Il divano orientale

Perdere tempo

La rubrica di Marco Alloni
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Marco Alloni
Marco Alloni
11.03.2021 06:00

Il razzismo è un’esperienza dolorosa. Non solo per chi lo subisce ma talvolta anche per chi lo esercita. Si può infatti essere razzisti senza averlo deciso, esserlo involontariamente. E scoprirsi razzisti in chi non lo desidera è un’esperienza dolorosa. D’altra parte, nella misura in cui difendiamo il nostro codice identitario, lo difendiamo sempre contro chi non vi corrisponde. E in una forma o nell’altra, prima o poi, ci scopriamo tutti razzisti. Dal razzismo etnico si scivola al razzismo nazionalistico, dal razzismo religioso al razzismo culturale, dal razzismo di censo al razzismo di ceto. Come sfuggire allora alle maglie del razzismo laddove ci si trova a vivere in Medio Oriente da occidentali? Come rivendicare la propria occidentalità senza venir meno al rispetto per l’orientalità? Forse attraverso lunghi anni di confidenza con la diversità, di costante autocritica e armandosi della rassegnazione a non credersi migliori perché diversi. Dicono gli egiziani: «Ogni ritardo porta con sé qualche beneficio» (Kull takhira fiha khira). Diciamo viceversa noi: «Chi dorme non piglia pesci». Oppure: «Ogni lasciata è persa». Quale concezione del tempo è migliore? La nostra di tipo calvinistico, versata alla massima capitalizzazione del tempo, o la loro di tipo fatalistico, soavemente rilassata nel godere il tempo a prescindere da ciò che produce? Di fronte a questa «arte di perdere tempo» ho gridato spesso allo scandalo. E indossando i panni del più calvinista dei calvinisti, ovvero cedendo a un certo involontario razzismo, mi sono chiesto: ma come si può sperperare il tempo senza renderlo produttivo? Poi mi sono reso conto che sfruttare il tempo è soltanto un modo diverso di concepirlo, né migliore né peggiore di altri. E ho cessato di indignarmi. Chi decide infatti, in astratto, che la nostra calviniana ansia da prestazione valga più della loro fatalistica quiete del disincanto? Chi può proclamare che lasciarsi cullare dal tempo sia un errore morale? Mi ci sono voluti anni per ripensare a quanto termini come «stress» o «depressione » siano in fondo la risultante di un rapporto ansiogeno con il tempo. Non ho per questo imparato a essere meno stressato, ma certo ho imparato a rispettare chi, pur «perdendo» secoli per strada, ha «guadagnato», perdendoli, quella pace olimpica che preserva dalla depressione. Sul «Divano orientale» si può vedere la Storia oltrepassarti beffardamente, il Progresso scivolarti accanto senza mai sfiorarti. Ma con una buona tazza di tè e una boccata di narghilè si può anche risolversi ad affermare che tale ritardo non è poi così grave: che in fondo ogni takhira ha davvero la sua khira. Da qualche parte tra Oriente e Occidente gli uomini si ritrovano d’altronde in una massima che mette più o meno tutti d’accordo: «Non tutti i mali vengono per nuocere». Anche il vituperato «ritardo storico» degli orientali torna allora a mostrare i propri vantaggi.