Tra il dire e il fare

Personalità insostituibili

La rubrica di Alessio Petralli
© CdT/ Chiara Zocchetti
Alessio Petralli
Alessio Petralli
15.08.2021 16:07

Si ha un bel dire che nessuno è indispensabile, ma quando certe persone se ne vanno il vuoto appare subito incolmabile. Tanto più se il distacco avviene all’improvviso ed è quindi ancora più lacerante, come è stato il caso per Marco Borradori.

Oltretutto, per un uomo politico così popolare e benvoluto, i vuoti incolmabili resteranno parecchi, tanto era trasversale la sua presenza nella società e tanto numerosi erano i suoi interessi e le sue passioni. Fra le quali la corsa, di cui si finiva spesso per parlare, grati di poterla praticare nonostante il passare degli anni.

Marco Borradori lascia in questo momento soprattutto due vuoti istituzionalmente incolmabili nella Città di Lugano e nella Lega dei Ticinesi. E questo è un dato di fatto che pone un interrogativo preoccupante per tutto il Paese. Purtroppo il Canton Ticino è piccolo, i fuoriclasse sono rari e non nascono come funghi, neanche dopo certi temporali devastanti che pur dovrebbero favorirne la comparsa.

Potremmo perciò cominciare a chiederci per tempo quali sono altre figure insostituibili di casa nostra. In contesti più circoscritti, ci vengono in mente Marco Solari, che all’inizio del Festival abbiamo visto duettare brillantemente con un Alain Berset in forma nonostante il sovraccarico di lavoro dovuto alla pandemia, e Vladimir Petkovic. Per la successione di Solari al Festival di Locarno il buio sembra pesto, mentre per la nazionale la scelta di andare a prendere Murat Yachin a Sciaffusa ha l’aria di una soluzione di ripiego.

Restando in ambito sportivo, l’insostituibile per antonomasia è però sicuramente Roger Federer. Dopo il suo ritiro il mondo del tennis aspetterà un bel pezzo il prossimo Mozart della racchetta.

E allora che fare per non ritrovarsi del tutto spiazzati quando un fuoriclasse, per tante ragioni diverse, se ne va? Lasciamo perdere lo sport che ha meccanismi tutti suoi e torniamo alla politica, chiedendoci quali sono state le caratteristiche salienti di Marco Borradori così difficili da sostituire. L’affabile gentilezza, la disponibilità totale, la reale capacità di ascolto, la curiosità vitale nei confronti di tutto, la voglia di convincere e di lasciarsi convincere, l’amore per il suo Paese, la sua città e la sua gente, il tutto unito alla forza d’animo di chi crede in quello che fa.

Glielo ha riconosciuto un avversario di spessore come Giorgio Giudici, che ha redatto un necrologio tanto conciso quanto pregnante. Il suo toccante omaggio al «Caro Marco» («Siamo stati amici, colleghi, avversari») ha ricordato con originale sensibilità il burrascoso avvicendamento fra i due («Sono stato il tuo sindaco e tu sei stato il mio. È stato un onore in entrambi i casi») nel segno dell’amore per Lugano che «ci unirà per sempre».

L’amore per ciò che si fa e per il prossimo sono fondamentali in un sistema consociativo come il nostro, dove i risultati si ottengono solo con grande tenacia e pazienza, cercando il consenso fra i vari schieramenti politici e nella popolazione tutta. Questi tre anni dovevano essere per Marco la legislatura del «fare» e sono cominciati nel peggiore dei modi. A chi resta, dopo i giorni della tristezza, l’arduo compito di invertire la tendenza.

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