chalet di Salvan, località turistica del Canton Vallese, e altre 23 –soffocate o uccise da proiettili – vennero rinvenute in una fattoria di Cheiry, nel Canton Friburgo. Un clamoroso caso di suicidio-omicidio di massa. Ma era solo il 1994.

Sono stati anni terribili, quelli, sul fronte delle derive settarie. Pochi mesi prima, in una fattoria texana, a Waco, dopo 50 giorni di assedio da parte della polizia americana, 75 seguaci del santone David Koresh morirono col loro leader tra le fiamme nell’incendio del ranch (o per colpi d’arma da fuoco). Non è chiaro se l’incendio fu appiccato dall’interno o dall’esterno. E nel ’97, 39 membri della setta ufologica Heaven’s Gate furono trovati cadaveri in un sobborgo di San Diego, in California. Si erano uccisi mangiando un budino con una dose letale di fenobarbital.

A chi poteva essere attribuita l’etichetta di “setta”? E chi poteva arrogarsi il diritto di decidere quali realtà fossero settarie e quali no?

Seguirono anni di controllo serrato sui gruppi religiosi alternativi. Nacquero commissioni d’inchiesta governative – famosissima quella francese – per catalogare le “sette” pericolose. Si rispolverò il concetto di “lavaggio del cervello” per spiegare il cedimento di menti libere a scelte scellerate. Fu una stagione di furore antisettario in cui riemersero con forza anche vecchie polemiche con gruppi già noti. Ma presto ci si rese conto che una politica inquisitoria e/o persecutoria rischiava di creare più danni che benefici.

Emerse infatti un problema linguistico, politico (e scientifico) assai rilevante: a chi poteva essere attribuita l’etichetta di “setta”? E chi poteva arrogarsi il diritto di decidere quali realtà fossero settarie e quali no? Anche il cristianesimo, alle sue origini, era considerata una setta dall’Impero Romano. Il rischio, insomma, era di discriminare un gruppo solo perché era minoritario o non convenzionale. Oppure, al contrario, nella ricerca meticolosa di realtà spirituali dubbie, si annoveravano realtà che facevano parte di una religione storica e istituzionale (nell’elenco francese finirono alcuni movimenti cattolici). Senza contare che il mondo accademico non riconosce come scientificamente fondato il fenomeno del “lavaggio del cervello”.

Di colpo, dopo l’11 settembre, più delle bizzarre minoranze religiose dentro casa, a togliere il sonno, a torto o a ragione, è stato il mondo musulmano

Ma a togliere dalla graticola le “sette” ci ha pensato un drastico cambiamento nell’agenda delle paure religiose. Di colpo, dopo l’11 settembre, più delle bizzarre minoranze religiose dentro casa, a togliere il sonno, a torto o a ragione, è stato il mondo musulmano. La logica del conflitto di civiltà si è sostituita a quella del timore della setta pericolosa. Si potrebbe anche sostenere che Al Qaeda e l’ISIS siano “sette” indipendenti dal vero Islam. Ma nessuno ha mai declinato il problema del terrorismo islamico come una questione di sette. Oggi, sul fronte religioso, il nuovo spauracchio non sono la “setta” e il guru mangiasoldi con idee esotiche, ma il cieco fanatico, il credente e molto più spesso lo sbandato “radicalizzato” che uccide in nome di Dio (anche del Dio cristiano, s’intende). In branco, o come lupo solitario.